Dopo un anno di collaborazione in giunta il partito trotzkista apre gli occhi su Cofferati
Il PRC piange sul latte versato a Bologna
L'ex leader Cgil propone salari differenziati e taglia i premi di produzione

"Bologna si giudica dopo un anno di giunta Cofferati: niente da festeggiare". Con questo titolo piuttosto eloquente Liberazione dell'8 maggio scorso ha aperto una serie di interventi molto critici e delusi sul bilancio del primo anno di governo della giunta di Cofferati a Bologna. Pur essendo stato tra gli artefici della sua elezione e pur facendo parte della sua giunta, il PRC sembra aver aperto tutt'a un tratto gli occhi sul "cambiamento" dell'ex leader Cgil, che non ha mantenuto le promesse sull'"accoglienza" e la "partecipazione" fatte all'atto della sua trionfale elezione a sindaco, e si è messo piuttosto a fare il cane da guardia della "legalità" e dell'"ordine" in città, mettendosi pure contro i lavoratori dell'amministrazione comunale e delle aziende collegate.
Sono sempre più numerosi gli episodi in cui il neopodestà di Bologna si è attirato le critiche di Rifondazione e dei movimenti antagonisti che pure lo avevano incoronato sindaco un anno fa. A cominciare dalla sua politica di tolleranza zero verso gli immigrati clandestini e semiclandestini e le occupazioni "illegali" di case e terreni, applicata con inflessibilità come quando ha fatto sgombrare dalla forza pubblica una famiglia di Rom poverissimi, da un terreno lungo il Reno che avevano acquistato da un truffatore. Un rigore degno di miglior causa, quello di Cofferati, tanto da beccarsi l'accusa da alcuni gruppi teatrali e di occupazioni di aver sostituito le promesse di "democrazia partecipativa" con una sorta di "peronismo partecipativo".
La politica dell'"accoglienza" che Cofferati aveva promesso per gli immigrati, accusano gli stessi gruppi, è affidata alla Croce rossa, alla polizia e ai vigilantes, come nei Cpt. E comunque solo per i "regolari". Mentre si moltiplicano le repressioni contro gli ambulanti abusivi a cui i vigili hanno l'ordine di dare una caccia spietata. Criticatissima anche l'ordinanza che vieta di bere alcoolici per strada dopo le 9 di sera. Provvedimento che in nome della "sicurezza dei cittadini" colpisce in realtà soprattutto gli studenti dei quartieri universitari, che non possono più acquistare birra dai negozi pakistani a prezzo modico, e che se vogliono bersi una birra possono farlo solo a caro prezzo in qualche locale al chiuso. Il perbenismo di Cofferati rischia di far saltare anche l'edizione 2005 del "Street rave parade", che perfino sotto Guazzaloca era malvisto ma tollerato, mentre l'ex sindacalista vorrebbe proibirlo e basta.

