Veltroni si genuflette al Vaticano
Il PD vota con la destra contro le unioni civili
Monsignor Sgreccia: "E' prevalso il buon senso, niente forzature contro la famiglia"
In un'intervista a la Repubblica del 30 dicembre il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, come dire il braccio destro di Ratzinger, ha ammonito il "nascente Partito democratico", alle prese con la stesura della sua "carta dei valori", contro ogni "deriva laicista" e a "non mortificare i cattolici", arrivando addirittura a rimpiangere il vecchio PCI di Gramsci, Togliatti e Berlinguer, più rispettoso a suo dire dei "valori non negoziabili" dei cattolici. Che il partito revisionista fosse "rispettoso" fino al capitolazionismo nei confronti del Vaticano è cosa risaputa, basti pensare al recepimento del Concordato nella Carta costituzionale voluto da Togliatti e alla riluttanza di Berlinguer a schierarsi nella battaglia in difesa del divorzio nel 1974, che solo a malincuore e perché costretto dall'oltranzismo della DC e del Vaticano si decise a gettarvi il peso elettorale del PCI. Ma l'allarmismo di Bertone verso il PD è chiaramente falso e strumentale, e mira soltanto a mettere le mani avanti per rafforzare la già evidente egemonia dei cattolici in questo partito di democristiani e di rinnegati.
Per convincersene basterebbe pensare all'intervento del Vaticano contro l'emendamento anti-omofobia inserito nel decreto espulsioni, che ha spinto i cattolici oltranzisti del PD a ribellarsi al provvedimento e la teodem Binetti addirittura a non votare la fiducia al governo Prodi in Senato. Un'ingerenza della chiesa così pesante da mettere in conto la caduta stessa di Prodi, che si è salvato solo per il rotto della cuffia, ma che invece di essere respinta al mittente è stata assecondata dall'ultimo Consiglio dei ministri lasciando scadere il decreto e ripresentandolo, manco a dirlo, senza il contestato emendamento.
Ma l'esempio forse più evidente ed emblematico della completa sudditanza del neonato PD al Vaticano è senz'altro la recente bocciatura da parte del Consiglio comunale di Roma del registro delle unioni civili, che ha visto il PD fare asse con Forza Italia e i fascisti, dopo il veto imposto oltretevere su questo pur minimo strumento a favore delle coppie di fatto.
Il registro delle unioni civili, che in assenza di una legge nazionale che riconosca le coppie di fatto (di quella pur insufficiente sui Dico si sono perse le tracce, per non parlare dei Pacs ormai affossati) è stato adottato da diversi Comuni, consente di poter accedere a certi servizi, come le graduatorie per gli asili nido e per le abitazioni a fitti agevolati anche alle coppie non sposate etero ed omosessuali. Anche il Consiglio comunale della capitale, sia pure con un significativo ritardo, era chiamato a pronunciarsi sulla sua istituzione, chiesta attraverso due delibere: una che recepiva una petizione popolare sulla quale erano state raccolte 10 mila firme, e un'altra dei partiti della "sinistra radicale" (PRC, PdCI, SD, Verdi, e PS-RNP) che fanno parte della giunta Veltroni. Ma dal Vaticano era subito partito un minaccioso avvertimento al Consiglio capitolino a non approvare un simile "scandalo" nella "città del papa". Il cardinale Bertone lo aveva ribadito perentoriamente anche a Veltroni in visita oltretevere a due settimane dalla votazione, il quale si era evidentemente genuflesso promettendo che il registro non sarebbe mai passato. E così difatti è stato.
A scanso di fraintesi, comunque, alla vigilia del Consiglio del 17 dicembre il Vaticano ha messo in campo il suo pezzo da novanta, il mastino Camillo Ruini, attualmente capo della diocesi romana, che con un articolo sul supplemento Sette del quotidiano della CEI, Avvenire, tuonava contro l'istituzione del registro nella "città che è punto di riferimento dei cattolici di tutto il mondo" e chiamava a raccolta i cattolici che siedono in Consiglio "e tutti coloro che considerano la famiglia fondata sul matrimonio come la struttura portante della vita sociale" a mostrare "la propria coerenza e la propria determinazione".
Un appello sfacciatamente rivolto ai cattolici del PD a votare contro, anche a costo di spaccare il neonato partito e la giunta Veltroni; ma non ce n'era bisogno, perché il PD, con la Lista per Veltroni e l'IDV, come abbiamo già detto, ha fatto compattamente asse con la destra clerico-fascista affossando entrambe le delibere. Il neopodestà di Roma e leader del PD, Walter Veltroni, si era reso prudentemente latitante accampando un "improrogabile impegno" a L'Aquila, imitato anche dalla vicesindaco, la "femminista" Maria Pia Garavaglia. Per mascherare la vergognosa inversione di campo il PD ha proposto un ordine del giorno-foglia di fico che respingeva come "inutile" il registro delle unioni civili comunale e rimandava la palla al parlamento per una legge nazionale sulla materia, anch'esso respinto. Idem per un odg analogo presentato dalla "sinistra arcobaleno"; che comunque, pur lamentando la "inaffidabilità" del PD e la sua soggezione al Vaticano, si è ben guardata dall'avere la coerenza e la decenza di rompere con la giunta di cui continua tranquillamente a far parte.
Il Vaticano, insomma, trionfava su tutta la linea, e l'arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita, quella che emette gli editti medioevali su bioetica e politiche familiari, poteva dichiarare soddisfatto: "Sono contento che sia andata così, perché l'istituzione del registro sulle unioni di fatto a Roma, come altrove, sarebbe stata un'autentica forzatura... per fortuna alla fine il buon senso prevale sempre".
Da parte sua, il giorno dopo, il liberale anticomunista Veltroni, per nulla impressionato dai brontolii di facciata della sinistra arcobaleno, difendeva viscidamente e con sicumera la sua vergognosa capitolazione al Vaticano e l'indecente connubio in Campidoglio con i clerico-fascisti, attraverso una lettera al compiacente megafono del suo partito, la Repubblica, sostenendo l'inutilità pratica del registro che aveva "un mero valore simbolico", che per la sua approvazione "non c'era una maggioranza sicura" (ragion per cui, secondo lui, era legittimo unirsi all'opposizione per bocciarlo in maniera sicura), e che in ogni caso il suo contenuto "era legittimo ma discutibile e non da tutti (sic) condiviso". Come dire che qualsiasi legge che riguardi temi "eticamente sensisibili" può solo essere approvata col consenso del Vaticano o bocciata. Scanso equivoci, il leader del PD ha comunque voluto ribadire con puntiglio di rispettare le opinioni di tutti, ma di ritenere "non solo legittimi ma fecondi per la politica interventi e pronunciamenti della chiesa".

3 gennaio 2008