In margine al dibattito di Bergamo sul libro di Losurdo sul successore di Lenin
Il PMLI, il PdCI e Stalin
Franco scambio di idee tra Pellegrini, Responsabile cultura e membro dell’Ufficio politico del PdCI, e “Il Bolscevico”

Lettera di Paola Pellegrini alla Redazione centrale de "Il Bolscevico"
Non mi sarei aspettata di essere accusata di filotrotzkismo
Alla Redazione
Cari compagni, sono rimasta francamente allibita dalla rappresentazione del dibattito che si è svolto a Bergamo il 9 aprile scorso, organizzato dal PdCI per la presentazione del libro del prof. Losurdo su Stalin.
Davvero tutto mi sarei aspettata, compresa l'accusa di revisionismo togliattiano che considero normale in questo caso, dai compagni che scrivono questa cronaca, ma che si potesse affermare che la mia e quella di Losurdo sia una posizione filotrotzkista, davvero, mi pare talmente grottesca, oltre che risibile, che fa passare in secondo piano persino le evidenti forzature e le stesse imprecisioni sulle posizioni espresse sia da me che da Losurdo.
Che le nostre scelte, da Togliatti in poi, siano state diverse lo sappiamo, ma che questo basti a fare di ogni erba un fascio (da Cuba che resiste da 50 anni all'imperialismo Usa, alla Cina che oggi è, guidata da un prestigioso partito comunista, la più grande potenza economica in grado di competere con gli Usa, così come lo fu l'Urss), per passare a rappresentarci come occulti sostenitori di quelli che si scontrarono con Stalin fino al tentativo di rovesciarlo con un colpo di Stato, solo perché nella relazione sono stati citati tutti i dirigenti bolscevichi che furono protagonisti della Rivoluzione d'Ottobre, anche quelli che poi scelsero una strada diversa e suicida per lo Stato sovietico, - a mio avviso oltre che di Losurdo, come si evince dal libro - (e, vorrei sommessamente aggiungere - ad avviso di Togliatti, per esempio - vi ricordate la vicenda del '26 e il suo atteggiamento sulla famosa lettera di Gramsci, mai inoltrata, e via di questo passo, gli episodi potrebbero essere tanti altri): ebbene tutto questo, mi sembra una infinita sciocchezza. Quelli furono insieme, a Lenin e a Stalin, anche loro ed altri ancora, alla guida di quella rivoluzione, per tutti noi ancora così decisiva e fondamentale, non per la storia passata, ma per il futuro delle classi subalterne in tutto il mondo. Chi era presente all'incontro sa che questo è stato il centro del mio intervento. Che poi il loro schematismo ed anche la loro scelta di lotta interna infinita, sia stata all'origine di tante tragedie e di errori strategici, e che Stalin ebbe il merito di salvaguardare le conquiste della rivoluzione, ebbene questo è quanto abbiamo affermato sia io che, molto meglio di me, ovviamente, il compagno Losurdo.
Infine, né io né Losurdo sapevamo che il compagno Serantoni aveva concordato con il compagno Luce una sorta di controrelazione: se ce l'avesse detto, non gli avremmo chiesto di rispettare un tempo più breve per quello che pensavamo dovesse essere un intervento come quello di tutti gli altri intervenuti all'incontro con Losurdo, che certo, non ha mai avuto, nei tanti incontri che ha fatto in giro per l'Italia con noi, e neppure in questo caso, un atteggiamento da professore in cattedra, ma sempre quello dello studioso militante comunista che mette il suo immenso lavoro a disposizione di tutti. Ma mi pare che questo lo sappiamo bene sia io che voi.
Insomma, cari compagni, che dire di più: mi pare che sarebbe bene cercare di vedere nelle cose che si fanno e che si dicono, la sostanza di una scelta politica e culturale, invece di fare caricature delle posizioni, che seppur diverse dalle proprie, devono essere rappresentate per quello che sono. Che né io né il mio partito abbiamo poi simpatie per l'opera demolitrice del bertinottismo, dei suoi epigoni e dei suoi anche idolatrati predecessori e maestri come Ingrao, questa è cosa talmente risaputa che mi sembra strano che proprio voi, compagni l'abbiate dimenticata in questa occasione.
Vi invio, comunque, per vostra opportuna conoscenza, la recensione che ho scritto qualche tempo fa del libro di Losurdo su Stalin e che è stata pubblicata dal nostro settimanale La Rinascita della sinistra. Perché noi la storia, appunto, tutta la storia, cerchiamo di non dimenticarla, e almeno io, personalmente, mi sforzo tutti i giorni di farlo nel mio lavoro.
Un caro saluto a tutti voi,
Paola Pellegrini, Resp. nazionale Cultura, Ufficio Politico del PdCI

