L'ex ad di Unicredit sponsor del "centro-sinistra"
Profumo indagato per frode fiscale
La banca avrebbe sottratto ingenti somme al Fisco. Si era avvalsa dei consigli dell'ex studio di Tremonti. L'ex banchiere si è dichiarato pronto a entrare in un "governo allargato"

Alessandro Profumo ex amministratore delegato di Unicredit nonché aspirante leader e sponsor di primo piano del "centro-sinistra" è indagato dalla Procura di Milano che lo accusa di frode fiscale nell'ambito del cosiddetto caso "Brontos": ossia la gigantesca truffa ai danni dell'Erario orchestrata da Unicredit nel 2007 e nel 2008 attraverso una complessa operazione finanziaria con la britannica Barclays bank, uno dei maggiori gruppi finmanziari del mondo.
La notizia è venuta fuori il 18 ottobre scorso con l'avviso di chiusura indagini, o 415 Bis, notificato a tutti gli indagati da parte della Procura che prelude - a meno di nuove evidenze che cambino radicalmente le risultanze delle indagini preliminari - alla presentazione delle richieste di rinvio a giudizio.
Profumo e i massimi vertici di Unicredit sono accusati di aver truffato il Fisco dichiarando di aver realizzato operazioni di "pronti contro termine", i cui profitti sono tassati al 5%, mentre in realtà con la partner inglese si accordava per realizzare investimenti in depositi interbancari i cui interessi sono tassati al 100%.
La differenza delle operazioni è rilevante perché, mentre Unicredit avrebbe dovuto pagare le tasse sul 100% degli "interessi" di un deposito interbancario, in base alla normativa fiscale italiana ha invece potuto pagare soltanto il 5% sui "dividendi" dell'apparente operazione "pronti contro termine", perché per legge essi sono deducibili al 95%.
Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, la truffa ha generato a favore di Unicredit un illecito risparmio d'imposte Ires e Irap pari a 745 milioni di euro di imponibile nelle dichiarazioni per gli esercizi 2007 e 2008 di Unicredit Corporate Banking e Unicredit Banca, e in quelle del 2008 di Unicredit Banca di Roma.
Su questa base, il Giudice per indagini preliminari (Gip) Luigi Varanelli, su richiesta della Procura, ha quantificato in 245 milioni di euro il profitto per Unicredit e di conseguenza ha autorizzato il sequestro preventivo di tale somma, eseguito in Banca d'Italia sul conto di Unicredit.
Nell'inchiesta sono indagati una ventina di persone tra manager e funzionari di Unicredit e tre dipendenti della inglese Barclays.
In particolare Profumo risulta indagato per "dichiarazione fiscale fraudolenta mediante altri artifici" (reato punito con una pena che va da 18 mesi a 6 anni di carcere) per aver dato il via libera alle richieste di approvazione dell'operazione.
Il tutto con la benedizione dell'ex studio del ministro Giulio Tremonti, il superministro dell'Economia che dovrebbe stanare proprio agli evasori fiscali e risanare i conti dell'Italia.
Nel 2007 a dare parere favorevole alla prima "dichiarazione fiscale fraudolenta" di Profumo è stato proprio lo studio Vitali Romagnoli Piccardi e Associati, che nella sua carta intestata registrava in bella evidenza "fondato dal professor avvocato Giulio Tremonti". "L' operazione non pare connotata da elementi tali da determinare un 'aggiramento' di obblighi o divieti posti dalla normativa tributaria, per mezzo di stratagemmi o artifici strumentali", si legge nel parere rilasciato il 30 marzo 2007. E ancora: "Per quanto una contestazione da parte dell'Amministrazione finanziaria sotto il profilo della disciplina antielusiva non possa mai essere esclusa a priori, risultano sussistere validi argomenti utilizzabili per fronteggiare un eventuale sindacato fiscale fondato sulla predetta disciplina". Il parere porta la firma di Lorenzo Piccardi, l'associato dello Studio Tremonti, il quale, esprime parere favorevole all'operazione "Brontos" anche per l'anno successivo con identico documento firmato in data 9 aprile 2008.
Nel 2009, con Tremonti che ritorna a fare il ministro del'Economia e la Guardia di finanza che piomba negli uffici di Unicredit, la musica improvvisamente cambia tono. Dalla carta intestata dello Studio dei tributaristi sparisce il nome di Tremonti e nel parere del 10 settembre 2010 si consiglia a Unicredit che, data la situazione che si è venuta a creare, sarebbe più "prudente e corretto" pagare le tasse e poi chiedere eventualmente "una motivata istanza di rimborso". Nell'inchiesta risultano indagate poi altre 16 persone, altri tre indagati appartengono invece alla Barclays.
A tutti gli indagati la Procura contesta di "avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso e previo accordo tra loro, nelle rispettive qualità sottoindicate, al fine di evadere le imposte sui redditi e cagionando un danno patrimoniale di rilevante gravità, costruito una struttura complessa e artificiosa, predeterminata in ogni sua articolazione, così da non comportare alcun rischio economico o finanziario, unicamente volta a generare, sotto il profilo della rappresentazione contabile, proventi nella forma di interessi, che artatamente invece prospettavano dividendi ai fini della imponibilità fiscale, prevista solo nella misura del 5% del loro ammontare lordo".
Insomma non proprio un "bel mattino" per chi, dopo aver sostenuto apertamente le campagne elettorali di Prodi e quella più recente del sindaco di Milano Pisapia; ora aspira a guidare in prima persona un "governo allargato" come indicato dal "centro-sinistra" e promette tra i primi punti del suo programma una lotta serrata contro l'evasione fiscale e l'introduzione di una tassa patrimoniale da 400 miliardi.
"Sono pronto, se necessario, a dare il contributo per far funzionare le cose" aveva annunciato pubblicamente Profumo lo scorso primo ottobre in un convegno dove al suo fianco siedevano fra gli altri anche Rosy Bindi, presidente del Partito democratico. Proprio lui, il banchiere che lo scorso anno è stato "liquidato" dall'istituto di piazza Cordusio con 40 milioni di buona uscita dopo averne incassati almeno altrettanti nella sua carriera nonostante Unicredit sia passata in quattro anni da 7 euro a 90 centesimi per azione.

2 novembre 2011