Un evento che ha fatto epoca (Opere inedite di Mao)
La Grande Rivoluzione Culturale Proletaria immortale capolavoro di Mao
Impariamo dalla dialettica, dalla tattica e dalla modestia di Mao

In occasione del 47° anniversario del lancio ufficiale della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (GRCP) in Cina, avvenuto il 16 maggio 1966, "Il Bolscevico" ricorda questo evento che ha fatto epoca pubblicando alcune opere di Mao totalmente o parzialmente inedite in Italia (e non solo), tradotte dal cinese dal PMLI. Sono tante che non è possibile pubblicarle tutte in un unico numero monografico. Lo faremo un po' per volta. Si tenga presente che si tratta di opere non ufficiali, in larghissima parte non rivedute da Mao.
Il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, ha spiegato nel suo editoriale per il 36° compleanno del PMLI che "Per cambiare davvero l'Italia non c'è altra strada che quella di combattere contro il capitalismo, ma non basta. Occorre anche lottare per conquistare la società dei lavoratori, ossia il socialismo. Il che vuol dire accumulare le forze necessarie per la rivoluzione proletaria in modo da fare tabula rasa del capitalismo e delle sue istituzioni, cacciare la borghesia dal potere, istituire il sistema economico socialista senza più proprietà privata e sfruttamento dell'uomo sull'uomo, creare un nuovo ordinamento statale al servizio del popolo e instaurare il potere degli operai, che si chiama dittatura del proletariato. Il problema è che nel tempo, per colpa dei falsi partiti comunisti e non essendoci più degli autentici paesi socialisti, quali erano l'Urss di Stalin e la Cina di Mao, è stata persa la memoria del socialismo"(1). Quindi se oggi, nel pieno della crisi economica e finanziaria del capitalismo e della macelleria sociale attuata dai suoi governi per salvarlo sulla pelle delle masse lavoratrici e popolari, ci occupiamo ancora una volta della GRCP tramite gli interventi di Mao, è innanzitutto per dare alle anticapitaliste e agli anticapitalisti, alla classe operaia e ai giovani elementi certi di valutazione del socialismo. In secondo luogo, perché questa gloriosa esperienza, in particolare quanto Mao scrisse e disse in quegli anni, costituisce un patrimonio inestimabile di insegnamenti, idee, indicazioni validissimi per la costruzione del PMLI e per la lotta di classe in Italia. "Purché", spiega il compagno Scuderi, "si sappiano applicare nella pratica tenendo presente qual è la situazione concreta in cui operiamo. Calare i principi e le indicazioni nella pratica non è semplice perché occorre averli ben assimilati, avere una buona conoscenza del proprio luogo di lavoro, di studio e di vita ed essere capaci di elaborare dei giusti ed efficaci piani di lavoro"(2). Insomma tutt'altro che una commemorazione rituale o nostalgica, ma un nuovo proponimento militante contro il capitalismo, per il socialismo.
Gli imperialisti, i reazionari e i revisionisti, ora come allora, hanno una paura mortale della GRCP in quanto si trattava, nella concezione di Mao, di "una grande rivoluzione che tocca l'uomo in quanto ha di più profondo, e tende a risolvere il problema della sua concezione del mondo"(3). Un obiettivo che se realizzato scardina la concezione del mondo borghese idealista, metafisica, individualista e reazionaria, libera le masse da ogni influenza della cultura, della morale e della politica della borghesia e fornisce loro gli strumenti ideologici e culturali per costruire un nuovo mondo a misura dei lavoratori.
Sulla base dell'esperienza storica del socialismo e dell'esperienza stessa dell'edificazione del socialismo in Cina, Mao aveva capito che anche nella società socialista esistono le classi e la lotta di classe e che quindi la contraddizione fra proletariato e borghesia resta la contraddizione principale, solo che la borghesia non agisce a viso aperto ma si infiltra nel Partito per fargli cambiare colore politico e trasformare la dittatura del proletariato in dittatura borghese e fascista. Come la Rivoluzione d'Ottobre indica al proletariato di tutti i paesi la via per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo, così la GRCP è il metodo per proseguire la rivoluzione socialista nelle condizioni della dittatura del proletariato e sbarrare la strada alla restaurazione del capitalismo.

