Al Forum internazionale sulla formazione di Firenze
Vivace e importante dibattito sugli obiettivi e l'organizzazione del movimento studentesco
Picerni espone la proposta del PMLI fondata sulla democrazia diretta e le Assemblee generali delle studentesse e degli studenti

Dal nostro inviato
Nell'ambito di "Firenze 10 + 10", la quattro giorni dedicata al 10° anniversario del Social Forum europeo tenutasi dall'8 al 11 novembre, si è svolta un'assemblea studentesca internazionale dal titolo "Forum internazionale sulla formazione" (International Education Forum) nelle giornate dell'8 e 9 novembre.
L'assemblea si articolava in una plenaria iniziale il primo giorno, seguita il giorno successivo da quattro workshop (tavoli tematici) e una plenaria finale.

L'assemblea
La plenaria dell'8 novembre, svoltasi alla Fortezza da Basso, era dedicata agli effetti del processo di Bologna, ovvero l'accordo dei paesi UE per smantellare l'università pubblica e metterla al servizio delle esigenze del mercato, alla base, per esempio, dei "crediti formativi" e del 3+2. In apertura, l'oratore della Rete della Conoscenza ha rilanciato il tema della "liberazione dei saperi" (v. l'articolo "Si possono 'liberare i saperi' senza rompere la gabbia del capitalismo?", presente sul sito del PMLI), individuando proprio nelle "riforme" innescate dal processo di Bologna la causa del loro incatenamento, nonché della scarsa qualità dell'istruzione e della ricerca. L'obiettivo, ha detto l'oratore, è liberare la cultura dal mercato e fare in modo che sia patrimonio di tutti (senza però aggiungere che ciò è possibile solo rompendo la "gabbia dei saperi": il capitalismo).
Sono poi intervenuti studenti provenienti da altre parti d'Europa e non solo: svizzeri, tedeschi, danesi e statunitensi. Grazie al confronto fra varie esperienze, è stato possibile riscontrare una situazione generale di attacco contro l'istruzione pubblica in tutta Europa, anche nei paesi cosiddetti "virtuosi" come la Danimarca e la stessa Germania. Studentesse danesi per esempio hanno denunciato la forte intossicazione culturale perseguita dal governo e dalla borghesia per convincere le masse popolari danesi alla collaborazione di classe. Allo stesso tempo, gli studenti dei paesi europei coinvolti hanno reagito con grandi mobilitazioni in difesa dell'istruzione pubblica, riuscendo anche a conseguire importanti risultati. A questo proposito, uno studente tedesco (la Germania fra il 2008 e il 2009 ha assistito ad un forte movimento studentesco, con occupazioni di scuole e facoltà durate anche mesi) nel suo intervento ha indicato due ragioni per cui i movimenti studenteschi non sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo: la mancanza di una struttura nazionale e lo scarso legame con gli altri movimenti sociali di lotta.
Da notare che la scarsa affluenza, dovuta anche alla poca diffusione dell'iniziativa a livello di massa studentesco, ne ha determinato una sostanziale autoreferenzialità, e infatti l'assemblea si è conclusa dopo meno di due ore.
La giornata successiva, tenutasi al Plesso Didattico, era dedicata ai quattro workshop: "Accesso alla conoscenza, merito e diritto allo studio", "Movimenti studenteschi e auto-organizzazione", "L'università fra formazione e lavoro" e "La ricerca nell'università del debito", per poi concludersi nella plenaria finale in serata.
Particolarmente importante quello sull'auto-organizzazione, per via della sua importanza per il futuro del movimento studentesco. Un workshop, come del resto l'assemblea stessa, che non ha prodotto documenti né conclusioni, ma durante il quale si è sviluppato un dibattito interessante e vivace che ha fatto da specchio alle posizioni esistenti all'interno del movimento. C'erano infatti organizzazioni studentesche come Studenti di Sinistra, UdS, Link e AteneinRivolta.
Nella sua introduzione, il moderatore del collettivo Studenti di Sinistra ha definito l'auto-organizzazione come il mezzo per "passare dalle parole ai fatti" e "far vivere l'alternativa". Unanime, nel dibattito che è seguito, è stata infatti la condivisione della necessità di un coordinamento di qualche tipo da dare al movimento studentesco, che già di per sé è importante perché dimostra quanto sia sentita una questione di tale importanza.
La divisione era sulla forma di tale organizzazione: "centralizzata", "orizzontale" o basata sulla democrazia diretta, come propone il PMLI. In ultima analisi però si tratta di decidere fra la divisione (impostazioni "centralizzata" e "orizzontale") e l'unità (democrazia diretta) organizzative del movimento studentesco, perché lo scopo dell'auto-organizzazione dev'essere quello di compattare tutto il movimento, permettendo di elaborare democraticamente dal basso una linea comune vincolante per tutti. Questa struttura fondata sulla democrazia diretta e sul diritto di revoca dei rappresentanti eletti, sarebbe in totale antitesi anche rispetto alla burocrazia ed alla delega in bianco.
Molto condivisa la denuncia dell'attuale politica europea contro l'istruzione pubblica, alla quale però non corrisponde un movimento studentesco continentale. Sotto questo aspetto era decisamente sentita la partecipazione studentesca allo sciopero europeo del 14 novembre, come poi è avvenuto. Diversi interventi hanno sottolineato la necessità che le lotte studentesche si leghino ad altre realtà sociali in lotta per evolversi in lotte contro l'austerità e il sistema economico. Qualcuno parlava esplicitamente di anticapitalismo.

