In 2,2 milioni sotto i 500 euro
Meno di mille euro per 7 milioni di pensionati
Aumenta il divario con le pensioni d'oro: al più ricco 91 mila euro al mese

A chi tutto e a chi niente: il vecchio adagio popolare descrive molto bene la scandalosa situazione pensionistica che, specie dopo la controriforma Fornero, si è ulteriormente aggravata per i lavoratori dipendenti a tutto vantaggio delle pensioni d'oro che l'Inps corrisponde agli ex dirigenti di aziende pubbliche e private.
Secondo i dati diffusi nelle settimane scorse dal ministero del Lavoro, in Italia ben sette milioni di pensionati su un totale di sedici milioni, quindi quasi la metà, sopravvivono con meno di mille euro al mese. Di questi, oltre due milioni devono sbarcare il lunario con meno di 500 euro. Sotto la soglia dei 2 mila euro al mese si ritrova ben l'85% degli assistiti. Mentre il 4%, pari a circa 654 mila fortunati, può considerarsi un pensionato "d'oro" e riscuote assegni per oltre 3 mila euro al mese.
È il caso ad esempio di Mario Sentinelli, ex dirigente Telecom, che gode di una pensione di oltre 91 mila euro al mese per tredici mensilità ed è considerato il pensionato più ricco d'Italia; e di Vito Gamberale. I due provengono entrambi dalla telefonia. Sentinelli in realtà fa ancora parte del consiglio di amministrazione Telecom dove beneficia di altri compensi: 110mila euro annui per far parte del cda, 35mila per il comitato esecutivo e 45mila per il comitato controllo e rischi. Totale: 190mila euro che aggiunge alla pensione. Gamberale, invece, è l'amministratore delegato del Fondo F2i controllato dalla Cassa depositi e prestiti. Dove percepisce un lauto compenso che ovviamente cumula con la pensione.
Per non parlare dei 33.700 euro al mese di Cesare Geronzi o dei 31mila euro di Giuliano Amato; i 26mila di Biagio Agnes, già presidente della Stet, i 25 mila dell'ex direttore generale Tim, Umberto De Julio e i 22mila dell'ex amministratore delegato di Telecom, Francesco Chirichigno.
Uno scandalo legalizzato e coperto anche dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini che "per ragioni di privacy" non può riferirie i nomi dei pensionati d'oro italiani che incassano assegni da un minimo di quasi 42 mila euro al mese ad oltre 91 mila; inoltre ha ribadito ancora il ministro che "misure volte in modo diretto ed immediato a ridurre l'ammontare delle pensioni in godimento", avrebbero potuto incorrere in "profili di l'incostituzionalità". Il riferimento più evidente è alla sentenza n. 116/2013 con cui "la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del contributo di perequazione sulle pensioni di importo superiore a 90.000 euro". Un orientamento "che non può in alcun modo essere sottovalutato" aggiunge il ministro.
Nel 2012 l'Inps ne ha erogate per 261 miliardi, quasi il 16% del Pil: 21,1 milioni di assegni (previdenziali e assistenziali) a 15,9 milioni assistiti. Segno che molti beneficiano del cumulo di più pensioni tra assegni sociali, reversibilità, invalidità. L'importo medio dell'assegno (per i lavoratori del privato) varia: 881 euro in media, ma per le pensioni di anzianità si sale a 1.527 euro, per quelle di vecchiaia si scende a 695, di invalidità o inabilità a 606, fino ai 565 euro per i superstiti.
Gli 881 euro dell'Inps, diventano 1.725 euro medi per l'ex Inpdap e 1.175 euro per l'ex Enpals.
Tra i quasi 3 milioni di pensioni "pubbliche" nel 2012 (tra cui ministeri, scuole, forze armate, enti locali), per una spesa di 62,3 miliardi (il 58% erogate a donne, in media 1.611 euro al mese contro i 2.212 degli uomini), spuntano pure i 181 magistrati che si sono ritirati lo scorso anno, con un picco liquidato, sempre in media, di ben 8.224 euro al mese. Mentre i 20.336 parasubordinati andati in pensione nel 2012 si sono dovuti accontentare di 161 euro.

16 ottobre 2013