Altro che vittoria: il PD ha perso il 43% di elettori
Il PDL il 65%

Le seppur parziali elezioni amministrative del 26 e 27 maggio erano un banco di prova atteso e importante soprattutto per i due principali partiti della classe dominante borghese, quello della sua destra, il PDL, e quello della sua "sinistra", il PD, che nonostante si siano dichiarati in alternativa l'uno con l'altro, dopo le elezioni politiche di febbraio hanno inciuciato nel governo di "larghe intese" Letta-Berlusconi. In gioco la tenuta dei consensi da parte dei rispettivi elettorati.
Incredibilmente i due partiti, e soprattutto il PD, hanno esultato per un risultato a loro dire positivo. Il PD paragona il risultato elettorale a una "risalita", a un "nuovo inizio". Il PDL ciancia di una sostanziale tenuta rispetto alle comunali, quasi una ripresa rispetto alle politiche. Letta ha addirittura parlato di una supposta vittoria per il suo governo: "La gente ha capito, vince la scelta delle larghe intese", ha dichiarato all'indomani del voto.
Tutto questo è possibile soprattutto perché tutti i ragionamenti e i commenti vengono svolti sulla base di percentuali calcolate sui soli voti validi che risultano gonfiate a dismisura in presenza di un astensionismo (diserzione delle urne, schede nulle e bianche) che ha letteralmente spiccato il volo. Solo la diserzione dalle urne ha infatti raggiunto il 37,6% del corpo elettorale.
Insomma, siamo di fronte all'ennesimo esempio di come i manipolatori della realtà e delle coscienze riescono a contrabbandare una sonora sconfitta per una vittoria, grazie anche a quella stampa di regime compiacente che si guarda bene dal dire le cose come stanno, evitando di dare eco all'analisi elettorale del PMLI e de "Il Bolscevico".

La nostra analisi
Eppure i numeri parlano chiaro. Altro che vittoria: il PD ha perso il 43% dei propri elettori rispetto alle precedenti elezioni comunali. Il PDL addirittura il 65%.
Se si prendono in esame i 16 comuni capoluogo, che complessivamente rappresentano oltre la metà dell'elettorato chiamato alle urne in questa tornata di amministrative, e come si evince dalle tabelle da noi elaborate e qui pubblicate, il PD vede sparire 294.847 voti rispetto alle elezioni comunali precedenti pari al 43,2% del suo elettorato. Un po' meno rispetto alle politiche 2013. L'emorragia in soli tre mesi è di 243.319 voti pari al 38,5% del proprio elettorato.
Peggio va al PDL che rispetto alle comunali precedenti perde 457.896 pari al 64,7% del proprio elettorato, e 163.959 voti rispetto alle politiche, pari al 38,5% dei propri elettori. Da tenere presente che il PDL alle elezioni politiche di febbraio aveva già subito un calo verticale di consensi.
A Roma, dove nel 2008 aveva preso 520.723 voti, il PD ha perso 253.118 voti, ossia ben il 48,6% del suo elettorato. Rispetto alle politiche, i voti persi sono 191.032 (il 41,6% dell'elettorato).
Il PDL alle precedenti comunali aveva preso 559.559 voti e quindi ne perde 363.810 (65% del proprio elettorato). Rispetto alle politiche perde 103.810 (34,6% dei propri elettori).

L'analisi dell'Istituto Cattaneo
Questa è la conclusione cui giunge anche l'analisi svolta dall'Istituto Cattaneo. Anche questa analisi prende in considerazione i 16 comuni capoluogo e si riferisce ai soli voti in assoluto presi dai partiti perché le percentuali sui voti validi, si legge nel comunicato dell'Istituto, "non tengono conto dell'astensione". Il Cattaneo ha però scelto di raffrontare i dati con quelli delle elezioni regionali che seppur non omogenee rispetto alle comunali rappresentano le elezioni amministrative temporalmente più ravvicinate.
"Dall'analisi dei dati emerge - dice il Cattaneo - che sia i partiti di centro-sinistra sia quelli di centro-destra perdono molti consensi". E continua: "Il PD ha subito una contrazione pari al 39% dell'elettorato che lo aveva scelto nel 2013 alle politiche (pari a un decremento di 243.000 voti); rispetto alle elezioni regionali sempre del 2010 (2013 per Lazio) la contrazione è stata leggermente inferiore, ma pur sempre significativa (una perdita che si attesta attorno al 32%) (-183.000 consensi)".
Stesso discorso per il PDL. "Il Popolo della libertà ha perso una quantità di consensi che richiama la dinamica subita dal PD: -40% rispetto alle politiche del febbraio scorso (-163.000 voti), mentre rispetto alle precedenti regionali il partito di Berlusconi ha visto ridursi i propri voti del 32%, pari a -115.000 elettori". Una breve annotazione anche per la Lega Nord e il Movimento 5 stelle. Per quanto riguarda la Lega Nord, l'Istituto Cattaneo valuta che essa abbia "perso oltre la metà dei consensi ricevuti alle politiche del 2013 e ha raccolto soltanto un quarto dei voti delle regionali 2010 (-76%)".
Il Movimento 5 stelle, "ha subito un tracollo rispetto alle consultazioni di febbraio (raccoglie meno di un terzo dei voti ricevuti alle politiche; mentre se comparato al risultato delle precedenti regionali (quando il successo del Movimento fu assai minore), il consenso del partito di Grillo si riduce solo del 30%".
In sostanza, il PD si consola solo perché il suo elettorato ha tenuto un po' più di quello del PDL e di quello ancora più volatile del Movimento 5 stelle che in questa tornata ha subito un vero e proprio tracollo rispetto alle politiche. Ma è veramente una magra consolazione, non certo una vittoria. Risulta peraltro chiaro che l'elettorato, specie di sinistra, ha sonoramente bocciato e delegittimato il governo Letta-Berlusconi. Si tratta di trasformare la sonora bocciatura elettorale, in una coerente e forte opposizione nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università e nelle piazze.

5 giugno 2013