Duramente contestato dalla piazza. In prima fila le donne
Ferrara costretto ad abbandonare il comizio di Bologna
Violente cariche della polizia contro i manifestanti, per lo più giovani e giovanissimi
Prodi, Bertinotti e Cofferati solidali col provocatore neofascista e antiabortista
Il provocatore, rinnegato del comunismo, ex agente della Cia, ex ministro di Berlusconi, neofascista e antiabortista Giuliano Ferrara continua ad andare in giro per l'Italia con i suoi farneticanti, bigotti e obbrobriosi interventi contro il diritto d'aborto, facendosi portavoce della nuova crociata papalina, reazionaria e antifemminile contro la 194; una grave e nuova offensiva messa in piedi utilizzando la campagna elettorale con la lista "Aborto? No grazie".
Seguito da un codazzo di sparuti sostenitori, protetto da un cordone sanitario di polizia e carabinieri e, immancabilmente, documentato in ogni passo dalla tv di Stato e dai mass media di regime, Ferrara trova in molte piazze la giusta "accoglienza" delle donne e degli abortisti. Certo è che a Bologna lo scorso 2 aprile ha fatto cronaca non tanto la sua solita provocatoria apparizione, dove ha insultato le donne chiamandole assassine perché ricorrono all'interruzione della gravidanza a pratiche medievali, quanto le manganellate e la violenta repressione poliziesca nei confronti delle donne e dei giovani in piazza.
Accorsi in più di 2mila, giovani e giovanissimi, in prima fila le ragazze e le donne, mobilitati da Centri sociali e collettivi, sono riusciti a entrare in piazza Maggiore eludendo le transenne. In piazza i 7 sostenitori antiabortisti e un folto schieramento di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa: la contestazione è iniziata da subito impedendo di parlare sia al candidato della lista di Ferrara per l'Emilia-Romagna, Giovanni Salizzoni (ex vice sindaco della giunta Guazzaloca), sia al provocatore Ferrara contro il quale sono stati indirizzati fischi e le urla "buffone!", "fascista!", "vergogna", e anche ortaggi, uova, fette di mortadella, monete e bottigliette d'acqua. Il provocatore ha risposto rilanciando insulti e pomodori ai presenti. Alcuni hanno tentato di salire sul palco, spietata è partita la repressione: manganellate e calci a donne in terra, addirittura una incinta di sette mesi, un'altra presa per i capelli e trascinata via. Il bilancio della "carica di alleggerimento", come definita dai dirigenti della Digos è di 15 i contusi, fra questi un giornalista colpito da una sedia alla testa.
Ferrara ha dovuto abbandonare la piazza protetto da un cordone di poliziotti e rincorso da uno stuolo di contestatori ai quali ha anche tentato di dare un pugno. La contestazione se l'aspettava, come ha dichiarato il giorno prima in un'intervista ad un quotidiano locale, invocando l'aiuto, da lui definito "amico", di Cofferati "spero mi mandi le ruspe a proteggermi, visto che in questi anni le ha usate molte volte". L'"amico" Cofferati è accorso in suo aiuto ma non con le ruspe bensì con un'accorata solidarietà: "È inaccettabile che una piazza venga trasformata nel luogo dell'intolleranza. Tutti devono essere in condizione di poter sostenere pubblicamente le proprie tesi e le proprie opinioni e a nessuno deve essere impedito di parlare". Non fa specie al neopodestà bolognese, massimo esponente della "tolleranza zero" contro i deboli e gli emarginati, che le parole del provocatore neofascista direttore de "Il Foglio" siano l'affermazione dell'oscurantismo bigotto, retrivo, reazionario e antifemminile alla massima potenza e che sia giusto contestarle.
Dopo Cofferati è arrivata la solidarietà di Prodi, "offeso due volte come uomo di governo e come bolognese", e del chierichetto ghandiano Bertinotti, espressa a "Radio anch'io": "nessuno può accettare in una condizione di confronto civile una contestazione sprezzante e caratterizzata da comportamenti violenti. In un momento difficile come questo è tanto più necessaria la non violenza. Trovo assolutamente ingiustificata la contestazione a Ferrara". Sulla stessa corda Franco Giordano.
Ferrara è stato contestato il giorno dopo anche a Pesaro e poi ad Ancona, Palermo, ecc. Ricevendo quel che si merita.

9 Aprile 2008