Convegno organizzato dal gruppo di Rifondazione alla Regione Lombardia
Il PRC sposa il federalismo

"Il federalismo è un'occasione straordinaria di rinnovamento". Al contrario di quanto ci si aspetterebbe, questa frase non appartiene al classico fascio-leghista lombardo ma al capogruppo del PRC in regione Lombardia, ovvero Mario Agostinelli, organizzatore del convegno milanese del 27 ottobre scorso sul disegno di legge Calderoli. Ospiti, il baciapile trotzkista Nichi Vendola, che aveva già definito nei giorni scorsi la bozza Calderoli per il Sud "una sfida da raccogliere come occasione di autoriformarsi", la neopodestà di Napoli Rosa Russo Iervolino e, addirittura, il governatore lombardo Roberto Formigoni, alfiere del secessionismo padano. I quattro hanno messo in piedi un siparietto e un truffaldino gioco delle parti per cominciare a servire alla base del PRC la polpetta avvelenata del federalismo e, di conseguenza, della terza repubblica.
Mario Agostinelli, si badi, intervenuto in rappresentanza dell'intero gruppo consiliare regionale del PRC e non a titolo personale, ha fatto suo l'allarme giunto da alcuni rottami della prima e della seconda repubblica nonché da intellettuali al soldo dei padroni (Scalfari, Reichlin, Panebianco, Asor Rosa e Ferrara) della mancanza di un dibattito nazionale sul federalismo. La preoccupazione del PRC, evidentemente, è che il federalismo alla fine nasca nelle segrete stanze del potere borghese, distante e incomprensibile alle masse popolari, che giustamente l'hanno bocciato due anni fa con un referendum e, si capisce, ad averne modo sarebbero pronte a rifarlo.
Perciò, il gioco di prestigio del PRC è stato quello di proporre una variante di "sinistra", in sostanza opportunistica e trotzkista, del federalismo, mirando a imbrigliare con arrugginiti concetti movimentisti, come l'esigenza di una "partecipazione dal basso", di "nuovi municipi" e del "bilancio partecipativo", i sinceri anticapitalisti nelle trappole del riformismo, cercando di tenerli ancora legati alle istituzioni borghesi ormai in crisi di rappresentatività. Insomma, una favola anticomunista già sentita e già rivelatasi inefficace ovunque sia stata avanzata.
Proprio in Lombardia, infatti, sono numerosissimi i casi di esperienze "dal basso" fallimentari guidate dal "centro-sinistra": dalla giunta della provincia di Milano di Penati (PD), a cui i fascio-leghisti vorrebbero donare una tessera d'onore del loro partito certificandone il livore anti-proletario nonostante l'assessorato alla "partecipazione", alla giunta di Bergamo, dove i soldi dati dal neopodestà Bruni (PD) ai progetti di bilancio partecipativo sono divenuti uno strumento per addomesticare e controllare il PRC.
In fondo, che ormai siamo alla malafede è evidente quando Agostinelli piagnucola non per i bei tempi della Comune di Parigi o della Rivoluzione d'Ottobre, ma per "il seppellimento del progetto di legge di Prodi sull'articolo 119", ovvero la pianta da cui in realtà è spuntata la mela avvelenata della bozza Calderoli, avendo fissato per primo il principio antipopolare e antisociale dei costi standard e del principio di responsabilità di spesa delle varie autonomie locali.
Perciò, anche quando il destro Nichi Vendola, raccogliendo i primi applausi convinti di una platea che evidentemente mal sopporta gli inciuci, ha mosso delle riserve nei confronti della sussidiarietà formigoniana, definendola "un'abdicazione al mercato", ha in realtà promosso a sua volta un modello spontaneista, interclassista e partecipazionista basato su forme di "autogoverno", di "cittadinanza attiva" che come un unico corpo sociale dove non si distinguerebbero più borghesi e proletari ma soltanto reti produttive formate dalle microimprese, dal volontariato, dal lavoro sociale, dalle imprese a finalità etica, solidale, ambientale, ecc., diano vita a un "nuovo municipio" e a un "federalismo municipale controllato dal basso" che, aggiungiamo noi, non solo in realtà non torce un capello al capitalismo, ma che in fondo non risulta poi tanto lontano neppure dalle concezioni associative di stampo ciellino di Formigoni. Non per nulla Liberazione del 28 ottobre ha riconosciuto che pure il cattofascista Formigoni ha detto cose di "apparente buon senso" nel suo breve intervento, dopo il quale è andato via, scusandosi e salutando, proprio come si fa tra amici.

26 novembre 2008