Pieno successo del NoBDay
1.500.000 in piazza: Berlusconi dimettiti
Durissimo colpo all'immagine del premier. Le giovani e i giovani principali protagonisti dell'evento storico. Borsellino: "La mafia ha portato al governo Berlusconi". Presidi e manifestazioni nelle principali città europee
Tramite una squadra di propaganda il PMLI indica che solo la lotta di piazza può abbattere il nuovo Mussolini

Nata all'inizio di ottobre da un appello inviato tramite internet per chiedere le dimissioni del premier il "NoBday" è diventato ben presto un emozionante tam tam che ha mobilitato e riunito da ogni angolo della penisola un arcipelago di organizzazioni e gruppi attivi su Face-book.
L'onda autorganizzata virtuale si è materializzata il 5 dicembre riversandosi nella Capitale e dando vita ad una manifestazione oceanica che ha tracimato dai confini nazionali e che rimarrà nella storia dei grandi movimenti popolari italiani.
Le promesse, lottare per costringere il premier alle dimissioni, e le premesse, oltre 350mila adesioni alla vigilia, sono state tutte rispettate, al di là di ogni più rosea previsione.
Innanzitutto la partecipazione, straordinaria, che testimonia la dimensione e la forza dell'opposizione di piazza al governo Berlusconi: "Sicuramente siamo oltre un milione, forse un milione e mezzo", hanno annunciato a caldo gli organizzatori. In secondo luogo la parola d'ordine che in bianco su sfondo viola ha sfilato alla testa del corteo per le strade di Roma: "Berlusconi dimissioni" seguito da un "dimettiti" scandito in lettere giganti portate in grande evidenza fin sotto al palco. E poi tantissimi striscioni, cartelli e fantocci autoprodotti dalla fantasia sbizzarrita dei manifestanti di ogni età ed estrazione sociale, come quelli che ritraevano Berlusconi come la nuova Piovra o come quelli che sfidavano l'occhio e la mente ad identificare qualche differenza con Benito Mussolini.
Di fronte a tale inequivocabile segnale di rivolta del popolo italiano i governanti in camicia nera si sono trovati totalmente spiazzati ed è scattato un campanello d'allarme. Prima hanno tentato di racimolare qualcuno disposto a provocare i manifestanti al concentramento iniziale in Piazza della Repubblica, annunciando proprio lì una contro-manifestazione del nuovo partito unico del fascio (il Pdl). Una manovra ben presto naufragata di fronte alla marea montante che annunciava, come poi è stato, una partecipazione enorme che Piazza del Popolo non avrebbe potuto contenere. Hanno dovuto quindi cambiare rapidamente idea e rinviare la parata del regime neofascista a febbraio.
La grande Piazza San Giovanni stracolma è diventata così un colpo durissimo assestato all'immagine del premier anche a livello internazionale, che deve in effetti avere preoccupato non poco il ministro dell'Interno, il leghista Maroni, se prima dava ordine alla Questura di Roma, senza ormai alcun timore del ridicolo, di dare i numeri (appena 90mila manifestanti in piazza!) poi annunciava di voler mettere la mordacchia anche a Facebook e You tube, mentre il neopodestà Alemanno annunciava un divieto natalizio di manifestare nella Capitale.
Spiazzato è stato anche il partito dell'"opposizione bipartisan" guidato da Pierluigi Bersani, che ufficialmente non era presente e il Tg3, diretto dalla dalemiana Bianca Berlinguer, che, assecondando i suoi padrini politici e la direzione aziendale, ha detto vergognosamente no alla diretta per la manifestazione, mandando invece in onda un messaggio del neo segretario alla piazza, tracimante di opportunismo elettorale, di livore ed arroganza antipopolari. Forse per quegli striscioni indirizzati a D'Alema che recitavano "Facci sognare, sparisci!!!"? oppure per i fischi e le critiche che nonostante il servizio d'ordine hanno raggiunto i vari Marino, Franceschini, Bindi, Melandri, ecc.

