Col "processo breve" concordato tra il neoduce e Fini
Calpestata la Costituzione per salvare Berlusconi
I magistrati: "Effetti devastanti"


L'incontro del 10 novembre tra Berlusconi e Fini, per concordare una via d'uscita dai processi a carico del premier dopo la bocciatura del lodo Alfano da parte della Consulta, ha partorito un altro mostro giuridico-politico: l'ennesima legge ad personam e forse la più indecente e devastante, se possibile, tra le tante che il neoduce si è cucito su misura in 15 anni di occupazione dello Stato. E come sempre spacciandola dalla sera alla mattina come un provvedimento a favore di tutti i cittadini che non può essere rimandato di un solo giorno.
Tale è il disegno di legge sul cosiddetto "processo breve", scritto in fretta e furia dal suo avvocato Ghedini appena ricevuto il via libera da Fini e subito presentato al Senato con le servizievoli firme di Gasparri e Quagliariello (Pdl) e Bricolo (Lega). Un provvedimento che se verrà approvato, come ha denunciato subito l'Associazione nazionale magistrati (Anm), avrà "effetti devastanti" provocando, secondo una sua prima stima, l'immediata cancellazione di centomila processi e forse anche di più.
Il ddl Ghedini, per salvare Berlusconi dai processi che lo riguardano, accorcia infatti per legge la durata dei processi, per tutta una serie di reati con pene inferiori a 10 anni, tra i quali manco a dirlo la corruzione e la frode fiscale che lo riguardano direttamente, a 6 anni complessivi (2 per ognuno dei 3 gradi di giudizio), scaduti i quali il processo va in prescrizione e l'imputato non è più perseguibile. Ben sapendo che stante l'attuale situazione prossima al collasso in cui versano le strutture giudiziarie per la cronica mancanza di mezzi e di personale, limiti così ristretti di tempo non potranno quasi mai essere rispettati.
E naturalmente la legge si applica retroattivamente ai processi in corso giunti al primo grado riguardanti imputati incensurati, tutte condizioni in cui rientrano guarda caso i processi del neoduce. Ne consegue che appena la legge sarà approvata dal parlamento (e il neoduce ha già annunciato che metterà il voto di fiducia per averla in tempo record) decadranno immediatamente per lui sia il processo per corruzione in cui è coinvolto l'avvocato Mills che quello per frode fiscale sui diritti tv di Mediaset. Mentre un terzo procedimento a Milano riguardante i bilanci truccati di Mediaset è ancora nella fase delle indagini ed è molto difficile che possa anche solo giungere alla prima sentenza nell'arco di soli due anni.
Anche perché, per maggior sicurezza, il ddl fa partire il conteggio del tempo non dall'inizio del dibattimento ma già dal momento in cui il pm formula l'imputazione, dal che può passare a volte anche un anno prima che inizi il processo vero e proprio. Senza contare le sospensioni e i rinvii, spesso chiesti con intenti cavillosi dalla difesa, che possono entrare lo stesso nel conteggio del tempo trascorso se disposti "per assoluta necessità di acquisizione della prova": un espediente di cui il collegio di difesa del neoduce si è già dimostrato espertissimo. E in ogni caso la sospensione non può essere contata per più di tre mesi, qualunque ne sia la durata effettiva.

Una "riforma" dagli effetti devastanti sulla giustizia penale
Poco importa al neoduce e ai suoi tirapiedi che questa criminale e ben congegnata trappola insieme ai procedimenti a suo carico ne faccia decadere altre decine, forse centinaia di migliaia (le stime sono ancora in corso da parte dei magistrati), anche per reati gravissimi quali, oltre alla corruzione e alla frode fiscale, l'abuso d'ufficio, la rivelazione di segreti d'ufficio, la truffa semplice e aggravata, le frodi comunitarie, i falsi in bilancio, la bancarotta preferenziale, le intercettazioni illecite, i reati informatici, la ricettazione, lo sfruttamento della prostituzione, la violenza privata, la falsificazione di documenti pubblici, la calunnia e falsa testimonianza, le lesioni personali, l'omicidio colposo per colpa medica, i maltrattamenti in famiglia e così via.
"Per tutti questi reati - sottolinea un comunicato congiunto del presidente dell'Anm Luca Palamara e del segretario Giuseppe Cascini, che definisce il 'processo breve' una 'riforma (che) avrebbe effetti devastanti sul funzionamento della giustizia penale in Italia' - sarà impossibile arrivare a una sentenza di primo grado entro due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, quindi sarà sempre impossibile accertare i fatti. Più che di un'amnistia, si tratta di una sostanziale depenalizzazione di fatti di rilevante e oggettiva gravità. Truffatori di professione, evasori fiscali, ricettatori, corrotti e pubblici amministratori infedeli, che non abbiano già riportato una condanna, avranno la certezza dell'impunità".
Questo per i processi futuri, ma per il presente, aggiungono i due magistrati, "la norma transitoria che estende ai processi in corso l'applicazione delle nuove disposizioni, è destinata a determinare l'immediata estinzione di decine di migliaia di processi, anche per fatti gravi. Per limitarci a qualche esempio, la legge provocherà l'immediata estinzione di gran parte dei reati nei processi per i crac Cirio e Parmalat, per le scalate alle banche Antonveneta e Bnl, per corruzione nel processo Eni-Power". Aggiungiamo che sono a rischio anche il processo per gli omicidi colposi e le lesioni volontarie ai pazienti dell'ospedale Santa Rita di Milano, il processo per truffa allo Stato dei falsi rimborsi alla clinica milanese San Carlo, quello per i dossier di spionaggio Telecom-Pirelli, il procedimento per abuso d'ufficio a carico di Bassolino per lo smaltimento dei rifiuti a Napoli, quello a carico dei coniugi Mastella per abuso d'ufficio che si aprirà a febbraio e quello per gli appalti truccati all'Asl Napoli 1, il processo per calciopoli e così via, mentre dubbi aleggiano anche sui processi per le stragi di lavoratori alla Thyssen e alla Eternit. Secondo il procuratore di Firenze Quattrocchi "saranno strozzati in culla almeno il 60% dei processi". Per l'Anm del Lazio nella capitale sarebbero almeno il 70%. E a Bologna ne sarebbero prescritti subito 1.631, secondo la procura emiliana.

