Nelle liste elettorali del PD in Sicilia
Regnano clientelismo e boss ex-dc ed ex-craxiani
Capolista alla Camera Bersani nella Sicilia occidentale e Flavia Nardelli-Piccoli, figlia del segretario della DC e dell'ex-ministro Piccoli nella Sicilia orientale. Capolista al senato il trotzkista Mineo. In lista il nipote dell'ex-ministro DC Gullotti, la figlia dell'ex-ministro Cardinale e il figlio dell'ex-ministro craxiano Lauricella
Far fallire il progetto Bersani-Crocetta con l'astensionismo di massa

Dal nostro corrispondente della Sicilia
Un incubo terrorizza le notti dei boss del PD siciliano quei 245.146 voti persi nel 2012 rispetto alle regionali del 2008, pari al 50% del bacino elettorale di Bersani nella regione. Un risultato che se si ripetesse metterebbe a rischio la vittoria della "sinistra" borghese a livello nazionale. Non frena, tuttavia la sua corsa a destra il PD, anzi consolida e allarga quelle stesse alleanze che alla sua base non erano gradite e che gli sono costate il sonoro ceffone elettorale.
Mentre il lavoro sporco di far confluire anche settori della destra filomafiosa nell'alleanza di "centro-sinistra" è affidata alla lista Megafono di Crocetta, le liste del PD siciliano si orientano a sperimentare alleanze elettorali con gli eredi delle grandi rendite clientelari targate DC e PSI, mascherando l'operazione con qualche volto "nuovo" e un poco di "salsa rosa".
Gli unici boss esclusi dalle liste per una pulizia di facciata sono stati i senatori uscenti Vladimiro Crisafulli e Papania, in base ad un criterio di "opportunità" stabilito dalla commissione di garanzia presieduta da Luigi Berlinguer. Il primo in quanto rinviato a giudizio per concorso in abuso d'ufficio, il secondo invece condannato per lo stesso reato.