Risposta di Monica Martenghi Direttrice responsabile de "Il Bolscevico" a Paola Pellegrini
"Il 'filotrotzkismo' sta sostanzialmente nella vostra ambiguità, tua e di Losurdo, di non prendere una posizione netta e inequivocabile contro i revisionisti di destra e di 'sinistra'"

Cara compagna Paola Pellegrini,
grazie per averci esposto francamente la tua critica sull'articolo de Il Bolscevico n. 16/09 riguardante il dibattito sul libro di Losurdo su Stalin.
Quanto alla cronaca di tale articolo, ti risponderà la Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo, che ne è l'autrice.
Il "filotrotzkismo" sta sostanzialmente nella vostra ambiguità, tua e di Losurdo, di non prendere una posizione netta e inequivocabile contro i revisionisti di destra e di "sinistra" che si sono opposti a Stalin e alla sua linea marxista-leninista sulla costruzione dello Stato sovietico. Chi sta con Stalin ha il dovere storico e politico di denunciare quanti come Trotzki, Bucharin e Krusciov non solo si scontrarono con lui ma sistematicamente operarono per rovesciare il socialismo. Con questo non vogliamo dire che tutto quello che scrivi tu nella recensione che ci hai gentilmente inviato, e che noi avevamo già letto su La Rinascita della sinistra, e Losurdo nel suo libro, sia da buttare.
In entrambi i pezzi c'è del buono e dell'utile. Ma non c'è tutto quello che andava detto, e cioè che i revisionisti, da Krusciov in poi, hanno restaurato il capitalismo in Urss e distrutto tutti i Paesi socialisti, compresa la Cina di Mao, e tutti i partiti storici comunisti. Tu, come Responsabile nazionale cultura e membro dell'Ufficio politico del PdCI, questo lo dovresti sapere bene.
Tu dici, giustamente, che la Rivoluzione d'Ottobre "è ancora decisiva e fondamentale, non per la storia passata, ma per il futuro delle classi subalterne in tutto il mondo". Ma se queste non sono solo parole, com'è spiegabile che il tuo partito abbia fatto parte del governo Prodi, che aspiri ancora a governare con i partiti borghesi e pratichi una politica di alleanza organica con le correnti ufficialmente trotzkiste e quindi anticomuniste?
Infine, come puoi spiegare che il tuo partito non si sia ancora accorto che in Italia siamo da tempo in pieno regime fascista e che Berlusconi è il nuovo Mussolini?
Cara compagna,
come saprai, noi lavoriamo per un nuovo 25 Aprile per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e per l'Italia unita, rossa e socialista. Il nostro auspicio è che un giorno ci potremo trovare assieme su questa strada. Intanto uniamoci sulle questioni di comune interesse per il bene supremo della classe operaia, delle masse popolari e delle nuove generazioni.
Cogliamo l'occasione per augurarti un buon 1° Maggio.
Un cordiale e amichevole saluto da tutti i redattori de "Il Bolscevico".
Monica Martenghi, Direttrice responsabile de "Il Bolscevico"

Risposta della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo del PMLI
"Cara compagna Pellegrini la differenza tra le nostre posizioni è decisa dalle scelte politiche e culturali"