Gravi elementi di incostituzionalità
Inoltre il provvedimento presenta gravi e palesi elementi di incostituzionalità, rilevati dalla maggioranza dei giuristi e perfino da un ex presidente della Corte costituzionale di fede berlusconiana come Antonio Baldassarre. L'articolo 3 della Costituzione che sancisce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge è violato in più punti, laddove si stabilisce un arbitrario privilegio per gli imputati incensurati rispetto ai recidivi. Ne consegue l'assurdo, come fa notare il documento di Palamara e Cascini, che una truffa di milioni di euro di un imputato incensurato si può estinguere, ma non un'altra di pochi euro, commessa da una persona già condannata, magari anni prima e per altro reato. In questo modo, fa notare il prof. Gaetano Azzarriti, docente di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, "chi non è stato condannato rischia di non esserlo mai, potrà sempre contare su questa norma di favore".
Anche l'esclusione di una serie di reati dai benefici del "processo breve" viola l'articolo 3. Tra questi, infatti, oltre all'immancabile reato di terrorismo, gli uomini del neoduce hanno inserito quelli "di particolare allarme sociale", come lo stalking, i furti in appartamento e gli scippi e, per compiacere la Lega, anche il nuovissimo reato di immigrazione clandestina. Ne conseguono altri assurdi giuridici, perché come ha fatto notare per esempio un giornalista del Corriere della Sera, questa legge "strangola in culla i processi per gli omicidi colposi in ospedale, ma garantisce tutto il tempo per giudicare un borseggio sull'autobus". Mentre l'immigrazione clandestina, reato punibile con una contravvenzione, è considerato indegno di avere gli stessi benefici dei reati tributari, corruzione, omicidi colposi e truffe di ogni genere.

Manovra su più fronti
Per quanto mostruosa, devastante e anticostituzionale sia questa legge che il neoduce vuole far ingoiare al Paese, essa non gli basta ancora. Non si fida di Fini e non gli basta il compromesso che ha dovuto accettare con lui (e con il Quirinale, che aveva suggerito a Fini la soluzione del "processo breve" come male minore rispetto alla "prescrizione breve" pretesa da Berlusconi), perciò cerca di forzarlo in tutti i modi, come ha già fatto regalando alla Lega l'esclusione del reato di clandestinità dal provvedimento di Ghedini, e come è possibile che faccia di nuovo facendo presentare emendamenti peggiorativi dai suoi tirapiedi in parlamento. E nello stesso tempo mantiene il presidente della Camera sotto il tiro e le minacce dei suoi giornali e dei suoi ascari più fedeli.
Inoltre ha fatto presentare da una delle sue ancelle, l'ex craxiana Margherita Boniver, un disegno di legge per la reintroduzione dell'immunità parlamentare, già invocata qualche giorno prima dal suo megafono del Tg1 Minzolini con un altro dei suoi illeciti proclami televisivi. E per mettersi ancora più al sicuro il neoduce ha raccolto subito l'assist fornitogli dal compiacente Casini, che ha proposto di approvare un nuovo lodo Alfano stavolta con procedura costituzionale, mandandogli a dire che questa proposta e il "processo breve" possono marciare "di pari passo".
E se Casini, pur dichiarando che la legge è "una schifezza", è pronto a prostituirsi al neoduce pur di evitare uno scontro politico e istituzionale e le elezioni anticipate, che farà la "sinistra" parlamentare? Se Di Pietro è stato netto dichiarando che "chiunque darà il suo voto ad una legge salva processi è complice e sarà chiamato a rispondere di queste malefatte", anche Bersani sembra essersi scosso dal torpore dichiarando la contrarietà alla legge e l'indisponibilità a trattare sulla modifica della Costituzione per varare un nuovo lodo Alfano.
Vedremo se sarà veramente così, perché certe aperture al provvedimento della maggioranza come quelle recenti di Violante non lasciano presagire nulla di buono. E quanti nel PD se la sentiranno di andare ad uno scontro frontale col neoduce, specie ora che sono in ballo un'importante carica europea e le alleanze con l'Udc alle regionali? Di sicuro non si può sperare di battere il neoduce e stroncare il suo assalto alla magistratura e alla Costituzione con i giochi di palazzo e senza ricorrere alla lotta di piazza e alla mobilitazione di tutte le masse antifasciste e antiberlusconiane.

18 novembre 2009