Le liste
Capolista alla Camera nella Sicilia occidentale è lo stesso segretario del PD Bersani, distintosi per aver appoggiato con solerzia i provvedimenti antipopolari e antimeridionali del tecnocrate borghese Monti, che hanno assestato un colpo durissimo all'economia siciliana, per aver dato il suo assenso all'appoggio del PD al terzo e quarto dei governi filomafiosi di Lombardo, MPA, nonché per aver ordito insieme all'attuale governo antipopolare di Crocetta, una serie di alleanze con la destra filomafiosa in Sicilia. Altro blindato è l'ex vice-presidente della regione Sicilia e capo del governo siciliano, dal 1998 al 2000, Angelo Capodicasa, deputato uscente, distintosi per aver fatto crescere sotto la sua ala protettiva l'UDC Salvatore Cuffaro. Anche la sua posizione era stata presa al vaglio dalla commissione di garanzia, dal momento che Capodicasa era stato tirato in ballo dal collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati. Nel 2011 una testimonianza del vicequestore di Agrigento Attilio Brucato indicava l'"onorevole" Angelo Capodicasa, come sponsor del grande centro commerciale in odore di mafia a Castrofilippo, in provincia di Agrigento, e asservito agli interessi dell'imprenditore Gaetano Scifo, già arrestato, nonché socio occulto del capomafia Russello. In questo caso probabilmente l'"opportunità" che avrà prevalso sarà stata quella di non perdere le migliaia di voti legate al boss del PD siciliano.
Al terzo posto nella Sicilia orientale troviamo l'ex-neopodestà di Messina, Genovese Francantonio, ex-Margherita
Nel 2012, colpito dallo scandalo "Corsi di Formazione" in Sicilia: la moglie, tre cognati, due nipoti, con quattro società hanno incassato nel 2011 quasi 2 milioni di euro di contributi pubblici. Genovese è anch'egli un politico che vive della rendita elettorale della famigghia che conta migliaia di voti. Lo zio Antonio Gullotti, otto volte ministro possedeva il 41% delle tessere democristiane di Sicilia. Una dote elettorale che oggi passa al PD.
Buona parte dei voti della balena bianca nella Sicilia orientale confluiranno su Flavia Piccoli Nardelli, segretaria generale dell'istituto Luigi Sturzo, figlia del segretario della DC e ministro Flaminio Piccoli, della corrente dorotea, gli integralisti cattolici e anticomunisti della destra DC, nonché autore della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. L'erede guida la lista per la Camera della Sicilia orientale.
Tra gli eredi di poltrone parlamentari anche la figlia dell'ex-ministro mastelliano Salvatore Cardinale, con frequentazioni con capimafia della provincia di Palermo, secondo il collaboratore di giustizia Angelo Siino. La figliola Daniela è deputata uscente in quanto nel 2008, il padre decise di non ricandidarsi dietro la promessa che la poltrona parlamentare sarebbe andata alla figlia.
Sempre nella Sicilia orientale un altro caso di figliolanza elettorale, questa volta in casa PSI. Si tratta di Giuseppe Lauricella e già in passato candidato alla Camera con il Nuovo PSI di Bobo Craxi e alla Regione con il PD. È figlio dell'ex-ministro socialista e presidente del parlamento siciliano, Salvatore Lauricella.
Tra i candidati anche una sfilza di liberisti incalliti, dal palermitano Luigi Taranto, dell'ex-segretario generale di Confcommercio, al quarto posto nella Sicilia occidentale, a Marco Causi, economista e componente della commissione Finanze della Camera e vicepresidente della bicamerale per l'Attuazione del federalismo fiscale a danno del Sud.
Tra i boss della politica borghese troviamo qualche spruzzatina di volti "nuovi", come Magda Culotta, neopodestà di Pollina, in provincia di Palermo, e "seminuovi" come l'acese Fausto Raciti al quinto posto nella Sicilia orientale, ex segretario nazionale della Sinistra Giovanile.
Anche il drappello armato dei destri di Renzi è riuscito a piazzare i suoi. Al sesto posto nella Sicilia occidentale il coordinatore regionale dei suoi comitati, Davide Faraone. Il volto "nuovo" Faraone era già finito in un giro di chiacchiere durante le primarie per la scelta del candidato neopodestà di Palermo per un presunto voto di scambio, denunciato dai lavoratori di una cooperativa.
Un altro caso di figliolanza elettorale tra quelli che tappezzano le liste del PD in Sicilia la troviamo anche tra i bersaniani che al secondo posto nella Sicilia orientale candidano il deputato uscente Berretta Giuseppe, componente della Commissione Lavoro pubblico e privato. Il padre Paolo, docente universitario, è stato vicesindaco di Catania nell'amministrazione guidata da Enzo Bianco, PD, negli anni novanta.
La lista degli aspiranti senatori non è certo messa meglio: il capolista il giornalista trotzkista Corradino Mineo, ex-redattore de "il manifesto" e poi passato a dirigere Rainews, guida una truppa d'assalto ben salda sulle proprie clientele, condita in "salsa "rosa" con una sfilza di politicanti borghesi in gonnella che hanno fatto carriera all'ambra delle amministrazioni locali della "sinistra" borghese, da Liliana Modica, ex-assessore all'istruzione della giunta Genovese, ad Alessandra Siragusa che ha iniziato la sua carriera come assessore alla pubblica istruzione e copertura a sinistra nelle giunte del destro Orlando.
Tra gli altri esponenti con una grossa capacità clientelare al quarto posto Amedeo Bianco, presidente della federazione nazionale degli Ordini dei medici e l'ex-ministro Sergio D'Antoni.
Inutile dire che neanche lontanamente nel programma del PD si fa accenno alla soluzione dei problemi delle masse popolari siciliane che subiscono i record della disoccupazione, soprattutto giovanile e della miseria. Anzi Bersani raccolti i voti dei siciliani è disposto a riallearsi con il tecnocrate liberista borghese Monti, che si propone di riunire attorno a sé tutte le maggiori fazioni borghesi di destra e di "sinistra" per proseguire il lavoro di macelleria sociale fin qui portato avanti. Il progetto è stato in parte anticipato dal modello Crocetta di "governo ammucchiata" dal PD, all'UDC, a pezzi della destra filomafiosa ai danni delle masse popolari, come dimostrano le concrete politiche di tagli che il PD Crocetta sta imponendo ai siciliani.
La base elettorale del PD siciliano, fatta di sinceri democratici e antimafiosi che hanno a cuore le sorti della Sicilia, deve ribellarsi alle mostruose liste antipopolari presentate da Bersani e compari in Sicilia e punirne l'ulteriore svolta a destra non dando il voto in massa. Noi auspichiamo, inoltre, che essa abbandoni ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, riformista, costituzionale e pacifista e si astenga (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco) considerando il voto d'astensione come un voto dato al socialismo e al PMLI.

30 gennaio 2013