Mentre il Senato nero approvava definitivamente la controriforma dell'università
La mobilitazione antiGelmini tracima e blocca le città

Il 22 dicembre la mobilitazione studentesca si è riversata nuovamente in piazza con partecipati cortei a Roma, Palermo, Firenze, Napoli, Torino, Milano, Cagliari. In diverse città come Roma e Bari, è stato chiesto lo sciopero generale subito. Ovunque molti gli slogan contro il ddl Gelmini e il governo Berlusconi. Cortei si sono svolti anche a Genova, Venezia, Pisa, L'Aquila, Catania e in altre città. Tantissime le assemblee in tutte le facoltà occupate per studiare come continuare la mobilitazione nel 2011. Se Napolitano firmerà la legge Gelmini "sancirà la cancellazione del diritto allo studio". Lo hanno scritto in una lettera monito al capo dello Stato gli studenti in mobilitazione alla Sapienza di Roma chiedendo di non promulgare la legge. "Se porrà la Sua firma alla legge Gelmini Lei sancirà la cancellazione del diritto allo studio".
Gli studenti avevano anche annunciato che il 22 non avrebbero manifestato davanti "ai palazzi del potere", ma in altre zone di Roma: lasceremo "i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria" e andremo "nella altre zone della città, per parlare con chi come noi è inascoltato da quegli stessi palazzi", hanno spiegato gli studenti del collettivo "Sapienza in mobilitazione" nella lettera inviata al sindaco della capitale, Gianni Alemanno, al prefetto, Giovanni Pecoraro e al questore, Francesco Tagliente. "Apprezziamo davvero la vostra apertura al dialogo - proseguono gli studenti - che in queste settimane si è manifestata ripetutamente e in vari modi: dalle centinaia di denunce per manifestazione non autorizzata, agli arresti immotivati, alla costruzione di una 'zona rossa' permanente e in continua espansione... Siamo molto lieti di tanta premura nel volerci proteggere, tenendoci lontani dai patetici teatrini e compravendite di parlamentari, che avvengono ormai come consuetudine dentro Montecitorio e Palazzo Madama. Potete stare tranquilli - prosegue il testo - la politica istituzionale si è già allontanata dai noi e dal resto della società molto tempo fa. Sono proprio i nostri cortei e i nostri blocchi stradali ad aver riportato la politica vera nelle strade e nelle piazze, dall'università a tutta la città".
Nella lettera al presidente della Repubblica, poi, spiegano di non essere disposti "a renderci complici del processo di restaurazione di uno Stato autoritario, corrotto e autoreferenziale, che garantisce diritti e privilegi a pochi potenti a danno del resto della società. Si renda anche lei indisponibile a questo disegno eversivo: non firmi, sarà così in piazza anche lei al nostro fianco". "In questi ultimi mesi - prosegue la lettera - sono stati occupati quasi tutti gli atenei, abbiamo occupato i monumenti, ci siamo riuniti nelle assemblee, siamo saliti sui tetti, abbiamo invaso le strade e bloccato le città, tutto per far sentire la nostra voce al paese e bloccare la riforma. Oggi assistiamo al passaggio finale dell'attacco al mondo dell'istruzione pubblica da parte di questo governo, inserito in 20 anni di politiche di privatizzazione che tentano di smantellare il diritto allo studio. Abbiamo dimostrato al paese come le istituzioni 'democratiche' siano sorde alle richieste e alle istanze che provengono dai conflitti e dalle lotte sociali che nei territori si stanno producendo".
Quella universitaria è una "situazione rispetto alla quale io peraltro mi limito ad uno sforzo di analisi, di comprensione e di confronto in termini generali, astenendomi dall'esprimere qualsiasi opinione di merito su scelte legislative che appartengono alle responsabilità del governo e del Parlamento". È quanto rispondeva il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E per evitare equivoci prima di incontrare gli studenti il nuovo Vittorio Emanuele III simbolicamente aveva voluto incontrare i militari in missione in Afghanistan, come a voler dire per me le missioni di guerra sono al primo posto.
Il 30 dicembre infatti il presidente guerrafondaio e falso amico degli studenti e dei giovani firmerà la legge Gelmini. C'è "un comma contradditorio", da sopprimere, sul ruolo di professore aggregato. C'è "poca coerenza" nel riservare borse di studio su base territoriale, riferendosi ad un emendamento razzista e xenofobo della Lega che prevede una selezione degli aventi diritto sulla base di criteri di residenza regionale. Una mostruosità giuridica tra le tante che sarebbe bastata per giustificare il rinvio alle Camere. Niente. C'è "dubbia ragionevolezza" nel vincolare i contratti di insegnamento in base al reddito degli aspiranti e ci sono "formulazioni equivoche" si è limitato a dire il consigliere del governo.
Contestualmente ha quindi inviato al premier Berlusconi una lettera in cui segnala queste e altre "criticità" e chiede di correggerle in fase di attuazione. "Promulgo la legge - si legge nella lettera - non avendo ravvisato nel testo motivi evidenti e gravi per chiedere una nuova deliberazione alle Camere, correttiva della legge approvata a conclusione di un lungo e faticoso iter parlamentare. L'attuazione della legge è del resto demandata - aggiunge il capo dello Stato - a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali; quel che sta per avviarsi è dunque un processo di riforma, nel corso del quale saranno concretamente definiti gli indirizzi indicati nel testo legislativo e potranno essere anche affrontate talune criticità".
Insomma, per Napolitano la "riforma", palesemente illegale ed anticostituzionale nel metodo e nel contenuto, va bene, necessita solo di alcune opportune correzioni, cui sarebbe bene arrivare - precisa - attraverso "un costruttivo confronto con tutte le parti interessate". "Esprimo la mia piena soddisfazione per la promulgazione della legge da parte del Presidente della Repubblica", ha scritto il ministro Gelmini in una nota, "terremo in massima considerazione le sue osservazioni. Appare evidente dall'analisi dei punti rilevati che nessuno di essi tocca elementi portanti e qualificanti della legge. Aver approvato la legge sull'università è un segnale positivo per il Paese perché dimostra che, seppur tra mille difficoltà, è possibile realizzare le riforme".
"Ha firmato, alla fine Napolitano ha firmato pure questa... È il presidente degli ultimi due anni, che firma tutto, anche in questo caso", afferma Maurizio uno studente di Ingegneria che aveva avuto l'incarico, nei giorni della mobilitazione, di scrivere al capo dello Stato, a nome dell'intero movimento, rifiutandosi giustamente di esordire il messaggio scrivendo: "Caro Presidente...".

5 gennaio 2011