Tutti finiti in carcere. Assunzioni e promozioni clientelari
Una banda di Rifondazione governava Gubbio
L'ex sindaco Goracci e i suoi compari sono accusati di associazione a delinquere. Lui anche di violenza sessuale aggravata verso una dipendente comunale
Ferrero e Vendola non si erano accorti di niente?

Il 14 febbraio l'ex sindaco PRC di Gubbio e attuale vicepresidente del consiglio regionale umbro, Orfeo Goracci, è stato arrestato su ordine della procura della repubblica di Perugia con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'abuso di ufficio, concussione, abuso di potere nei confronti di dipendenti incaricati di pubblico servizio e violenza sessuale aggravata.
Durante la retata gli inquirenti hanno eseguito altre 8 ordinanze, 4 in carcere e 4 ai domiciliari.
In manette con Goracci sono finiti il vicesindaco Maria Cristina Ercoli, gli assessori Lucio Panfili e Graziano Cappannelli e il dirigente comunale Lucia Cecili. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti un altro ex assessore, Marino Cernicchi, l'ex presidente del Consiglio Comunale, Antonella Stocchi ("consigliere comunale legata anche sentimentalmente al Goracci"), l'ex segretario comunale, Paolo Cristiano e Nadia Ercoli, funzionario della polizia municipale e sorella dell'ex vicesindaco. Tutti gli arrestati, boss politici e dirigenti comunali, hanno in tasca le tessere del Prc tranne Cappannelli che è un esponente dell'Idv.
Ma nel mirino degli inquirenti ce ne sono altri 9 fra dirigenti e vigili urbani che il 18 febbraio sono stati raggiunti da altrettanti avvisi di garanzia tutti coinvolti a vario titolo nell'inchiesta nonché fedelissimi di quello che viene definito "gruppo Goracci".

Associazione a delinquere targata PRC
Insomma una vera e propria banda di malfattori che secondo gli inquirenti aveva creato un sodalizio teso a instaurare e mantenere "un generale clima di intimidazione e di paura" in Comune.
Goracci, indicato come il capo della cricca, è anche accusato di una serie di "assunzioni facili" e "promozioni clientelari" effettuate soprattutto nel periodo in cui è stato per due mandati consecutivi, nel 2001 e nel 2006, sindaco di Gubbio con un monocolore di Rifondazione comunista.
Non si tratta quindi di un "piccolo mariuolo locale", anche perché Gubbio è l'unico comune sopra i 15 mila abitanti ad essere governato dal PRC e quindi costituisce una sorta di fiore all'occhiello del modo di governare dei falsi comunisti. Tutt'altro, Goracci è un boss politico nazionale di lungo corso con una fulminante carriera politica alle spalle che comincia nel 1984 come segretario della sezione locale della FGCI; nel 1987 segretario del PCI di Gubbio, capogruppo in consiglio comunale nel 1988, assessore all'Ambiente e ai Lavori Pubblici nel 1989. Nel 1992 aderisce al PRC. Egli che fra l'altro è stato anche parlamentare del PRC dal 1992 al 1994 prima di sedere sulla poltrona di consigliere regionale dal 1995 al 2000 e poi su quella sindaco da cui si è dimesso nel maggio 2010 per fare ritorno in regione.
Nelle cinquanta pagine dell'ordinanza di arresto firmate dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) la giunta comunale viene descritta come "un'associazione a delinquere finalizzata all'abuso di ufficio, concussione, abuso di potere nei confronti di dipendenti incaricati di pubblico servizio".