Falsità e calunnie sulla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria
I reazionari e i revisionisti hanno tutto l'interesse a vomitare sulla GRCP ogni sorta di calunnia, presentandola come una tragedia, un massacro di proporzioni immani, una catastrofe economica, una lotta di palazzo scatenata da Mao per arrogarsi tutto il potere.
Queste falsità furono erette a "verdetto storico" dalla risoluzione del 27 giugno 1981 del Comitato centrale del Partito comunista cinese diretto dalla cricca revisionista di Deng Xiaoping, che addirittura tacciò Mao di essere il "principale responsabile" "del più grave arretramento e delle più pesanti perdite subite dalla Cina". Come denunciò puntualmente il Comitato centrale del PMLI l'8 luglio 1981, questo documento controrivoluzionario "distorce sistematicamente la storia del PCC e della RPC, e ciò allo scopo di calunniare il presidente Mao e di propagandare la linea della completa restaurazione del capitalismo in Cina. Non si basa sulla realtà ma contraddice la realtà dei fatti, non risponde ad alcun fondamento scientifico, se non al dogma idealista e reazionario secondo cui la lotta di classe e il socialismo sono una pessima cosa mentre il capitalismo e le sue leggi sono universali e assolute". Rinnegando Mao, come Krusciov aveva rinnegato Stalin, Deng aveva lo stesso obiettivo del suo nero maestro: abbattere il socialismo e restaurare il capitalismo.
Bastano la mobilitazione, l'entusiasmo senza precedenti e le epocali conquiste delle masse lavoratrici e popolari cinesi in quegli anni a lavare la GRCP di tutto il fango che le è stato gettato. Fu Mao stesso a smentire la falsità della "lotta di palazzo", affermando: "Non è vero che la lotta nella società è il riflesso della lotta nel Comitato Centrale, piuttosto bisognerebbe dire che la lotta nel Comitato Centrale è il riflesso della lotta nella società"(4), cioè della lotta di classe.
È innegabile che furono commessi degli errori, dovuti principalmente all'inesperienza e puntualmente individuati e corretti da Mao, ma era inevitabile che ciò avvenisse in quanto mai la storia aveva visto uno sconvolgimento di questo tipo e di queste proporzioni. Comunque un abisso separa gli errori (veri, non presunti) commessi in buona fede da Mao e dai marxisti-leninisti cinesi, autocriticatisi lealmente nelle parole e nei fatti, da quelli in cattiva fede commessi dai revisionisti rinnegati e controrivoluzionari, "fomentati", chiarì Mao, "dal piccolo pugno di elementi reazionari all'interno del Partito, i quali covano secondi fini. La loro intenzione è distruggere la Grande Rivoluzione culturale, scardinare la linea del Partito e abbatterne il prestigio"(5).

La lotta contro il revisionismo di destra e di "sinistra"
La Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, scoppiata nel fuoco della lotta internazionale fra il marxismo-leninismo e il revisionismo moderno, quest'ultimo propagandato principalmente dalla cricca revisionista di Krusciov, che aveva restaurato il capitalismo in Urss, è rivolta contro i dirigenti del PCC e dello Stato cinese che avevano preso la via capitalista; come ebbe a dire Mao, "è una grande rivoluzione politica che vede il proletariato opposto alla borghesia e a tutte le classi sfruttatrici, è la continuazione della lotta di lunga durata fra il Partito Comunista Cinese e le larghe masse popolari rivoluzionarie da esso dirette da una parte, e la cricca reazionaria del Kuomintang dall'altra; è la continuazione della lotta fra il proletariato e la borghesia"(6). I revisionisti e opportunisti all'interno del PCC, Liu Shaoqi e Deng Xiaoping in testa, a parole stanno dalla parte di Mao ma in realtà si allineano a Krusciov, Breznev ed al revisionismo moderno per quel che riguarda la linea ideologica, politica, economica e culturale. Approfittando del potere di cui dispongono, tentano di sabotare la costruzione del socialismo e bloccare l'applicazione della linea marxista-leninista di Mao, predicando l'estinzione della lotta di classe per legittimarsi.