Da sindacalista a "padrone"
Nell' improvvisa smania di "legalità" e di "ordine" che lo ha preso da quando è diventato neopodestà di Bologna, l'ex leader Cgil non guarda in faccia a nessuno, al punto che da ex sindacalista si è messo a fare il padrone e a riguardare persino le bucce ai lavoratori, contestando accordi già sottoscritti dalla precedente amministrazione e pretendendo aumenti di produttività. è così che a maggio ha bloccato il premio di produzione di 400 euro ai dipendenti comunali approvato l'anno scorso dalla giunta Guazzaloca, con la raccapricciante motivazione che la nuova giunta non è tenuta a rispettare i patti sottoscritti da quella precedente, e anche perché non ci sarebbero i fondi necessari: "La ricchezza prima si crea poi si distribuisce", ha risposto sprezzante Cofferati alle Rdb, aggiungendo che se vogliono il premio di produzione devono guadagnarselo con aumenti della produttività. I sindacati dei lavoratori comunali contestano al neopodestà anche le sue posizioni sui lavoratori delle aziende "esternalizzate", vale a dire privatizzate, che secondo Cofferati "devono avere tutele e diritti, ma non le medesime condizioni retributive dei dipendenti attuali": devono avere cioè stipendi più bassi dei loro colleghi comumali.
Il braccio di ferro con le Rdb è andato avanti per giorni, con Cofferati deciso a tagliare il 30% del premio e i lavoratori a un passo dallo sciopero, finché è stato poi raggiunto un accordo per il pagamento del premio intero ma ad ottobre. Non per questo l'ex sindacalista ha deciso di cambiare rotta, tutt'altro. Ai consiglieri del PRC che gli avevano chiesto di farlo, pena la loro uscita dalla maggioranza, Cofferati ha risposto a muso duro con una lettera in cui chiedeva loro una presa di posizione "esplicita" per il rispetto della legalità e la condanna delle occupazioni, pena una loro collocazione "fuori dal programma".
La crisi dei rapporti con il PRC è seria al punto che è intervenuto il capogruppo di Rifondazione alla Camera, Franco Giordano, eletto in Emilia, che ha accusato Cofferati di perseguire "una logica aziendalistica e autoritaria", e non ha escluso la possibilità di un'uscita del PRC dalla giunta. A difesa di Cofferati si è schierato platealmente Il Riformista del dalemiano Polito, che attribuisce gli attacchi di Liberazione al sindaco di Bologna a una "vecchia ruggine" tra Cofferati e Bertinotti dai tempi del sindacato, e ipotizza che il leader del PRC, "deluso dalla svolta blairiana del cinese" voglia "tenere sotto tiro la sinistra di governo in vista del 2006". A sua volta il PRC ha risposto col segretario della Fiom, Cremaschi, che quello che sta succedendo a Bologna con Cofferati "è una metafora di quello che potrebbe avvenire in un ipotetico governo guidato dal centrosinistra".

"Il rispetto della legge è di sinistra"
Ma Cofferati si mostra più infastidito che preoccupato da tutte queste critiche da "sinistra", e tira dritto per la sua strada, guadagnandosi il plauso entusiasta della Lega di Bossi e articoli di incoraggiamento non solo dal Riformista, ma anche dal Giornale del neoduce Berlusconi. In una conferenza stampa del 10 maggio, a chi gli chiedeva di dire "qualcosa di sinistra", ha risposto: "Equità è una parola di sinistra. Anche rispetto della legge è una parola di sinistra".
C'è da stupirsi se con questa mentalità da questurino l'ex leader della Cgil è riuscito ad attirarsi anche i fischi e le grida di "Cofferati vai a casa" dei metalmeccanici in sciopero, durante il comizio in piazza Santo Stefano a Bologna il 10 giugno scorso, al quale non si era fatto vedere e non aveva neanche inviato un messaggio di saluto? Nel criticare dal palco questa grave mancanza lo stesso segretario generale della Fiom, Rinaldini, ha successivamente criticato anche la concezione ottusamente legalitaria di Cofferati, dicendo che "una discussione sulla legalità in quei termini mi pare assolutamente astratta e per quanto mi riguarda, il sindacato è sempre stato nettamente contrario a qualsiasi forma di violenza e di sopraffazione". "Un giovane lavoratore extracomunitario - ha spiegato Rinaldini a riguardo - licenziato da una fabbrica per la Bossi-Fini diventa clandestino: ma io non lo denuncio. La Fiom non lo denuncia".
In una intervista a La Repubblica del 12 maggio, a proposito dell'accusa di aver rinunciato alle promesse sull'accoglienza, Cofferati è tornato a battere ostinatamente sul chiodo della legalità, sottolineando che nel suo programma "c'era un concetto chiaro: l'accoglienza si coniuga con la legalità...senza legalità non c'è rispetto dei diritti". Perciò - assicura Cofferati - gli sgomberi continueranno, e Rifondazione deve smetterla di appoggiare le occupazioni, visto che "ha accettato un programma che dice altre cose".
E in effetti, se il PRC trotzkista conosceva e ha sottoscritto il programma di "ordine e legalità" di Cofferati, perché solo dopo un anno si è accorto dei suoi nefasti effetti? E perché non è ancora uscito dalla giunta, visto che Cofferati ha detto e ridetto che non ha la minima intenzione di cambiare strada? Il problema è sempre il solito: è troppo comodo spargere illusioni di "democrazia partecipativa" partecipando al governo delle istituzioni e amministrazioni della borghesia, e pretendere poi di non restarne bruciati e continuare a tenere il piede su due staffe, quando regolarmente i fatti finiscono per smascherare l'inganno di tali illusioni.

15 giugno 2005