246 milioni di piccoli schiavi nel mondo
73 milioni hanno meno di 10 anni
150mila in Italia
Nel corso di un convegno tenuto a Roma l'11 giugno scorso per la Giornata mondiale contro il lavoro minorile l'Ilo, l'Ufficio internazionale del lavoro, ha rilanciato la sua denuncia sull'esistenza nel mondo di quasi 246 milioni di minori costretti a lavorare, 211 milioni hanno meno di 14 anni; in pratica un bambino su sei vive nella condizione di piccolo schiavo, spesso impiegato in lavori nocivi.
I dati fanno parte del rapporto Ilo del 2000 che registra in quasi 352 milioni i minori fino a 17 anni ``economicamente attivi''. Fra le iniziative dell'Ilo vi sono la definizione di una serie di convenzioni, ratificate da molti paesi, fra le quali la numero 182 del 1999, che abolisce ogni forma di lavoro minorile che possa rivelarsi pericolosa o nuocere al benessere fisico, mentale o morale dei bambini, e la numero 138 del 1973 che stabiliva in 15 anni l'età minima per lavorare. Dal rapporto dell'organismo risultano entrambe violate; lo sfruttamento capitalistico non conosce che la legge del massimo profitto, applicata su scala mondiale dall'imperialismo e estesa ancora di più con la ``globalizzazione''.
Questi bambini, registrano le ricerche dell'Ilo, lavorano in vari settori dell'industria e soprattutto nell'agricoltura dove sono esposti a prodotti chimici e a macchinari pericolosi. Altri lavorano per strada come venditori ambulanti o fattorini, altri ancora sono lavoratori domestici, operai o sono costretti a prostituirsi. Dal lavoro di questi bambini dipende la loro sopravvivenza e quella delle loro famiglie, costrette dal capitalismo a ``vivere'' in condizioni di sottosviluppo economico e sociale; perciò la piaga del lavoro minorile è ancora estesa nonostante sia illegale il lavoro sotto i 15 anni. Peraltro poco meno dei tre quarti dei bambini lavoratori, sottolinea l'Ilo, sono coinvolti in attività universalmente riconosciute come forme peggiori di lavoro minorile: tratta di esseri umani, conflitti armati, schiavitù, sfruttamento sessuale, lavori pericolosi.
I bambini ridotti a schiavi sono 246 milioni, di questi almeno 73 milioni hanno meno di 10 anni e ogni anno sono 22 mila i bambini che muoiono a causa di incidenti legati al lavoro. La maggior parte dei bambini costretti a lavorare, circa 127 milioni, hanno meno di 14 anni e si trovano nella regione dell'Asia-Pacifico. La percentuale più alta si ha nell'Africa sub-sahariana, dove lavora un terzo dei minori. Il fenomeno riguarda soprattutto le regioni e i paesi più poveri o in via di sviluppo ma anche i paesi sviluppati o delle economie in via di transizione: in entrambe le situazioni l'Ilo ha censito 2,5 milioni di bambini che lavorano.
La maggior parte dei bambini, il 70%, lavora nell'agricoltura, caccia e pesca o nell'industria del legno; l'8% nelle industrie manifatturiere e altrettanti nel commercio, nella ristorazione e nel settore alberghiero; il 7% nei servizi fra i quali i lavori domestici. I minori ancora impiegati nelle forme peggiori di sfruttamento minorile vietate dalla convenzione n.182 sono 8,4 milioni; i tre quarti costretti a lavori forzati o servitù per ripagare debiti di famiglia, gli altri alla prostituzione e alla pornografia o altre attività illecite. Almeno 1,2 milioni di questi bambini sono inoltre vittime della tratta degli esseri umani.

La piaga del lavoro minorile in Italia
Dal convegno di Roma è emersa anche l'entità della piaga del lavoro minorile in Italia. Stando ai soli dati ufficiali rilevati dall'Istat nel 2002, che avvisa di non aver tenuto conto dei bambini rom e dei minori stranieri presenti, sono circa 150 mila i bambini con meno di 14 anni che lavorano. Il 59% con i genitori o i parenti, il 41% con altri. Divisi per fasce d'età sono poco meno di 70 mila i quattordicenni, 66 mila quelli compresi tra 11 e 13 anni e oltre 12 mila quelli tra i 7 e i 10 anni.
Se nei paesi più poveri la maggioranza dei minori è sfruttata in agricoltura, in Italia la percentuale maggiore è quella in bar, ristoranti e alberghi col 17,9%, seguita col 14,9% da quelli che lavorano in un negozio. Il 14,1% lavora in campagna, l'11,8% in fabbriche o cantieri, il 7,4% in laboratori e officine; il 6% nei mercati o per le strade, il 6,4% in altri luoghi. Completano il quadro l'11,4% che lavora a casa propria e il 9,6% presso i parenti.
Secondo l'ultimo Rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza redatto da Eurispes e Telefono Azzurro i maschi sono la maggioranza nell'età compresa tra gli 11 e i 13 anni mentre le femmine sono più numerose sia tra i più piccoli, sotto i 10 anni, che tra gli adolescenti. Nel 2000 circa un terzo dei minori ha lavorato in media dalle 2 alle 4 ore al giorno e poco meno di un terzo ha lavorato senza ricevere un soldo.
Secondo la Cgil il fenomeno del lavoro minorile in Italia è molto più esteso e da una ricerca dell'Ires risulta che il numero dei bambini sfruttati oscillerebbe tra i 360 e i 400 mila. Una piaga che esiste, al di là delle diverse stime, e comunque da estirpare. In un precedente convegno sul tema invece la deputata Maria Burani Procaccini di Forza Italia, intervenuta come presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia, aveva dichiarato che ``i bambini possono lavorare eccome. Il diritto dei bambini a lavorare è più che compatibile con la nostra cultura e la nostra storia (capitalista, ndr). Piuttosto la questione vera è come rendere compatibile il lavoro con la scuola''. Per il governo Berlusconi il problema non è il lavoro nero e illegale dei minori, anzi i minori possono cominciare con un illegale doppio lavoro e prima sono incatenati come schiavi salariati meglio è. Infatti coi due recentissimi decreti Moratti sulla ``alternanza scuola-lavoro'' il finto obbligo scolastico viene esentato mediante l'apprendistato, cioè vero e proprio lavoro minorile.
23 giugno 2004