La Circolare del 16 maggio 1966, redatta sotto la guida personale di Mao, chiama alla lotta contro i "rappresentanti della borghesia infiltrati nel Partito, nel governo, nell'esercito e nei diversi ambienti culturali". Incoraggiati dal dazibao (manifesto a grandi caratteri) di Mao "Fuoco sul quartier generale", milioni di studenti si organizzano nelle Guardie Rosse e scatenano la critica di massa contro i revisionisti, riempiendo le strade di manifesti murali a grandi caratteri con i quali le masse esprimono liberamente le loro critiche e opinioni. Il rosso fiume in piena della GRCP straripa nelle fabbriche e nelle campagne mobilitando le forze più avanzate della dittatura del proletariato, gli operai e i contadini, nella grande critica contro la linea revisionista. Con l'obiettivo di riconquistare quella parte di potere usurpata dai revisionisti, a partire dalla "tempesta di gennaio" 1967 nella città operaia Shanghai, le masse rivoluzionarie rovesciano gli organi di potere controllati dai rinnegati e danno vita ai Comitati rivoluzionari fondati sulla democrazia diretta e sulla revocabilità dei membri.
Il IX Congresso del PCC nell'aprile 1969 chiude i conti con Liu Shaoqi, ma subito esplode la lotta contro il revisionismo di "sinistra" di Lin Biao, che dietro l'adulazione di Mao nasconde le stesse idee controrivoluzionarie e anticomuniste di Liu. La lotta contro Lin, sconfitto materialmente nel fallito golpe del settembre 1971 e ideologicamente al X Congresso del PCC nell'agosto 1973, è l'occasione per l'entusiasmante campagna di critica contro Lin Biao e Confucio, nella quale per la prima volta nella storia l'ideologia confuciana reazionaria, fossilizzatasi da secoli nella mentalità del popolo cinese, viene criticata e screditata a livello di massa, in ogni ambito della vita.
L'ultima vittoriosa battaglia antirevisionista di Mao è diretta contro Deng, il quale, riabilitato dopo varie autocritiche, tradisce la fiducia di Mao e delle masse popolari cinesi riprendendo i suoi intrighi per rovesciare il socialismo. Contro questo elemento che "non sa niente di marxismo-leninismo, rappresenta la borghesia"(7) si scatena la campagna contro il vento deviazionista di destra teso a rovesciare i giusti verdetti, che porterà al suo smascheramento e caduta nell'aprile 1976.
Fra i tanti risvolti pratici della GRCP, ricordiamo l'impulso all'industrializzazione socialista ed alle comuni popolari agricole, la riforma dell'istruzione che rivoluziona i programmi didattici e abolisce le restrizioni d'accesso alle università, la partecipazione periodica dei quadri e degli studenti al lavoro manuale, la creazione delle università nelle fabbriche e nelle campagne, i gruppi teorici, artistici e letterari operai e contadini, i "medici scalzi" (giovani medici che vanno a operare nelle remote campagne cinesi), la semplificazione dell'apparato amministrativo.
Solo l'opportunismo e la debolezza dei successori di Mao, morto il 9 settembre 1976, permetteranno ai revisionisti di tornare al potere e trasformare la Cina nella superpotenza imperialista che è oggi. Prevedendo questa possibilità, Mao aveva detto: "Qualora in Cina dovesse avere luogo un colpo di Stato anticomunista, sono sicuro che non sarà una cosa pacifica e che avrà vita breve, perché i rivoluzionari, che rappresentano gli interessi di più del 90% della popolazione, difficilmente lo potranno tollerare"(8). Le rivolte sempre più frequenti del proletariato delle masse cinesi ne sono una conferma e preannunciano la fine rovinosa della cricca revisionista e fascista di Pechino. Anche se dovessero passare molti anni.

La dialettica, la tattica e la modestia di Mao
Dagli scritti che pubblichiamo, così come da tutte le sue opere del periodo, abbiamo un'ulteriore dimostrazione della dialettica, della tattica, della modestia, ma anche della lungimiranza e della fermezza sui principi di Mao, conosciamo meglio il suo pensiero e la sua opera, traspare come egli si muovesse come un pesce nell'acqua nella GRCP, ne curasse con minuzia tutti gli aspetti e ne sapesse individuare le tendenze e contraddizioni, senza mai dare giudizi affrettati o unilaterali ma studiando attentamente la situazione e sottolineando più volte che "non bisogna avere fretta di prendere posizione: prima ci vogliono inchieste e studio"(9).