La partecipazione del PMLI
Il compagno Federico Picerni, Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI, è intervenuto nel dibattito del suddetto workshop presentandosi come studente universitario. Ponendo le domande: "come mettere a confronto tutte le lotte delle singole scuole e facoltà?, come costruire un movimento nazionale?", ha denunciato la lottizzazione di fatto delle lotte da parte delle organizzazioni esistenti, come dimostrano le due giornate del 5 e 12 ottobre, ciascuna delle quali, pur avendo obiettivi comuni, è stata letteralmente snobbata dalle organizzazioni promotrici dell'altra.
La questione fondamentale, ha detto, è quella del coinvolgimento delle studentesse e degli studenti nella fase di partecipazione così come in quella di elaborazione: è perciò necessario mettere a dibattito le proposte e le idee dei singoli studenti così come delle organizzazioni e dei collettivi in assemblee di scuola e facoltà, che salgano poi di livello fino alle assemblee nazionali, in modo da elaborare una linea condivisa e darsi una struttura che consenta la stabilità del movimento.
La fase che attraversiamo, ha aggiunto Picerni, rende molto urgente il dibattito sull'organizzazione. Un forte movimento studentesco può essere in grado di respingere provvedimento su provvedimento il processo di annientamento dell'istruzione pubblica portato avanti dal governo Monti; il compagno ha attaccato anche la recentissima approvazione della legge patriottarda reazionaria e interventista che impone lo studio dell'inno di Mameli nelle scuole.
Picerni ha concluso dicendo che, così organizzato, il movimento degli studenti sarà in grado non solo di conquistare "spazi autogestiti", com'era stato detto nella discussione, ma il governo della scuola e dell'università.
Il compagno Picerni ha tenuto un secondo intervento dopo aver valutato lo sviluppo del dibattito, facendo notare che molti dei problemi riscontrati, come la "mancanza di coscienza" fra gli studenti o la necessità di "individuare gli obiettivi oltre che le forme di organizzazione" concernono in fin dei conti l'organizzazione del movimento, perché si tratta di una questione che va posta nel corso della lotta di massa, alla base, fra gli studenti. Infatti, ha aggiunto, la "mancanza di coscienza", che però non va generalizzata e riguarda solo una parte del movimento, è frutto del fallimento delle lotte precedenti che, guarda caso, non hanno risolto questa questione, pur provandoci, come l'Onda o la Pantera.
Criticando uno studente che sosteneva la necessità di trovare la "strada" e i metodi senza preoccuparsi tanto di prefissare o raggiungere l'obiettivo, Picerni ha ribattuto che invece occorre lottare concretamente per raggiungere l'obiettivo, cioè l'abbattimento del capitalismo. Ha inoltre criticato l'idea per cui non bisogna organizzarsi a livello nazionale ma solo a livello europeo perché ormai i governi nazionali non conterebbero nulla, sottolineando che l'aiuto più grande che possiamo dare ai popoli europei è abbattere il "nostro" governo al servizio dell'alta finanza. Una posizione, questa, condivisa dagli studenti stranieri.
Picerni ha esaltato l'unità di lotta contro le politiche di massacro sociale del 14 novembre, esprimendo l'auspicio che questa unità si stabilizzi e si sviluppi e che dal 14 novembre potesse emergere chiaramente la rivendicazione di abbattere il governo Monti, suscitando l'approvazione di altri studenti.
Alla fine del workshop, su un pannello in cui si invitava a scrivere poche parole chiave per un "coordinamento europeo" delle lotte, il compagno Picerni ha scritto in inglese: "Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo".
Due sono i punti più importanti da rilevare da questa esperienza. Innanzitutto il sempre più forte radicamento dell'anticapitalismo, che pur non essendo ancora seguito dalla presa di coscienza della necessità del suo abbattimento a favore del socialismo, delinea comunque una situazione favorevole per la nostra propaganda in tal senso.
In secondo luogo, l'assemblea è stata l'ennesima dimostrazione del grande successo e della condivisione che le nostre proposte possono incontrare fra gli studenti, se riusciamo a trasmetterle. Ciò deve spronare tutto il Partito, a partire dalle studentesse e dagli studenti marxisti-leninisti, a migliorare ed approfondire il nostro lavoro studentesco, fiduciosi che la nostra fatica sarà ripagata, specie in questa fase politica assai favorevole per noi che non dobbiamo assolutamente lasciarci sfuggire.

21 novembre 2012