I regali del governo Monti
Più di un italiano su quattro a rischio povertà
Il 20% degli italiani più ricchi detiene il 40% dei redditi
Nel Sud redditi più bassi del 27% della media

Il PMLI all'alba dell'ultima micidiale crisi del capitalismo aveva già individuato con lungimiranza gli interventi necessari ad evitare il macello sociale. Nel 2008, in sede di 5° Congresso nazionale, il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi, chiedeva "rimedi strutturali, ossia permanenti non aleatori: aumenti degli stipendi e delle pensioni sociali, minime, basse e medie, ripristino della scala mobile, tagli fiscali ai redditi medio-bassi e aumento delle tasse ai redditi alti e altissimi, tassazione dei grandi patrimoni e delle grosse rendite, blocco totale dei prezzi e delle tariffe, blocco dei licenziamenti, stabilizzazione dei precari, 'ammortizzatori sociali' universali, alzare la retribuzione della cassa integrazione, indennità di disoccupazione pari al salario medio degli operai dell'industria per un periodo non inferiore a tre anni, estesa ai giovani in cerca di prima occupazione, ampi interventi pubblici per il Mezzogiorno, abbattere gli interessi bancari sui mutui sulla prima casa".
I governi hanno fatto tutt'altro e adesso le masse popolari sono in una condizione di disagio estremo. Lo dimostra il rapporto Istat "Reddito e condizioni di vita" 2011, pubblicato il 10 dicembre che analizza il rischio di impoverimento. I parametri di indagine adottati sono quelli indicati a livello sovranazionale dalla strategia Europa 2020, che usa una combinazione di indicatori: il "rischio di povertà", la "severa deprivazione materiale" e la "bassa intensità di lavoro".
Ben il 28,4% dei residenti in Italia si è trovato nel corso del 2011 in una delle tre condizioni suddette (+3,8% rispetto al 2010). Nell'UE alle prese con la crisi economica e finanziaria capitalistica il dato italiano è superiore di quasi 4 punti percentuali a quello medio comunitario che si attesta sul 24,2%. L'Italia è dietro la Grecia ( 31%).
Aumenta anche la sperequazione economica tra ricchi e poveri: il 20% coi redditi più alti detiene il 37,4% del reddito totale e il 20% dei più poveri appena l'8%.
Dietro le percentuali ci sono famiglie costrette a limitare il consumo di beni di prima necessità. In 12 mesi sono raddoppiati (12,3%) gli italiani che non possono permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni. Coloro che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l'abitazione passano dall'11,2% al 17,9%, e dal 33,3% al 38,5% coloro che non possono sostenere spese impreviste di 800 euro.

Sta peggio il Sud
Il rischio di povertà diventa più marcato nel Mezzogiorno, dove raggiunge il 46%, con un aumento del 39,4%. Le famiglie del Sud e delle Isole hanno un reddito più basso del 27% di quello delle famiglie che risiedono al Nord. In questa macroarea del Paese metà delle famiglie percepisce un reddito inferiore a 19.982 euro. Il record negativo dei bassi redditi spetta alla Sicilia.
La velocità di impoverimento è più alta al Sud. L'8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2010 diventa gravemente deprivato nel 2011, contro appena l'1,7% nel Nord e il 3% nel Centro.
Aumentano in un anno dal 45,8% al 53,7% coloro che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro.
La dinamica degli indicatori di povertà va certo letta alla luce delle politiche economiche e sociali antipopolari e antimeridionali imposte dal governo Berlusconi negli anni precedenti il 2010, che hanno eroso, tanto quanto la crisi del capitalismo, iniziata a partire dalla seconda metà del 2008, il reddito e i risparmi delle famiglie. Ma i dati vanno letti anche alla luce del programma attuato da Monti di chiara matrice capitalista e liberista, coerente con quello che l'Ue e la Banca centrale europea hanno imposto all'Italia e che già il governo Berlusconi aveva cominciato ad attuare.
Le associazioni dei consumatori ci rivelano, infatti, come per il 2012 la povertà è di fatto ancora più diffusa rispetto a quanto rivelano i dati relativi al 2010. I consumi sono in continua contrazione, un -5% a fine anno, e la disoccupazione è ai record storici. I principali attori dell'attuale esecutivo, dall'aumento dell'Iva, all'introduzione dell'Imu, agli aumenti delle addizionali regionali e comunali su tutte tasse, alle accise sui carburanti sono destinati a impoverire ancora di più le famiglie. Il governo della grande finanza, dell'Ue e della macelleria sociale, ha devastato nell'ultimo anno l'Italia tanto quanto ha fatto in precedenza il neoduce Berlusconi.

19 dicembre 2012