Innanzitutto emerge ancora una volta la modestia marxista-leninista di Mao, alla faccia di chi lo accusa di essere un tiranno megalomane. Fedele al principio secondo cui "è soprattutto grazie alla pratica sociale degli uomini, e non grazie al genio degli uomini, che il mondo fa progressi"(10), Mao non voleva che si esagerassero il suo pensiero e la sua opera e metteva sempre al primo posto il marxismo-leninismo. Ad esempio invitò "a non impiegare espressioni come: 'supremo e straordinariamente creativo', 'capolavoro', 'supreme direttive'"(11) nei suoi confronti, disse che non voleva "essere copiato parola per parola"(12), considerava "uno spreco di manodopera e di risorse"(13) la costruzione di sue statue e osservò: "Anch'io ho fatto degli errori. Possibile che siano solo gli altri a commettere errori? Anch'io ne ho commessi, in campo politico e militare. (...) C'è chi blatera che io non avrei commesso nemmeno il minimo errore. Non ci credo, né mi rallegra il fatto che ci sia chi dice così"(14). Già nel 1949 aveva contestato l'esagerazione della sua figura perché "sembrerebbe che ci consideriamo completi, sembrerebbe che siamo noi i padroni di casa e che abbiamo invitato Marx, Engels, Lenin e Stalin a fare da ospiti. In realtà li abbiamo invitati non per fare da ospiti, ma per insegnarci". Un esempio al quale dobbiamo ispirarci per bandire ogni forma di soggettivismo e individualismo dal nostro lavoro proletario rivoluzionario e conformarlo sempre al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, alla linea del Partito ed alla realtà concreta.
Ma lo sforzo principale di Mao, che traspare dai suoi discorsi come dai suoi atti, è rivolto a smascherare e combattere i revisionisti. In particolare Mao ci insegna che il Partito non è un corpo statico impermeabile alle contraddizioni, ma al contrario si edifica, si consolida, rafforza e rilancia la sua linea marxista-leninista nel corso della lotta fra le due linee, che è il riflesso nel Partito della lotta di classe nella società, in quanto anche i marxisti-leninisti sono soggetti all'influenza della cultura, della morale, dell'ideologia e della politica borghesi. Questa lotta, finché resta su questioni secondarie o riguarda l'applicazione sbagliata della linea giusta, assume la forma di contraddizione in seno al popolo, risolvibile con la persuasione, la discussione, la critica e l'autocritica, come dice Mao: "Ai compagni che hanno commesso degli errori va offerta una via d'uscita, bisogna permettergli di correggere i propri errori. Guai a non permettere di correggersi a chi ha sbagliato. La nostra politica è: 'imparare dagli errori passati per evitare quelli futuri, curare la malattia per salvare il paziente' e 'prima valutare, poi aiutare', 'unità-critica-unità'"(15). "Nel Partito", precisa ulteriormente Scuderi, "si possono avere idee diverse, e senza che ciò costituisca un problema, ma dopo la discussione, per non paralizzare l'azione del Partito, si devono mettere in pratica quelle della maggioranza. Questa è l'essenza del centralismo democratico"(16).
Se però viene messa a rischio la stessa linea politica e organizzativa del Partito, la contraddizione diventa antagonistica e bisogna sbarrare il passo agli agenti e alle idee della borghesia con la lotta ideologica di principio, ricorrendo anche a misure disciplinari. Sottolinea Mao: "un traditore, una spia, un individuo che si è rivelato essere estremamente negativo e duro a morire (...) non può essere riammesso alla vita organizzativa del Partito"(17).
Nel tentare instancabilmente di recuperare chi commetteva errori anche gravi - "Bisogna permettere a Liu e Deng di fare la rivoluzione, di trasformarsi"(18), ripeté più volte -, ma nel lottare con altrettanta inflessibilità contro i rinnegati conclamati, Mao ci dà esempi e indicazioni preziosissime su come gestire nel concreto la lotta fra le due linee e le divergenze che sorgono inevitabilmente anche nel PMLI.
