Autocritica di Deng Xiaoping
Ispiriamoci alla lotta di Mao contro Deng per smascherare il revisionismo nel Partito e difendere la linea marxista-leninista del PMLI


Come dice Mao: "È traendo ripetutamente insegnamento dagli esempi positivi e negativi e attraverso comparazioni e contrasti che i partiti rivoluzionari e i popoli rivoluzionari possono temprarsi, maturare e assicurarsi la vittoria". Con questo spirito pubblichiamo l'ultimo capitolo dell'autobiografia presentata da Deng Xiaoping, il principale restauratore del capitalismo in Cina, al Comitato centrale del Partito comunista cinese nell'estate del 1968 e riguardante le sue attività dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949. L'autobiografia si articolava in capitoli: "Periodo del lavoro nel VII Corpo d'armata dell'Esercito Rosso"; "I tre anni nella zona sovietica centrale"; "Periodo del lavoro sui monti Taihang"; "Periodo del lavoro a Pechino".
Deng si autocritica perché attaccato durante la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (1966-1976) in quanto secondo in comando della cricca revisionista di Liu Shaoqi, allora presidente della Repubblica, che mirava a usurpare la direzione del PCC e a far ritornare la borghesia al potere. Deng si era già autocriticato nel 1966 (pubblicata su "Il Bolscevico" n. 47/2010 con una importante introduzione del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI), insufficiente per via delle questioni ideologiche e storiche in sospeso che eludeva.
In seguito, Deng fu mandato a lavorare in una fabbrica come operaio. Su proposta di Mao, che aveva sempre tentato di rieducarlo e addirittura si era pronunciato contro la sua espulsione dal Partito, nel 1973 fu reintegrato al vertice del Partito e dello Stato, ma ancora una volta tradì la fiducia riposta in lui, tentava di cancellare la Rivoluzione culturale attraverso il "risanamento economico" e ritrattava la promessa di non rivederne i verdetti. Mao capisce che sta nascendo una nuova centrale revisionista e lancia la campagna contro il vento deviazionista di destra teso a rovesciare i giusti verdetti, che porta alla destituzione di Deng il 7 aprile 1976. Del resto i suoi tentativi di elemosinare il perdono di Mao, del Partito e delle masse con false promesse non potevano nascondere a lungo il suo vero volto di controrivoluzionario.
Dopo la morte di Mao, da inguaribile rinnegato Deng si rimangia tutto quello che ha detto e, tornato al potere, dal 1978 avvia la restaurazione del capitalismo in Cina, oggi una superpotenza socialimperialista che nulla ha da invidiare ai rivali paesi imperialisti, in particolare con gli Usa, con i quali contende il dominio del mondo e dei mercati. Il "sogno cinese", spacciato come "sogno dell'intera nazione e di ciascun individuo" dall'attuale capo della cricca fascista di Pechino, il presidente Xi Jinping, è in realtà l'ennesima manovra per ritardare lo sviluppo della lotta di classe in Cina. Un sogno per la borghesia, un incubo per la classe operaia e le masse lavoratrici cinesi supersfruttate per saziare la sete di profitto del capitale cinese e straniero.
La storica battaglia di Mao e dei marxisti-leninisti cinesi contro Deng e i revisionisti è ricca di insegnamenti, soprattutto per riconoscere il manifestarsi del revisionismo all'interno del Partito del proletariato e capirne la natura e gli scopi.
Dobbiamo prestare particolare attenzione alla questione dei "regni indipendenti", ossia l'applicazione sistematica di una linea diversa da quella del Partito e l'imposizione delle proprie idee personali all'interno di una istanza. Un pericolo che può correre anche il PMLI a causa dell'individualismo, dell'intellettualismo, dell'errata interpretazione del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, della presunzione, o delle ambizioni politiche personali, che apre la strada al frazionismo e all'opportunismo. E destinato ad aumentare parallelamente alla crescita organizzativa e numerica del Partito. Come finge di aver capito Deng, "un regno indipendente non può esistere senza un contenuto politico e ideologico" e "non è soltanto un problema metodologico. Un regno indipendente non può che essere un quartier generale borghese".
