16 avvisi di garanzia notificati a Crotone
Il verde Pecoraro Scanio inquisito per tangenti
L'ex ministro dell'Ambiente del governo Prodi è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla concussione, falso, riciclaggio di denaro e abuso d'ufficio
L'ombra della massoneria

Associazione a delinquere, concussione, falso, truffa, ricettazione e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete: sono le pesanti accuse contestate, a vario titolo, ai sedici indagati dell'inchiesta "Turbogas", condotta dal Pm di Crotone Pierpaolo Bruni, in cui sono coinvolti politici e imprenditori e fra cui spiccano l'ex ministro all'Ambiente del governo Prodi e capobastone dei Verdi, Pecoraro Scanio, il suo compare di partito e ex assessore all'Ambiente della Regione Calabria, Diego Tommasi, l'ex sottosegretario alle Attività produttive, Giuseppe Galati, e l'ex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, entrambi del "centro-destra".
L'inchiesta verte sulla "creazione di un sistema mirato a controllare e filtrare, anche con condotte concessive, l'accesso a finanziamenti pubblici e all'ottenimento di autorizzazioni di tipo propedeutico e/o finali (di carattere regionale e statale) nel settore dell'energia". Ed è volta a chiarire il ruolo svolto da "soggetti aventi ruoli istituzionali" che hanno favorito "solo taluni imprenditori al conseguimento di autorizzazioni alla realizzazione ed all'esercizio di centrali elettriche in Calabria, nonché all'accesso alla contrattazione programmata (nello specifico avente ad oggetto la realizzazione di una filiera energetica in Scandale), realizzando in tal modo provviste di denaro oggetto di spartizione tra gli indagati attraverso la gestione di società offshore, senza tralasciare la distrazione delle somme di danaro anticipate dal ministero competente per la realizzazione della filiera energetica".
L'indagine è partita dalla denuncia di due imprenditori: il rappresentante della "Anchor international holding limited" Antonio Argentino, già consulente di Telecom Italia e supertestimone nel caso Telekom Serbia, e l'americano Randy Stephen Goldenhersh, titolare della "Crotone Power development". Dalle loro dichiarazioni, "si riportano illeciti penali - scrivono in un'informativa i carabinieri - costituiti da favoritismi nonché da condotte concussive, posti in essere da esponenti politici e dirigenti pubblici, finalizzati al buon esito di progetti e affari. Nello specifico le dichiarazioni di Argentino attengono a un articolato intreccio tra soggetti pubblici e privati finalizzato all'ottenimento di risorse pubbliche e di autorizzazioni ministeriali dall'alto valore economico".
Davanti ai giudici Argentino ha riferito che Egidio Pastore e Antonio Principe, nelle rispettive vesti di componente della Commissione valutazione impatto ambientale nazionale e segretario dell'epoca del Commissario per l'emergenza ambientale in Calabria avrebbero chiesto denaro "attraverso false consulenze a favore di società riconducibili a Tommasi e Pecoraro Scanio" al fine di "assicurare il buon esito del progetto di realizzazione di una centrale elettrica a cura della Crotone Power Development".
Due sono le centrali oggetto dell'inchiesta: quella di Rizziconi (Reggio Calabria) e quella a turbogas di Scandale (Crotone). Per quest'ultima gli inquirenti ipotizzano che Giuseppe Galati (attuale presidente dei Popolari europei verso il Pdl), in combutta con Giuseppe Chiaravalloti (attuale vicepresidente dell'autorità garante per la privacy) avrebbero favorito l'ottenimento, nel maggio 2004, dell'autorizzazione unica alla realizzazione e all'esercizio della stessa centrale nei confronti della società Eurosviluppo Elettrica. Il tutto d'intesa con Roberto Mercuri e Annunziato Scordo (amministratori della società Pianimpianti, considerati soci occulti, insieme a Galati e Chiaravalloti, delle società anonime di diritto lussemburghese Finindint e Fecoffee) nonché con Aldo Bonaldi, amministratore di fatto della Eurosviluppo Elettrica e della sua controllante Société Finanzière Cremonese di diritto lussemburghese e amministratore di fatto del Consorzio Eurosviluppo Scarl.
La "Eurosviluppo industriale", società "gemella" (Eurosviluppo elettrica), secondo la procura ha ottenuto finanziamenti per 72 milioni di euro (ma sono 134 i milioni complessivi stanziati) per un contratto di progetto rimasto sulla carta. Mentre le mazzette pagate per l'ottenimento delle autorizzazioni e dei certificati sono finite su diversi conti cifrati in Lussemburgo. Conti che farebbero riferimento a un imprenditore (socio del titolare della Eurosviluppo, che è indagato) fermato ad aprile dalla polizia francese mentre passava il confine con 21 milioni di euro in titoli.
In questo modo gli indagati avrebbero lucrato "indebitamente 28,6 milioni di euro quale anticipazione sul prezzo totale di 38,6 milioni, dalla vendita della Eurosviluppo Elettrica, prezzo oggetto di attività di spartizione tra gli associati attraverso la cessione alla S.F.C. di Bonaldi, di pacchetti azionari della Eurosviluppo Elettrica posseduti dalla Finindint e dalla Fecoffee".
Ma non è tutto. Perché sugli sviluppi dell'inchiesta crotonese si allunga sempre più insistente l'ombra della massoneria. Infatti per Chiaravalloti e il giudice del Tar del Lazio Giovanni Iannini, l'accusa è anche di violazione della legge Anselmi: secondo le risultanze delle indagini hanno "partecipato a una loggia massonica la cui finalità occulta è quella di porre in essere condotte dirette ad interferire sull'esercizio delle pubbliche amministrazioni anche giudiziarie". Nel caso specifico il riferimento è a due udienze del Tar della Calabria, sezione Catanzaro, presiedute proprio da Iannini, nei cui confronti viene ipotizzato tra l'altro, anche l'abuso d'ufficio.
In sostanza, attraverso Iannini, Chiaravalloti avrebbe "condizionato l'esito di due pronunciamenti del Tar" cui era ricorso proprio l'Argentino dopo essere stato escluso dal progetto per la realizzazione della centrale termoelettrica di Rizziconi nonostante la sua domanda avesse ricevuto parere favorevole. Il motivo, spiega l'imprenditore, è quello di essersi "rifiutato di pagare un milione di euro".
Il criminale intreccio fra politica e massoneria è confermato anche dal fatto che Chiaravalloti e altri indagati dell'inchiesta crotonese erano già stati coinvolti nelle inchieste condotte dall'allora Pm Luigi de Magistris, con accuse in molti casi coincidenti.

22 luglio 2009