Occorre in particolare distinguere fra i due tipi diversi di contraddizione; fra chi segue la linea borghese in buona fede, perché ingannato, e chi lo fa in cattiva fede; fra chi agisce apertamente e chi in segreto; fra chi è disposto a correggersi e chi si rifiuta di ammettere gli sbagli; fra chi comunque lavora per l'unità e chi per la scissione. Come ha detto il compagno Scuderi alla 1a Riunione plenaria del 5° Ufficio politico del PMLI (25 giugno 2012): "Qualunque siano le contraddizioni che affrontiamo, noi abbiamo l'imprescindibile dovere proletario rivoluzionario e marxista-leninista, anche se non riusciamo a risolvere qualche contraddizione, di rimanere uniti e lavorare per il trionfo del socialismo".
Il punto fondamentale che separa i marxisti-leninisti autentici da quelli falsi è non dare alcuno spazio ideologico, politico e organizzativo alla borghesia, poiché la presenza di "idee non proletarie" è "un ostacolo enorme all'applicazione della linea giusta del Partito"(19) e quindi all'intera lotta contro il capitalismo, per il socialismo.
Un occhio di riguardo Mao lo ha verso la formazione dei quadri, sottoposti durante la GRCP all'esame della grande critica delle masse, che strapparono la maschera ai revisionisti e spronarono a rieducarsi chi aveva sbagliato o era degenerato politicamente. Mao ribadisce che i quadri devono essere scelti solo in base alle loro capacità politiche rivoluzionarie, essere leali e disinteressati servitori della causa del proletariato, devono guardarsi dall'arroganza e non separarsi mai dalle masse. "Per quale motivo", chiede, "certi quadri sono stati criticati e combattuti dalle masse? Un motivo è perché hanno applicato la linea reazionaria borghese, per cui le masse sono infuriate. Un altro motivo è perché si erano fatti arroganti, ricevevano salari troppo elevati, si credevano chissà chi, si davano delle arie, non si consultavano con le masse, non trattavano gli altri mettendoli sul loro stesso piano, adoravano ingiuriare e pretendevano di dare lezioni. È grave separarsi dalle masse"(20). I quadri inoltre non devono lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà ma assolvere con dedizione i compiti che vengono loro assegnati in base alle necessità del Partito e della lotta di classe, tenendo a mente le parole di Mao: "... non si può scappare e mettere la parola 'paura' davanti a tutte le altre. Se invece si mette la parola 'osare', si riusciranno a risolvere anche i problemi più grandi"(21).
Al contempo, Mao esortava a coinvolgere le masse: "Contare sulle masse. Questo è il punto essenziale. (...) Il lavoro principale è fatto dalle masse, ecco perché non porterebbe a nulla e sarebbe inadeguato affidarsi soltanto ad un piccolo numero di dirigenti. Non ci si può distaccare dalle masse, né fare a meno della loro opinione"(22). Mao non si stancava di ripetere ai quadri e ai membri del PCC di consultarsi con le masse, conoscerne a fondo i problemi ed elaborare strategie e tattiche per risolverli, rispettarne e spronarne l'iniziativa, tenere conto del loro livello di coscienza per non sopravanzarlo troppo o non restare indietro rispetto ad esso. Proprio quello che dobbiamo fare noi marxisti-leninisti italiani nel lavoro di massa.