La critica e l'autocritica, il centralismo democratico, la disciplina proletaria rivoluzionaria nel rispetto della linea ideologica, politica, organizzativa, giornalistica e di massa, delle norme generali e particolari esistenti nel Partito e dello stile e dei metodi di lavoro del Partito, compresi i rapporti e le comunicazioni con il Comitato centrale, sono gli anticorpi in grado di proteggere il Partito da questo virus.
Il centralismo democratico è la garanzia dell'unità marxista-leninista del Partito attorno alla linea politico-organizzativa, alla strategia e alle tattiche particolari stabilite a seguito degli opportuni momenti di discussione nelle apposite sedi (come il Congresso nazionale). Chi dissente ha il pieno diritto di esprimere dialetticamente la propria posizione sulla base della critica, dell'autocritica e della formula unità-critica-unità, ma una volta decisa la linea siamo tutti tenuti ad applicarla e a svolgere i compiti che ci vengono assegnati (con possibilità di rivedere tale linea qualora si dimostrasse errata nella pratica). Se così non fosse il soggettivismo e l'individualismo prenderebbero il posto della collegialità, paralizzando l'azione del Partito.
La questione alla base è la trasformazione della propria concezione del mondo: se non ci si impegna per acquisire la cultura, lo stile e la pratica marxiste-leniniste, è inevitabile cadere preda delle idee della borghesia e del revisionismo. Per fare ciò è indispensabile studiare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, a partire dalle cinque opere fondamentali per trasformare il mondo e se stessi: il "Manifesto del Partito comunista" di Marx ed Engels, "Stato e rivoluzione" di Lenin, "Principi del leninismo" e "Questioni del leninismo" di Stalin e "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo" di Mao. Occorre anche studiare la linea del PMLI, che è l'applicazione del marxismo-leninismo-pensiero di Mao alla realtà concreta dell'Italia. Bisogna essere vigilanti anche con noi stessi perché in certi casi si può essere inconsapevolmente sotto l'influenza dei revisionisti di destra o di "sinistra", in particolare dei trotzkisti mascherati da comunisti, e finire col ragionare e vedere le cose come loro. Si dice: "Chi va con lo zoppo, impara a zoppicare".
La lotta fra Mao e Deng è anche l'ennesima dimostrazione dell'assoluta incompatibilità fra il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il revisionismo. "La prima condizione del vero comunismo è la rottura con l'opportunismo" (Lenin). Dovrebbe rifletterci chi in buona fede si dichiara comunista ma sostiene l'unità con i revisionisti e gli opportunisti di ogni risma nello stesso Partito, ispirandosi ai primi pionieri del PMLI che hanno analizzato meticolosamente il revisionismo di destra italiano fino alla sua radice in Gramsci per liberarsi completamente dalla sua influenza.
L'autocritica di Deng ha infine una preziosa valenza storica in quanto dimostra che i complotti per la restaurazione del capitalismo erano reali e che la Rivoluzione culturale proletaria fu davvero un grande movimento antirevisionista in difesa del socialismo finalmente conquistato.
Noi marxisti-leninisti dobbiamo imparare da questa epocale lotta e dall'esempio negativo dei revisionisti per migliorare la nostra preparazione marxista-leninista, riconoscere, smascherare e tenere alla larga il revisionismo e mantenere il PMLI rosso e rivoluzionario, lavorando al contempo per attirare al suo interno gli elementi più coscienti e avanzati delle masse in lotta, principalmente operaie e studentesche, e sviluppare la lotta per il socialismo. Nell'immediato è urgente far decollare l'opposizione sociale e di massa al governo Letta-Berlusconi nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali, prima che possa portare a termine la controriforma neofascista della Costituzione.
Un nuovo mondo ci attende, lottiamo per conquistarlo!
Combattiamo contro i pericoli di creare regni indipendenti nel Partito e delle interpretazioni e delle applicazioni errate del marxismo-leninismo-pensiero di Mao!
Con Mao per sempre contro il capitalismo e il revisionismo, per il socialismo!
Lottiamo per cambiare l'Italia col socialismo e col potere del proletariato!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

17 luglio 2013