Richiesta della procura di Bari
"Processate Vendola"
Il governatore della Puglia e leader di Sel è accusato di concorso in abuso d'ufficio. Avrebbe favorito l'assunzione di un primario
E' l'ora che si dimetta

La procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio del governatore della Puglia Nichi Vendola e per l'ex direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino (soprannominata Lady Asl, già accusata di associazione per delinquere e corruzione in diversi processi). Il reato ipotizzato per entrambi è di concorso in abuso di ufficio per aver favorito la nomina di un medico amico, Paolo Sardelli, alla carica di primario in chirurgia toracica all'ospedale San Paolo di Bari. L'udienza preliminare, al termine della quale si deciderà sulle due richieste, è stata fissata per il 27 settembre dinanzi al Gup del Tribunale di Bari Susanna De Felice.
Fu la stessa Cosentino, nell'aprile scorso, a fare il nome del governatore pugliese raccontando ai magistrati di aver ricevuto, tra la fine del 2008 e la primavera del 2009, pressioni da Vendola perché "venissero riaperti i termini del concorso da primario di chirurgia toracica all'ospedale barese San Paolo in modo che potesse parteciparvi un medico che egli intendeva favorire, Paolo Sardelli". L'aspirante sanitario non aveva, all'inizio, partecipato alla prova perché era in lizza per diventare primario all'ospedale Di Venere di Bari. Ma l'incarico direttivo non prese forma e a quel punto sarebbe entrato in gioco Vendola perché il medico riuscisse ad ottenere l'assunzione, per cinque anni, al San Paolo. Dichiarò Lady Asl: "era chiaramente una forzatura, ma Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata". Il concorso fu riaperto e Sardelli lo vinse perché "era il più titolato", ammette la Consentino. "Ho solo fatto in modo che vincesse il più bravo" replicò allora stizzito Vendola e aggiunse: "Sono sereno, Lea Cosentino è spinta solo da rancore".
I magistrati contestano invece al governatore nonché leader di Sel, di aver esercitato indebite pressioni sulla Cosentino "in assenza di un fondato motivo di pubblico interesse" e "sulla base di una motivazione pretestuosa e in sé contraddittoria (asserita esigenza di un'ampia possibilità di scelta in relazione alla esiguità del numero di candidati che hanno presentato domanda, in palese contrasto con la dichiarata specifica particolarità della disciplina oggetto della selezione)".
Ancor prima dei fatti contestati a Vendola, l'ex assessore alla sanità, il plurinquisito Alberto Tedesco (poi eletto senatore PD per sottrarlo all'arresto e ora passato al gruppo misto) in una conversazione intercettata con un dirigente sanitario, Rocco Canosa, spiegava che "questo Sardelli si è arruffianato Maria Celeste Nardini", ex parlamentare, barese, del PRC, che era stata curata dal futuro primario. "Peraltro - aggiunge Tedesco - questo fa parte del gruppo di Carpagnano (Francesco Carpagnano, primario chirurgo a Bari, ndr)... Avevano creato una sorta di cartello". "Ora è chiaro - conclude l'ex assessore - che questi faranno casino, e secondo me arriveranno a Nichi attraverso la Nardini". Come poi si è avverato.
È la seconda volta che il governatore pugliese incappa nel reato di abuso d'ufficio. Anche due anni fa si trattava di presunte pressioni per la nomina di un manager sanitario. Ma la vicenda fu archiviata perché ritenuta legittimo spoil sistem (letteralmente: sistema del bottino), ossia la prassi delle forze politiche al governo di spartire le cariche istituzionali e di potere fra gli affiliati. Una prassi di importazione americana che rende "legittimo" quello che in Italia si definirebbe "clientelismo".
Vedremo se anche questa volta Vendola riuscirà o meno a sfuggire dalle sue responsabilità penali. La catena di scandali che hanno investito la sanità pugliese in questi ultimi tre anni, siamo ormai alla quinta inchiesta, e non solo, provano comunque le sue responsabilità politiche.
Si tratta di decine e decine di indagati e rinviati a giudizio fra politici e amministratori, dirigenti Asl, imprenditori e boss mafiosi della sacra corona unita. Tutti accusati a vario titolo di reati gravissimi che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, falso, truffa, abuso d'ufficio, voto di scambio e finanziamento illecito ai partiti. Lo stesso Vendola è indagato in un altro filone d'inchiesta con l'ipotesi di aver favorito la clinica ecclesiastica Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari).
Scandali che dimostrano come la corruzione, il malaffare e gli intrecci politico-affaristico-mafiosi la fanno ancora da padrone nel sistema sanitario pugliese che come è noto assorbe oltre i tre quarti del bilancio regionale. Dov'era Vendola mentre accadeva tutto questo? Per le sue responsabilità dirette o anche semplicemente per omesso controllo Vendola ha il dovere di dimettersi.

1 agosto 2012