Ridotti a 10 anni i privilegi degli ex presidenti della Camera
Casini vi rinuncia subito, Bertinotti e Violante no
Abolire subito i privilegi

A fine marzo scorso l'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato a maggioranza (contrari PDL, IDV e Lega) la normativa di attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge n°98 del 2011 inerente la temporaneità dei benefit delle alte cariche.
La norma prevede di ridurre a dieci anni alcuni privilegi attualmente garantiti a vita agli ex presidenti della Camera. Il "taglio" però non riguarda minimamente le laute pensioni di cui godono, ma solo alcuni extra tra cui l'ufficio di rappresentanza a Roma con quattro addetti, l'auto di servizio in caso di bisogno, e il plafond di biglietti aerei pagati coi soldi pubblici e messi a disposizione di tutti gli ex presidenti di Montecitorio "per lo svolgimento delle loro attività politico-istituzionali" che, d'ora in avanti saranno garantiti non più a vita, ma limitatamente a un periodo di 10 anni a partire dalla data di cessazione del mandato.
Chiariamo subito che gli ex presidenti della Camera privilegiati ancora in vita sono in tutto cinque: Luciano Violante, Pier Ferdinando Casini, Fausto Bertinotti, Pietro Ingrao e Irene Pivetti; e che pertanto il tanto sbandierato "risparmio di spesa" ammonta a qualche centinaio di migliaia di euro all'anno e che quindi si tratta di una iniziativa puramente simbolica e non certo del "buon esempio che la classe politica dovrebbe dare ai cittadini". Infatti, come spesso accade quando si tratta di toccare i privilegi dei boss politici, anche questa volta le cosche parlamentari hanno inserito nella legge il solito inganno.
La norma prevede che il periodo dei dieci anni in cui vengono garantiti i privilegi decorre non da subito ma dall'inizio della prossima legislatura ed è applicabile a condizione che gli stessi continuino ad esercitare il mandato nella presente legislatura o a patto che abbiano esercitato l'ultimo mandato nella XV legislatura creando fra l'altro disparità di trattamento fra gli ex presidenti della Camera.
Grazie a questo "cavillo", Luciano Violante, Pier Ferdinando Casini, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini (quando cesserà dal mandato) potranno continuare a godere dei benefit per altri 10 anni a partire dalla fine di questa legislatura (quindi presumibilmente fino al 2023), mentre Pietro Ingrao e Irene Pivetti li perderanno subito alla fine di questa legislatura.
Insomma la norma "ad personam" sembra fatta apposta per salvare i privilegi di Violante, Casini e Bertinotti i quali senza il "cavillo" della decorrenza futura dei 10 anni avrebbero dovuto rinunciare ai loro privilegi rispettivamente nel 2011, nel 2016 e nel 2018.
Preso in contropiede, il leader dell'UDC, Pierferdinando Casini, ha subito approfittato della situazione per "dare il buon esempio" con una lettera a Fini per far sapere che "non intendo avvalermi della delibera e rinuncio, con effetto immediato, ad ogni attribuzione e benefit connessi a questo status".
Al contrario di Ingrao e Pivetti che invece hanno annunciato di impugnare la norma che di fatto li priva dei privilegi "acquisiti" e di Violante e Bertinotti che senza un minimo di vergogna hanno deciso di incassare il beneficio senza battere ciglio.
Violante addirittura ha annunciato che: "Non ho mai partecipato a fiere dell'ipocrisia e non intendo farlo neanche questa volta. Né intendo compiere esibizionismi. Se non interverranno diverse decisioni della Camera dei Deputati deciderò alla fine della legislatura in corso, dopo avere informato i miei collaboratori".
Mentre Bertinotti ha dichiarato laconicamente che: si "atterrà, come sempre, a quello che ha deciso l'Istituzione".
E invece i privilegi da nababbo di cui godono i boss delle varie cosche parlamentari dovrebbero essere tutti e immediatamente aboliti insieme a tutte le norme sul finanziamento pubblico dei partiti, e in particolare la legge 157 del 3 giugno 1999 sui rimborsi per le spese elettorali e gli stipendi del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio, dei ministri, dei parlamentari, dei presidenti, dei sindaci e degli assessori regionali, provinciali e comunali, così come quelli degli alti funzionari dello Stato, non devono superare il triplo del salario medio operaio dell'industria.

11 luglio 2012