Manifestazioni in 50 città d'Italia appoggiate dalla Cgil e dagli studenti
I precari in piazza: "ridateci il futuro"
Cassintegrati, ricercatori, insegnanti, stagisti, giornalisti, professionisti vogliono lavoro stabile, salario sicuro, welfare universale, "ammortizzatori sociali"
4 milioni di precari, il 56% al Sud

di Federico Picerni*
Sono stati decine di migliaia i precari, lavoratori cassintegrati, ricercatori, insegnanti, stagisti, giornalisti, professionisti, giovani e meno giovani, che sono scesi in piazza il 9 Aprile in 50 città d'Italia, fra cui Roma, Torino, Milano, Firenze, Napoli, Palermo. Al loro fianco tanti genitori e tanti bambini, che condividono il peso economico determinato dalla presenza di uno o più precari in famiglia.
L'invito a scendere in piazza era stato lanciata dall'appello "Il nostro tempo è adesso", firmato da 14 giovani precari e rivolto "a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso" (vedi Il Bolscevico n. 13).
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma il 4 aprile per presentare la manifestazione, sono stati ricordati i dati agghiaccianti che riguardano i giovani alla ricerca di un lavoro: dal tasso di disoccupazione giovanile che ha ormai raggiunto il 30% a quello di inattività che è al 71,6%, mentre nel Sud il 32,9% delle donne sono disoccupate. 1 milione e mezzo di giovani sotto i 34 anni lavorano in nero. Ciliegina sulla torta: una ricerca di Confartigianato realizzata proprio alla vigilia dell'iniziativa ha precisato che i precari sono ben 4 milioni, di cui il 56% al Sud, e principalmente sotto i 35 anni.
Sabato 9 Aprile quindi i precari sono scesi in piazza perché rivogliono il proprio futuro, sono stanchi di vivere nell'incertezza e nella miseria. E hanno voluto far sentire forte il proprio grido, ignorati come sono dai mass media e dalla politica borghese. "Questa manifestazione - si è detto - serve per prendere la parola in prima persona e costringere questo Governo e questo Paese a confrontarsi con la precarietà del lavoro e di vita che rende le nostre esistenze insostenibili e con la marginalizzazione di almeno una generazione. Temi tanto frequentati nelle campagne elettorali quanto abbandonati nell'azione politica". Non mancano le critiche alla CGIL (che "ha avuto molte difficoltà nel dare una risposta alla precarietà") e alla "sinistra istituzionale", ferma a "composte e canoniche pratiche di mobilitazione".
Tanti i flash mob e le scenette tristemente ironiche realizzate nel corso delle manifestazioni, come un finto senatore che distribuiva pane ai precari, i quali sono costretti a chiedere in elemosina ciò che dovrebbe essergli garantito. "Basta allo stagismo di Stato", "Non sparate sulla ricerca", "Vogliamo occupazioni non preoccupazioni" alcuni degli slogan su cartelli e striscioni.
Un lavoro stabile e un salario garantito, un welfare universale, gli "ammortizzatori sociali", sono state le rivendicazioni alla base della manifestazione. Perché "ci sono decine di migliaia di persone che non hanno alcuno strumento di protezione sociale, nessun welfare. Passiamo da un lavoro nero a uno precario senza ammortizzatori sociali. Con la Grecia, siamo l'unico paese che non prevede forme di welfare per i precari", denuncia Christian della rete "San Precario".
"Sono precario, sono un corpo estraneo a qualsiasi sistema" dice Salvo, archeologo, promotore dell'appello. "Sono un'entità astratta, senza diritti. Ma non è stato il destino ad accanirsi su di me: sono il frutto di quindici anni di destrutturazione del mercato del lavoro. Sono il risultato di chi ha fatto profitto sulla mia pelle. Sono figlio della Legge Biagi, del Pacchetto Treu, della Legge Gelmini. Sono il frutto di questa classe dirigente, politica e sindacale".
La mobilitazione del 9 Aprile è stata appoggiata dalla CGIL (unico sindacato a farlo) e dagli studenti, che sono scesi in piazza al fianco dei precari realizzando una bella immagine di unità delle lotte.
Fra gli aderenti c'erano pure i partiti della "sinistra" borghese: PD, IDV, SEL e Federazione della sinistra. Una sfacciata operazione elettoralistica da parte di chi è stato attivo corresponsabile dell'incremento della precarietà con il "pacchetto Treu", votato anche dal PRC.
I precari non hanno mancato di attaccare il governo Berlusconi e i suoi gerarchi: la lettera del ministro della Gioventù, la fascista Giorgia Meloni, che con gran faccia tosta aveva dato il suo appoggio ai giovani precari, è stata respinta al mittente dalla piazza, che ha urlato: "Dici di essere con noi. Ma non ti crediamo. Sei complice di questo governo, le colpe sono anche le tue". E poi è stata la volta del neoduce: "Adesso siamo noi a chiedere un sacrificio al Presidente del Consiglio. Gli chiediamo di farsi da parte per raggiunti limiti d'età e per furto aggravato di presente, di futuro e di dignità a questo paese".
Ma la mobilitazione non deve finire qui. C'è già il progetto di uno "sciopero precario", che sarà discusso, fra le altre cose, negli "Stati generali della precarietà" in programma dal 15 al 17 aprile a Roma.
Per noi queste mobilitazioni dei precari sono molto importanti, perciò occorre che proseguano e si battano per un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato, ma anche che si leghino alle lotte degli altri lavoratori, degli studenti, dei movimenti di massa per l'acqua pubblica, contro il nucleare, contro il legittimo impedimento, contro il processo breve, contro la guerra imperialista alla Libia, ecc., per realizzare un fronte unito il più esteso e forte possibile per buttare giù il nuovo Mussolini, Berlusconi, che è il responsabile della macelleria sociale attualmente in corso. Non bisogna limitarsi a "chiedergli" di "farsi da parte", ma scatenare la piazza contro il suo governo e il suo regime neofascista.

* Responsabile del lavoro giovanile del CC del PMLI

13 aprile 2011