Acquisire la concezione proletaria del mondo
La lotta per trasformare il mondo, richiede la trasformazione di noi stessi, cioè ripulirsi della concezione borghese del mondo e acquisire quella proletaria, assimilando a fondo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e partecipando in prima fila nella lotta di classe. "La borghesia", rileva Mao, "ha un mercato sicuro, all'interno del Partito: si tratta dei numerosi quadri che non hanno trasformato o che hanno trasformato male la propria concezione del mondo"(23). La concezione proletaria del mondo è inconciliabile con quella borghese in quanto esprime gli interessi, gli obiettivi e il progetto di società della classe sfruttata contro quelli della classe sfruttatrice, per dirla ancora con Mao, "chi possiede la concezione proletaria del mondo, percorrerà la via socialista; chi possiede la concezione borghese del mondo, percorrerà la via capitalista. Si può dire tranquillamente che la borghesia vuole trasformare il mondo sulla base della concezione borghese, mentre il proletariato vuole trasformare il mondo sulla base della concezione proletaria"(24). Solo trasformando noi stessi siamo in grado di riconoscere e sbarazzarci dell'influenza nociva della concezione borghese del mondo, individuare e combattere gli errori, gli opportunisti e gli imbroglioni che possono annidarsi fin dentro il Partito, salvaguardare la compattezza politica e organizzativa del Partito e sapere ben orientare la lotta contro il capitalismo, per il socialismo.
Questo era del resto lo scopo fondamentale per il quale Mao aveva ideato, lanciato e diretto la GRCP: "Lottare contro i dirigenti avviatisi sulla via capitalista è il compito principale, ma non è affatto il suo scopo. L'obiettivo è risolvere il problema della concezione del mondo e tagliare le radici al revisionismo"(25).

Ispiriamoci a Mao per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso
Studiando l'esperienza della GRCP e calando nella realtà concreta della lotta di classe in Italia gli importanti insegnamenti di Mao sulla costruzione del Partito, la lotta fra le due linee, la formazione dei dirigenti del Partito, il rapporto fra il Partito e le masse, l'acquisizione della concezione proletaria del mondo, noi saremo più forti nel nostro lavoro per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso e nella lotta contro il governo Letta-Berlusconi e contro il capitalismo, per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista. Dobbiamo fare nostra l'incrollabile fiducia di Mao nel marxismo-leninismo, nel socialismo, nel Partito e nelle masse, ispirarci al suo stile e alla sua dialettica nel nostro sforzo di trasmettere alle masse la nostra proposta politica. Come ha indicato Mao dobbiamo "basarci sui fatti, argomentare, convincere mediante la persuasione; solo così sarà possibile elevare il livello della lotta, solo così sarà possibile conseguire l'obiettivo di educare il popolo"(26).
La GRCP dimostra che il socialismo è l'unica rottura e alternativa rispetto al capitalismo e la validità del principio che "una volta che le masse proletarie, popolari, giovanili e femminili acquisiscono la cultura del proletariato, essa illumina la mente e genera una enorme forza materiale"(27) capace di sconvolgere cielo e terra.
Non si può sperare che il cambiamento tanto sperato dalle masse di sinistra arrivi dal governo Letta-Berlusconi. Perché, come ha affermato l'importante documento dell'Ufficio politico del PMLI del 30 aprile scorso, questo governo imposto dal rinnegato Napolitano "è un governo al servizio del capitalismo, della classe dominante borghese e dell'Unione europea imperialista"(28), ed ha lo scopo di completare e ufficializzare il regime neofascista, presidenzialista e federalista. Il cambiamento non può nemmeno arrivare dal giurista riformista di "sinistra" Stefano Rodotà, dal milionario qualunquista interclassista Beppe Grillo e dal trotzkista neoliberale Vendola, perché non mettono in discussione il capitalismo e le sue istituzioni.
La classe operaia, le masse popolari, giovanili e femminili, i fautori del socialismo, chi aspira al cambiamento, chi non vuole più vivere nello sfruttamento e nell'oppressione, chi vuole che la crisi la paghino i capitalisti e non i lavoratori, si affretti a dare forza alla lotta contro il capitalismo per il socialismo unendosi al PMLI come militante o simpatizzante, concorrendo a scatenare l'incendio della lotta di classe e dell'opposizione di classe e di massa al governo Letta-Berlusconi in ogni fabbrica, luogo di lavoro, scuola, università, organizzazione di massa e piazza d'Italia, "coscienti che la lotta di classe contro il capitalismo e per il socialismo ha assolutamente bisogno di un forte e radicato Partito, unito, compatto, centralizzato, in cui vige il centralismo democratico, la critica e l'autocritica, la lotta contro ogni manifestazione di revisionismo, di riformismo, di parlamentarismo e di pacifismo. Quello che facciamo lo dobbiamo fare con lo stesso spirito ed entusiasmo, con la stessa decisione e abnegazione del 9 Aprile 1977, quando fondammo il PMLI"(29). Certi, come Mao, che "Se siamo uniti e diamo anima e corpo alla causa comune, non importa quanto possano essere formidabili i nemici o quanto possano essere avverse le circostanze: si piegheranno tutti dinanzi a noi"(30). Un nuovo mondo ci attende, lottiamo per conquistarlo!