Gli interventi dal palco
Tra gli interventi dal palco di rilievo quello di Margherita Hack che, oltre alla denuncia della natura fascista del governo, ha anche denunciato l'ingerenza della Chiesa negli affari interni dello Stato, poi una giornalista finlandese, che ha espresso il punto di vista della stampa estera che si trova a dover commentare quanto accade nel nostro Paese. Le similitudini con le dittature sudamericane sono a suo avviso molteplici così come lo è il pericolo dell'annientamento definitivo anche della democrazia borghese.
Il fratello del magistrato Paolo Borsellino, Salvatore, ha denunciato la natura mafiosa del governo (ed anche di parte dell'opposizione ritenuta poco adeguata per cacciare Berlusconi), rivendicando l'unità delle masse contro i poteri oscuri e contro le false democrazie. "Il vero vilipendio - ha detto - è che persone come Schifani e Berlusconi occupino le istituzioni. Schifani non vuole chiarire i rapporti avuti con la mafia nel suo studio professionale... Oggi finalmente alcuni collaboratori di giustizia raccontano la verità su come Berlusconi è andato al potere, su come hanno sostenuto il suo partito" (il suo discorso è pubblicato a parte).
Complessivamente, a differenza di altre occasioni di piazza in cui la parola è stata abbondantemente monopolizzata da falsi oppositori, arrivisti e crumiri sindacali, gli interventi dal palco sono stati finalmente capaci di far avvertire alla piazza il reale pericolo che l'Italia sta correndo, denunciando l'immobilismo di una sinistra parlamentare sempre più innocua e complice, e richiamando all'unità le masse, ritenute le sole ad essere in grado di "disarcionare l'imperatore".

Il PMLI tra i manifestanti
Il PMLI è stato bene accolto da coloro con cui è venuto in contatto sia perché i manifestanti lo riconoscevano come "un Partito coerente", il primo, e fino ad ora purtroppo il solo a denunciare fino in fondo la vera natura di Barlusconi, del suo governo e del regime neofascista che soffoca l'Italia, sia perché per l'occasione ha scelto di non portare le bandiere del Partito, bensì di organizzare squadre di diffusori, composte di militanti e simpatizzanti provenienti da Campania, Lazio e Toscana che hanno diffuso a più riprese decine e decine di copie de "Il Bolscevico" e migliaia di volantini dal titolo "È ora di muovere la piazza per liberarsi del nuovo Mussolini" sia al concentramento iniziale in Piazza della Repubblica sia a quello finale in Piazza San Giovanni, dove hanno anche tenuto ben in alto la prima pagina de "il Bolscevico" per tutta la durata degli interventi.
In particolare siamo stati apprezzati da quei giovanissimi che si dicono apartitici perché disgustati dai partiti parlamentari e che in tanti casi si sono fatti carico di organizzare in ogni dettaglio la grande manifestazione romana. A questo proposito ascoltando le loro critiche e i primi bilanci comprendiamo benissimo l'indignazione per il palese tentativo di strumentalizzazione messo in campo dal PRC, dal Pdci e dall'Italia dei valori. Si pensi solo al fatto che un nutrito gruppo di bandiere bianche della Lista Di Pietro erano già schierate dal primo pomeriggio sotto il palco ed una intera torretta anch'essa colma di bandiere della Lista hanno ostruito fino a sera la visuale per "mettere il cappello" all'evento; stesso discorso per lo stand di "Sinistra Critica" con qualche decina di militanti al seguito, e per i numerosi gruppi di militanti del PRC, la maggior parte raccolti attorno ad un'altra torretta, gemella della prima, piazzata davanti alle riprese TV.
In una lettera di ringraziamento ai membri della Squadra di diffusori, il Responsabile della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI ha sottolineato: "I principali protagonisti dell'evento sono stati le giovani e i giovani, tanti giovanissimi, una nuova generazione di antifascisti e antimafiosi, anche se non ancora anticapitalisti conseguenti e fautori del socialismo. Antifascisti perché, in base alla loro esperienza diretta, hanno preso coscienza che Berlusconi è un nuovo Mussolini ammanigliato con le mafie. Una buona base di partenza sulla quale noi possiamo lavorare per far maturare la coscienza anticapitalista e fautrice del socialismo nelle ragazze e nei ragazzi di sinistra", per questo il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, ritiene che sia "opportuno tatticamente che i militanti e i simpatizzanti del Partito entrino nella rete locale del 'popolo viola' e vi partecipino attivamente, senza nascondere la nostra posizione sulla Costituzione, su Napolitano e sul partecipazionismo elettorale, parlamentare e governativo", avvertendo che "dobbiamo fare questo importante lavoro politico di massa praticando una larga politica delle alleanze e di fronte unito usando intelligentemente e accortamente il criterio di unità-lotta-unità. Le cose che ci uniscono, comunque, devono prevalere su quelle che ci dividono, pur di raggiungere l'obiettivo delle dimissioni di Berlusconi. Poi ciascuno continuerà a fare la propria strada".
Gruppi NoBday sono nati in tante città nel mondo che hanno dato vita a partecipate manifestazioni e presidi come Madrid, Barcellona, Siviglia, Berlino (centinaia di manifestanti si sono ritrovati sotto la Porta di Brandeburgo), Monaco, Londra, Parigi, Vienna, Amsterdam, Sidney (al canto di Bella ciao), New York, Chicago, Dublino, Atene. Anche qui a farla da padrone slogan e striscioni del tipo "La mafia non esiste. Berlusconi e Dell'Utri invece sì", "No B Day Everyday", "Silvio Go Home".

16 dicembre 2009