Discriminazioni, abusi e corruzione
Tra le accuse ci sono abusi e pressioni per favorire Nadia Ercoli e farla diventare comandante della Polizia municipale, minacce di rimozione rivolte a un dirigente "accusato di non aver sottoscritto la lista di Rc e non aver penalizzato un dipendente diessino". C'è poi il tentativo di procedimento disciplinare nei confronti di un sindacalista sospettato di inviare "bigliettini anonimi sulle malefatte dell'ex sindaco". Tra gli abusi l'assegnazione di un bar "a persone legate a Rifondazione". Fino alle pressioni su un consigliere comunale del Pd se non avesse procurato a Goracci l'appoggio del suo partito per le amministrative 2006.
Dai verbali di interrogatorio emerge uno spaccato di violenze, abusi e corruzione senza precedenti. Un dirigente, non allineato col gruppo Goracci, racconta ad esempio che: "La macchina goracciana era una fabbrica di consensi per i loro interessi personali. Ho cercato di ripristinare un minimo di legalità e sono stato subito messo in una posizione in cui non potevo nuocere: mi venne attribuito l'incarico di seguire gli organi istituzionali ma in realtà mi sistemarono in un piccolo stanzino a fare niente".
Un altro suo collega davanti ai magistrati ha aggiunto: "posso dire che Goracci era un persecutore. Prima delle elezioni del secondo mandato mi disse che siccome avevo fatto delle cose che non gli piacevano mi avrebbe tolto parte del personale e se avessi insistito avrebbe fatto di peggio. Mi accorsi di contributi e vantaggi economici che venivano deliberati in giunta in maniera illegittima dal sindaco o dalla giunta". A denunciare le malefatte alla magistratura quattro vigili urbani. Mentre un dirigente comunale, la dottoressa Nadia Minelli racconta: "Goracci mi disse espressamente di emarginare nella organizzazione del servizio della polizia municipale i tre vigili, Naticchi, Volpi e Ceccarelli, che avevano proposto ricorso al Tar e che si erano macchiati di non aver sottoscritto un accordo sindacale". Naticchi sostiene che "nell'ufficio c'era un clima di timore, di intimidazione continua. Nel corso dei mandati del sindaco Goracci si era instaurato un clima che non esito a definire di paura. Per la paura di essere ghettizzati. Il classico mobbing sul lavoro". Mentre la collega Loredana Volpi aggiunge: "Io, il tenente Naticchi e il collega Ceccarelli eravamo indicati dal sindaco Goracci come la cricca. Tutti nel comune eseguivano gli ordini di Goracci, si ponevano nei suoi confronti a 'pelle di leone', e forse per questo nostro non prostrarci alle sue volontà siamo stati emarginati. Ma non abbiamo abbassato la cresta. Quando nominarono la Ercoli noi fummo puniti nel senso che ci destinarono a quell'ufficio in posizione subordinata perché avremmo dovuto essere controllati". Non meno pesanti le parole di Ceccarelli che dice: "Goracci intimidiva le persone, da più persone veniva definito 'lo Zar' perché cercava di imporre la sua volontà".
Tra le vicende nel mirino degli inquirenti c'è anche quella inerente la sorella dell'ex vicesindaco Maria Cristina Ercoli. Quella Nadia Ercoli divenuta capo dei vigili urbani, secondo l'accusa con un "concorso farsa". Per quella promozione sporse denuncia la dottoressa Nadia Minelli, che ai magistrati ha raccontato: "Goracci mi fece pressioni per farmi firmare una determina con la quale avrei dovuto cambiare il profilo professionale della Ercoli". "A mio avviso - ha aggiunto - si trattava di atto illegittimo. Mi disse che me l'avrebbe fatta pagare, che mi avrebbe ostacolato in ogni modo e che mi avrebbe revocato l'incarico. Io dissi che non lo firmavo perchè non volevo finire davanti ai giudici e lui mi disse che ero anche pagata per finire davanti a un giudice". Minelli non firmò quell'atto e per la Ercoli, secondo la ricostruzione dell'accusa, venne organizzato quello che viene definito "concorso farsa".