Opponiamoci al governo Letta-Berlusconi!
Lottiamo per cambiare l'Italia col socialismo e col potere del proletariato!
Viva il socialismo!
Viva la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria!
Con Mao per sempre contro il capitalismo per il socialismo!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Con i Maestri e il PMLI vinceremo!


NOTE

1) Scuderi, Lottiamo per cambiare davvero l'Italia, in "Il Bolscevico" n. 15/2013.
2) Scuderi, Applichiamo le idee di Mao per costruire un grande, forte e radicato PMLI, in "Il Bolscevico" n. 47/2000.
3) Mao, direttiva del 6 novembre 1967.
4) Mao, dialogo con i responsabili delle guardie rosse di Pechino, 28 luglio 1968.
5) Mao, lettera a Zhou Enlai sulla lotta violenta, 1 febbraio 1967.
6) Mao, direttiva pubblicata nell'editoriale del 10 aprile 1968 del "Renmin Ribao" e "Jiefangjun Bao" dal titolo: Il paese degli ibischi nel mattino scintillante.
7) Mao, Importanti istruzioni diramate nel febbraio 1976.
8) Mao, lettera a Jiang Qing, 8 luglio 1966.
9) Mao, direttive all'Unità 8341, giugno 1967.
10) Mao, Il mio punto di vista, 31 agosto 1970.
11) Mao, direttiva sull'uso dei termini enfatizzanti, 25 luglio 1966.
12) Mao, conversazione con Lin Biao, fine 1966, in Viva il pensiero di Mao Zedong (1969).
13) Mao, direttiva sulla costruzione di una statua del presidente Mao, 5 luglio 1967.
14) Mao, conversazione con Hysni Kapo e Beqir Balluku, 3 febbraio 1967.
15) Mao, discorso di chiusura dell'XI Sessione plenaria dell'VIII CC del PCC, 12 agosto 1966.
16) Scuderi, Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato, 11 settembre 2011, Opuscolo n. 15, p. 22.
17) Mao, intervento ad una riunione del Gruppo centrale per la Rivoluzione culturale sul IX Congresso e la rettifica del Partito, 5 novembre 1967.
18) Mao, discorso alla riunione dell'Ufficio politico del CC del PCC dedicata all'esame dei rapporti di lavoro, 24 ottobre 1966.
19) Mao, direttiva del marzo 1967.
20) Mao, Importanti istruzioni date dal presidente Mao durante il giro d'ispezione nella Cina settentrionale, centro-meridionale e orientale, luglio-settembre 1967.
21) Mao, direttive ad una riunione allargata del Comitato permanente dell'Ufficio politico del CC del PCC, 6 dicembre 1966.
22) Mao, tre direttive a Lin Biao, 20 marzo 1967.
23) Mao, conversazione in occasione del 73° compleanno, 26 dicembre 1966, citata nelle Memorie di Wang Li.
24) Mao, Discorso ad una delegazione militare albanese, 1° Maggio 1967.
25) Mao, ibidem.
26) Mao, lettera a Zhou Enlai sulla lotta violenta, 1 febbraio 1967.
27) Scuderi, op. cit., Opuscolo n. 15, pp. 13-14.
28) Documento dell'Ufficio politico del PMLI, Opponiamoci al governo Letta-Berlusconi che affossa il cambiamento democratico borghese e ufficializzerà il regime neofascista, presidenzialista e federalista. Lottiamo per cambiare l'Italia col socialismo e col potere del proletariato, Firenze, 30 aprile 2013.
29) Scuderi, Lottiamo per cambiare davvero l'Italia, cit.
30) Mao, dichiarazione del luglio 1967.

15 maggio 2013