Pisanu, un altro democristiano al Viminale

Se ne va un ex DC e arriva un ex DC. Salvo poche eccezioni (Maroni, Napolitano, Bianco), da quando esiste il ministero dell'Interno della Repubblica è sempre stato rigorosamente appannaggio della DC, data la sua importanza strategica per la gestione del potere. E neanche stavolta la regola è stata smentita. Beppe Pisanu, infatti, classe 1937 da Ittiri (Sassari), democristiano lo è da sempre, avendo costruito la sua lunga carriera tutta all'interno dello scudocrociato, partendo dalla "sinistra'' di Zaccagnini, come capo della segreteria, per approdare alla maggioranza dorotea e guadagnarsi anche un paio di poltrone di sottosegretario (al Tesoro nell'82-83 e alla Difesa nel governo Fanfani nell'87), fino ad approdare dal '94 alla corte del neoduce di Arcore. Non senza aver coltivato, in questo frattempo, strane frequentazioni e "amicizie'' negli ambienti della P2, tra cui Flavio Carboni e il banchiere Roberto Calvi, che non ha mai ben saputo giustificare e che gli costarono a suo tempo il rientro nell'anonimato. Per poi rifarsi però oggi guarda caso proprio grazie a un altro piduista di cui gode la piena fiducia.
D'altra parte l'amicizia con Berlusconi è antica, e risale ai primi anni '80, quando Pisanu era sottosegretario al Tesoro e Berlusconi un giovane costruttore d'assalto e imprenditore televisivo appena sbarcato in Costa Smeralda. A fare da tramite tra i due è il faccendiere piduista Flavio Carboni, che gli fa conoscere anche il presidente del Banco ambrosiano, Roberto Calvi, anch'egli tesserato P2. Che ci faceva un sottosegretario al Tesoro con un faccendiere e uno speculatore del mattone e delle tv private, entrambi piduisti?
Basta sommare due più due. Dirà infatti successivamente lo stesso Pisanu ai giudici del crack dell'Ambrosiano: "Il Carboni si diceva congiuntamente interessato alle televisioni private in Sardegna, ciò in un'ottica d'inserimento nella Regione del circuito televisivo `Canale 5', facente capo al signor Silvio Berlusconi di Milano...Il Carboni mi disse di essere in affari col signor Berlusconi non solo con riferimento all'attività televisiva, ma anche con riguardo ad un grosso progetto edilizio di tipo turistico denominato `Olbia 2'. Fin dall'inizio ritenni di seguire gli sviluppi delle varie attività di Carboni, trattandosi di un sardo che intendeva operare in Sardegna e che peraltro mostrava di avere vari interessi e vari contatti con persone qualificate e per me degne di fede''.
Tra queste c'era senz'altro Roberto Calvi, col quale Pisanu si incontra più volte, l'ultima pochi giorni prima della "fuga'' e dell'omicidio del banchiere, ritrovato impiccato sotto un ponte del Tamigi. Il 22 maggio 1982, infatti, il viceministro del Tesoro, con l'aereo privato di Carboni, vola nella residenza del banchiere piduista a Drezzo. Pochi giorni dopo, rispondendo ad interrogazioni in parlamento sulla situazione dell'Ambrosiano, Pisanu dipinge una situazione meno grave di quella reale. Su questo episodio l'editore Angelo Rizzoli testimonierà davanti alla Commissione P2: "Calvi disse a me e a Tassan Din che il discorso dell'on. Pisanu in parlamento l'aveva fatto fare lui. Qualcuno mi ha detto che per quel discorso Pisanu aveva preso 800 milioni da Flavio Carboni''.
Costretto a dimettersi nell'83 per queste frequentazioni non proprio limpide, rientra un po' nell'ombra, per rispuntare di nuovo come sottosegretario nell'87, stavolta alla Difesa, nel governo Fanfani. Poi di nuovo nell'ombra, addirittura fuori dal parlamento, cosa che gli permette tuttavia di attraversare indenne il ciclone di tangentopoli. Per essere poi ripescato dal suo vecchio amico Berlusconi nel '94, quando il cavaliere piduista scende in campo e vince le elezioni.
Rientrato in parlamento come vice di Dotti, gli subentra come capogruppo di Forza Italia quando l'avvocato inciampa nel caso Ariosto. Quando Berlusconi forma il suo secondo governo, Pisanu sembra destinato al Viminale, ma Scajola, che ha organizzato la riscossa elettorale del neoduce, gli soffia il posto per meriti sul campo. Berlusconi lo consola inventandogli sui due piedi il "ministero per l'Attuazione del programma''. Da quel limbo Pisanu attende con pazienza il suo momento, che arriva quando il rivale inciampa e cade sul caso Biagi.
Che sia la persona giusta a succedere al massacratore di Imperia nella carica di ministro di polizia, lo dimostra quantomeno una sua dichiarazione fatta nell'agosto 2001, in vista del vertice Nato di Napoli, a un mese dalla mattanza al G8 di Genova, quando rivolto ai "gaglioffi'' no-global sentenziò: "A tutti costoro il governo non ha più nulla da dire. Bisogna solo tenerli a bada e, se necessario, usare tutta la forza dello Stato''. Detto fatto. Dalla padella nella brace.

10 luglio 2002