Violenza sessuale aggravata
Infine il racconto più scomodo per Goracci, quello inerente la denuncia di Sabrina Morena l'agente di Polizia municipale di Gubbio che ha accusato l'ex sindaco di violenza sessuale aggravata e su cui il Gip scrive: "In due distinte occasioni Goracci ha costretto una dipendente, alla quale inviava numerosi sms e pressanti inviti per intrattenere rapporti sessuali, a subire atti sessuali, baciandola, cingendole le spalle e tirandola a sé, contro la volontà della donna, commettendo il fatto nella sua qualità di pubblico ufficiale e all'interno del proprio ufficio di sindaco".
Nell'ordinanza i pubblici ministeri (Pm), Antonella Duchini e Mario Formisano, individuano almeno quattro persone "legate da vincoli sentimentali" contemporaneamente con Goracci.
"Quando ho iniziato a lavorare nel Comune nel 2005 - racconta Sabrina, separata, all'epoca agente con un contratto a tempo determinato - Goracci ha iniziato a rivolgermi degli apprezzamenti fisici attraverso diversi sms. Insisteva che dovevo recarmi nel suo ufficio ma io ho sempre tergiversato, prendendo tempo". In tre anni, secondo quanto scritto nell'ordinanza, il sindaco manda all'utenza del vigile circa 800 messaggi. "Ricordo poi che nel 2008, fui costretta ad andare a parlare con il sindaco (...). Prima mi ero recata da lui ma mai da sola". In quell'occasione ricorda Sabrina "mi prese la mano che io gli tendevo in segno di saluto e mi tirò a sé appoggiando le sue labbra sulle mie e provando a continuare ad baciarmi, mentre con l'altro braccio mi cingeva le spalle e mi tirava a sé". Il vigile riuscì a divincolarsi e a uscire. Ma ci fu anche un secondo episodio. "Dovetti recarmi nel suo ufficio. Mi ricordo che ero abbastanza alterata... lui mi prese la mano e me la teneva. Poi mi sono alzata per andarmene lui mi ha baciato nuovamente, contro la mia volontà come nella precedente occasione. Allora mi sono alzata e gli ho detto di piantarla (....). Solo successivamente mi sono resa conto che molte delle donne che si diceva avessero avuto delle relazioni con il Goracci erano state sistemate nella amministrazione e ho cominciato a capire che forse sarei stata ingiustamente discriminata perché non avevo ceduto alle sue richieste sessuali".
Sempre in quell'occasione "gli dissi anche esplicitamente che aveva una moglie e una figlia e non poteva pensare che io potessi avere una relazione con lui, ma lui si arrabbiò moltissimo".
Da allora cominciarono i guai, come la minaccia di un mancato rinnovo del suo contratto, cosa che avvenne nel 2011. "Nel concorso del 2010 - si legge ancora nella testimonianza - ho subito una palese ingiustizia: avevo avuto scritti con una valutazione altissima di 26 che mi collocava in seconda posizione mentre all'orale ho ottenuto 24 a fronte di punteggi elevatissimi degli altri concorrenti. E una valutazione non congrua dei titoli (la mia laurea era stata pressoché nulla)".
All'indomani dell'uscita della graduatoria Sabrina posta un commento sul suo profilo Facebook "scrivendo in modo esplicito sui brogli del concorso e poco dopo il tenente Brugnoni della Polizia municipale mi disse che doveva stare attenta perché l'amministrazione avrebbe potuto chiudere la graduatoria e in sostanza farmela pagare". Ma non ci fu solo l'episodio del concorso. Ci furono anche reclami per futilità.
"Il sei gennaio 2010 Graziano Cappannelli (ex assessore al Commercio, ndr) mi ha filmato mentre stavo a prendere un té al bar ed ero in servizio e riportò la notizia in Giunta" Mentre "Maria Cristina Ercoli voleva farmi un provvedimento disciplinare perché ero andata a cantare alla messa con il colletto della camicia celeste delle divisa sotto l'abito da chiesa. Mi convocò e mi disse che avevo mancato di rispetto alla divisa e cose del genere".
Insomma, secondo la testimonianza di Luigina Procacci, amica e collega dell'agente Sabrina Morena: "la logica era chiara: o eri donna e cedevi alle avances del sindaco, o eri uomo e avevi agganci politici o amicizia con Goracci e con persone riconducibili al suo gruppo oppure eri fuori dai giochi".
Allora com'è possibile che né Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione né il governatore della Puglia Nichi Vendola, grandi sponsor politici e sostenitori di Goracci si siano mai accorti di niente?
Eppure dei guai giudiziari che assediavano l'ex sindaco, nel frattempo divenuto vicepresidente del consiglio regionale umbro, si vociferava da anni; tutti sapevano delle malefatte della banda Goracci ma solo a novembre scorso, quando il bubbone era ormai prossimo all'esplosione, il PRC per salvarsi la faccia ha chiesto semplicemente la sospensione degli indagati e a Goracci di dimettersi dal Consiglio regionale. Richiesta tra l'altro non accolta da nessuno degli interessati.

22 febbraio 2012