Cara compagna Pellegrini,
siamo perfettamente d'accordo con te, almeno su un punto. La differenza tra le nostre posizioni è decisa dalla "sostanza di una scelta politica e culturale". Tuttavia, ci chiediamo, dove avremmo costruito delle caricature? L'articolo riporta in modo dialettico le posizioni ben note del PdCI, riaffermate nel corso della serata: sul fronte interno, il valore assegnato dal vostro partito alla Costituzione del '48 come vostro orizzonte strategico al posto di un chiaro rilancio del socialismo; sul fronte esterno, sono fin ribadite nelle e-mail le posizioni su Urss, Cina e Cuba, considerate come un unicum in cui non si distingue tra la linea marxista-leninista di Stalin e Mao e la linea revisionista di Krusciov, Deng e Castro. Dove sarebbe la "caricatura"? Cosa abbiamo inventato di nuovo?
Nessuno, desideriamo inoltre precisare, ha accusato te e Losurdo di essere "occulti sostenitori di quelli che si scontrarono con Stalin fino al tentativo di rovesciarlo con un colpo di Stato". Come si evince chiaramente dall'articolo, stavamo in realtà riportando un corretto passaggio di Losurdo sul grave ruolo controrivoluzionario e anticomunista di Trotzki. Assodato questo, dove sarebbe la "caricatura" o, peggio, l'"infinita sciocchezza" in cui saremmo caduti? La sostanza è davvero politica: a differenza di quanto da te affermato, per noi Trotzki e Bucharin, con le loro linee opportuniste e revisioniste, a causa delle quali si scontrarono puntualmente persino con Lenin, mai e poi mai potranno essere messi sullo stesso piano di Lenin e Stalin. Allo stesso modo, sempre a differenza vostra, mai e poi mai potremmo affermare, coerentemente con quanto ribadito fin qui, che la migliore biografia su Stalin l'ha scritta un trotzkista.
La sostanza è proprio politica: noi ci riconosciamo senza ambiguità nei cinque Maestri Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, motivo per cui abbiamo ben presente la dura e storica lotta tra marxisti-leninisti e revisionisti. Ribadiamo il grande insegnamento di Mao, il quale prontamente denunciò dopo il XX Congresso del Pcus che "la salita al potere del revisionismo è la salita al potere della borghesia". Aiutandoci a combattere fino in fondo ogni concezione idealistica (anche verso noi stessi), il compagno Mao ci ha insegnato che la dialettica vive all'interno dei Partiti comunisti e dei Paesi socialisti, ragion per cui la dittatura del proletariato, a causa dell'opera dei revisionisti, può volgersi nella dittatura fascista della borghesia. Ciò è quanto è accaduto in Urss e in Cina a causa di Krusciov e di Deng. Questo è il punto chiave, che a voi continua a sfuggire.
Ci chiediamo, infatti: perché Losurdo e il PdCI si ostinano a ignorare questo grande dibattito sulle due linee che nei fatti ha enormemente coinvolto la storia del movimento operaio, come dimostra la Dichiarazione di Mosca (1960) che smascherava con forza il revisionismo titino e kruscioviano? Perché dimenticare il conseguente dibattito, proprio agli inizi degli anni Sessanta, tra il PCC di Mao e il PCI di Togliatti, manifestatamente più vicino alle posizioni revisioniste e borghesi di Tito e di Krusciov? Eppure ci sono documenti storici che testimoniano l'esistenza di questo dibattito. Il vostro non focalizzarvi su questi temi cosa rivela della sostanza della vostra scelta politica e culturale? La risposta a questa domanda è stata data dalla compagna Martenghi, Direttrice responsabile de Il Bolscevico: le conseguenze sono state la partecipazione al governo imperialista e antioperaio di Prodi, la continua ricerca di intese con i partiti borghesi, anche a livello locale, e l'alleanza organica con le correnti trotzkiste. Come si traduce tutto questo perfino a un livello politico locale (comunale, provinciale, regionale)?
A Bergamo, cara compagna Pellegrini, città in cui operiamo come militanti del PMLI, il PdCI appoggia in modo acritico la giunta guidata dal socialista ex craxiano Roberto Bruni, ovvero colui che ha dato in gestione l'acqua e l'energia ai privati (addirittura a un'azienda come A2a a favore del nucleare), colui che ha fatto suoi i poteri garantiti dal pacchetto Maroni per le ordinanze antimmigrati, colui che ha chiuso gli occhi sull'apertura della sede di Forza Nuova blaterando di bande rivali e opposti estremismi, colui che non vuole sentire ragione nel privare della cittadinanza onoraria bergamasca un certo Benito Mussolini, colui che nel nome della Compagnia delle Opere ha costruito un'asse con Formigoni per una "ricca" speculazione immobiliare sull'area degli ex Ospedali Riuniti. In Regione, a sua volta, il PdCI, rappresentato dall'attore Bebo Storti, non ha trovato neppure la forza di votare contro il nuovo Statuto redatto dal neofascista Formigoni che, pur introducendo il presidenzialismo, il federalismo, il familismo, la tutela del concepito, la sussidiarietà e altre questioni care alla destra borghese, è stato approvato dall'intero Consiglio regionale.
Cara compagna Pellegrini, la questione è urgentemente politica. A causa della costruzione dell'Italia neofascista portata avanti dalla destra e dalla "sinistra" borghese è arrivato il momento di compiere scelte nette. Innalzare la bandiera di Stalin senza ambiguità significa infliggere ogni volta un duro colpo alla borghesia. Ecco perché Stalin è così odiato dai capitalisti e dai loro lacché. Seguire e attualizzare i suoi insegnamenti politici ben distinguendolo da quelli dei revisionisti e degli opportunisti, da sempre oggettivamente sgabelli della borghesia, significa invece tenere costantemente la barra diritta verso l'Italia unita, rossa e socialista. Ed è proprio quanto abbiamo intenzione di continuare a fare come militanti del PMLI.
Grazie per il franco confronto. Buon 1° Maggio.
Saluti cordiali e amichevoli.
Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo del PMLI

6 maggio 2009