Pisapia presenta la sua giunta di liberali, liberisti e super-manager
Il neopodestà di Milano fa fuori FDS, IDV e Radicali. Tira dentro Tabacci, alla "cassa" del Bilancio, una supermanager Nestlé e uno delle aziende del neoduce Berlusconi. Confermato Boeri all'Expo. Alle case popolari Lucia Castellano, direttrice del carcere "modello" di Bollate
Il neo city manager Corritore: "Milano farà da volano delle imprese"


Redazione di Milano
"Ho ascoltato tutti, ho deciso da solo". Facendo suo il piglio presidenzialista e personalista proprio del regime neofascista, il neopodestà di Milano, Giuliano Pisapia, venerdì 10 giugno ha presentato la propria giunta "arancione e rosa, i colori della speranza", come titolava estasiata "Repubblica Milano" di Carlo De Benedetti, il magnate proprietario del quotidiano che detta la linea al PD. Una giunta "arancione", in quanto borghese, liberale e interclassista, "rosa" solamente per il fatto di essere costituita per metà da donne borghesi (sei assessori su dodici). Una sorta di ridicolo manuale Cencelli dei generi.

Una giunta che guarda a destra
"È una giunta figlia della partecipazione", ha proclamato pomposamente Pisapia per sottolineare una presunta autonomia dai partiti e il radicamento tra le masse popolari. In realtà, il neopodestà milanese ha inaugurato, per il "centro-sinistra" nazionale, il "modello Milano". Pisapia ha allargato la sua giunta a destra, mettendo alla cassa di Palazzo Marino il terzopolista Bruno Tabacci, neoassessore a Bilancio, Patrimonio e Tributi, anche se costui in realtà non ne aveva appoggiato la corsa a neopodestà. Anzi, appoggiava il candidato terzo incomodo Manfredi Palmeri (FLI), pesantemente trombato dall'elettorato milanese al primo turno.
Con Tabacci sono entrati in giunta tutti i vizi della politica borghese tanto deprecati dalle masse. Infatti, il neo-assessore, attuale deputato per l'UDC di Casini, ha subito messo in chiaro di non avere alcuna intenzione di rinunciare al malcostume del doppio incarico. Non si vergogna neppure di prendere a modello l'ex vicesindaco fascista Riccardo De Corato: "questa città ha avuto per 15 anni un vicesindaco che faceva il parlamentare", ha argomentato il nuovo "cassiere" di Palazzo Marino. Tabacci insomma non ha perso tempo per confermarsi quello che veramente è, il solito democristiano doc dai mille agganci, già presidente DC della Regione Lombardia e, soprattutto, "cavallo di Troia" di Mediobanca. Uomo dei partiti borghesi e della finanza, niente di più lontano dalla "discontinuità" e dalla lotta alla "partitocrazia".
Contraddittoria pure la decisione di affidare a una direttrice di carcere la responsabilità delle case popolari, come se i residenti fossero potenzialmente dei delinquenti. Pisapia ha infatti assegnato a Lucia Castellano, direttrice del carcere di Bollate e, ancor prima, di quelli di Genova, Eboli e Alghero, l'assessorato a Casa, Demanio e Lavori Pubblici.
Altre due scelte decisamente poco di sinistra: Franco D'Alfonso, espressione della Milano socialista e riformista, ex dirigente Fininvest e Mediaset, alle Attività produttive, Commercio e Turismo e Chiara Bisconti, manager della San Pellegrino (gruppo Nestlé) al Benessere e Sport.

Pisapia fa fuori "sinistra" e Radicali
Al tempo stesso Pisapia ha tagliato la sua giunta a "sinistra", escludendo dalle deleghe Rifondazione e Italia dei Valori, che invece l'hanno sostenuto. "Questa giunta è già prigioniera dei poteri forti", ha subito dichiarato uno stizzito Antonello Patta, segretario provinciale PRC e portavoce della Federazione della Sinistra. Patta ha proposto immediatamente a IDV e SEL di fare gruppo unico. "Rafforzare la sinistra e il controllo popolare è necessario, questa giunta solleva stupore e sconcerto". Da par sua l'Italia dei Valori già ripiegava cominciando a minacciare un semplice "appoggio esterno".
Sono restati fuori anche i Radicali, scelta che ha consentito a Pisapia di raccogliere i consensi di "Avvenire", il quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei). Pur abbozzando ("sosterremo comunque il sindaco"), il neoconsigliere comunale pannelliano Marco Cappato non poteva non denunciare le "preventive assegnazioni per la carica di presidente del Consiglio", che "non è nella disponibilità del sindaco né dei partiti, ma dei consiglieri". Norme e prassi che a Pisapia interessano ben poco. E infatti alla fine viene eletto presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo, eletto nella lista "Sinistra per Pisapia", un ex sessantottino che era stato in passato capogruppo di "Democrazia proletaria" in consiglio, che dimostra l'operazione targata Pisapia, all'insegna come egli ha ripetuto più volte della "partecipazione" all'interno delle istituzioni di quella generazione e di quei movimenti che ne erano stati al di fuori e contrapposti. Il suo obiettivo, semmai, è di rendere la sua giunta pienamente presentabile nei salotti buoni della borghesia cittadina di destra e di "sinistra". Obiettivo raggiunto.

Maria Grazia Guida, la numero 2 della giunta
Vicesindaco è stata nominata Maria Grazia Guida, ex FGCI e sessantottina, cattolica praticante (appena sveglia dichiara di recitare le Lodi), da sempre impegnata nel volontariato, fino a ricoprire l'incarico di direttrice della Casa della Carità di don Colmegna, l'ennesima fondazione con il suo stuolo di vip del "liberalismo compassionevole" (dal banchiere Alessandro Profumo, che ha donato un milione di euro, al sociologo editorialista de "Il Sole 24 Ore" Aldo Bonomi). In passato la Guidi è stata anche dirigente comunale, entrata per concorso ai tempi del sindaco socialista Pillitteri (cognato di Craxi), se ne andò ai tempi di Albertini "perché troppo era cambiato" rispetto ai fasti del "socialismo municipale" milanese dell'era craxiana.
Tra i politici degli ultimi anni la Guida dichiara di sentirsi vicina al presidenzialista e nazionalista Walter Veltroni e alla madre della "riforma" privatistica e federalista del Servizio sanitario nazionale Rosy Bindi (nel 1999, da ministro della Sanità per il governo D'Alema), attuale presidente del PD.
Alla Guida, che non ha raggiunto nemmeno mille voti, quindi niente per una città come Milano, sono state affidate pure le pesanti deleghe a educazione e istruzione, rapporti con il consiglio comunale e attuazione del programma.

Prove di fusione PD-SEL?
È davvero folta la pattuglia PD della giunta Pisapia, non solo la Guida arriva dal mostriciattolo partito liberale. C'è l'archistar Stefano Boeri: l'uomo delle 13 mila preferenze, punto di riferimento del "partito del mattone di 'sinistra'", ha ottenuto la delega a Expo e si occuperà inoltre di moda, cultura e design. Una nomina che si immette sul solco tracciato da Moratti, Formigoni e Compagnia delle Opere. È stato proprio Boeri, sotto l'amministrazione Moratti, a firmare il progetto sia dell'Expo sia del Cerba. Progetti tutt'altro che "a misura d'uomo ed eco-sostenibili".
Dal PD proviene pure il volto noto dell'"opposizione" parolaia alla Moratti, Pierfrancesco Majorino, destrorso ex figgicciotto, fresco della nomina di assessore alle Politiche sociali e ai Servizi per la salute. Majorino è fautore del cosiddetto welfare ambrosiano, contaminato dal "privato sociale" e, di conseguenza, aperto al mercato. Sempre dal PD, arriva il consulente aziendale Pierfrancesco Maran, assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo urbano e Verde.
Anche la vendoliana Daniela Benelli (Decentramento, città metropolitana e servizi civici) è un assessore che guarda al PD: ella infatti è stata assessore provinciale alla Cultura nella giunta Penati. Sommando alla Benelli, poi, Cristina Tajani (Lavoro, Sviluppo Economico, Università, Ricerca), compaesana di Vendola (sostenitrice del "reddito di cittadinanza"), ecco che a Milano pare si stia sperimentando quel duopolio Vendola-Bindi che tanto ha fatto discutere qualche mese fa. Più che una rivoluzione, quella guidata da Pisapia sembra quindi essere una giunta-laboratorio per una nuova Unione o forse per un ingresso di Vendola e del suo seguito nel Partito Democratico.
Completano la giunta Ada Lucia De Cesaris, avvocato cassazionista esperta di diritto applicato all'ambiente, assessore all'Urbanistica e Marco Granelli, dipendente di Caritas Ambrosiana e presidente del Coordinamento nazionale dei centri per il Volontariato. Per lui la delega alla Sicurezza, coesione sociale, polizia locale e volontariato.
Il ritornello sulla "rivoluzione arancione e rosa" appare sempre più stonato anche sulle scelte relative alle municipalizzate. Da Palazzo Marino, infatti, si possono muovere i fili di A2A e Sea, oltre che sedere al tavolo di Fondazione Cariplo. Di questo, però, fanno sapere dallo staff, non se ne occuperà Tabacci, ma Davide Corritore, il supermanager (percepirà 210 mila euro lordi) che risponde direttamente a Pisapia e che fu chiamato anche da Letizia Moratti per seguire la delicata partita dei derivati. Un uomo al servizio della borghesia, non importa per quale fazione.
Il Piano è quello presentato in campagna elettorale: Milano avrà il suo piccolo fondo sovrano, una superholding che racchiude in sé tutte le partecipazioni. L'obiettivo? "La Milano di Giuliano Pisapia - ha proclamato il city manager Corritore in un'intervista - dovrà essere sempre più motore della crescita delle imprese. La metropoli dovrà prestare grande attenzione al sistema privato e nello stesso tempo dovrà attirare attività e risorse sul territorio". In pratica, da un lato, mano pubblica keynesiana al servizio e al sostegno delle imprese, dall'altro, liberalizzazioni, privatizzazioni e sussidiarietà dei servizi forniti alle masse popolari.
"Sono soddisfatto di questa giunta", ha concluso Pisapia. Beato lui e con lui la borghesia, dato che è ad essa che "l'onda lunga arancione" del neopodestà porta acqua. Se il buon giorno si vede dal mattino, è certo che non sarà questo il colore della tanto millantata rinascita di Milano. Sarà ancora una volta il rosso, perché questo è e sarà sempre il colore della lotta di classe e dell'aspirazione delle masse al socialismo.

22 giugno 2011