Operazione preventiva per intimidire i manifestanti contro il G8 dell'Aquila
Provocatoria retata di manifestanti anti G8. L'onda occupa le università
21 arresti tra Torino, Padova, Bologna e Napoli. 20 indagati a piede libero. Perquisiti due centri sociali e diverse case private
Il procuratore Caselli (PD) in soccorso di Berlusconi e del regime

All'alba del 6 luglio, in varie città italiane sono stati perquisiti decine di abitazioni e vari centri sociali e sono stati eseguiti 21 arresti e altri 20 indagati a piede libero tra i manifestanti che il 19 maggio avevano sfilato a Torino in occasione dell'University summit, uno degli incontri preliminari al G8 de l'Aquila, subendo selvagge cariche delle "forze dell'ordine".
Dodici arresti sono stati eseguiti nel capoluogo piemontese (di cui 5 ai domiciliari), due a Padova, quattro a Bologna e uno a Napoli. Quest'ultimo arresto, quello di Egidio Giordano, membro del Laboratorio occupato Insurgencia di Napoli, è avvenuto in un campeggio di volontari all'Aquila, alla conclusione della fiaccolata della popolazione per ricordare le vittime del terremoto e per protestare contro i piani di ricostruzione del governo, a cui aveva partecipato.
Trentacinque sono state le perquisizioni anche a Varese, Verona, Pesaro, Cagliari e Alessandria. Perquisiti Radio Sherwood a Padova e il centro sociale Askatasuna a Torino.
L'operazione, condotta dalla Digos di Torino e dalla direzione centrale della polizia di prevenzione, è stata battezzata "Rewind" (riavvolgere, ritorno al passato). E i mezzi e le finalità di questa operazione sembrano proprio riportare al passato: alle retate preventive e al confino di mussoliniana memoria. Si tratta con tutta evidenza di un'operazione preventiva per intimidire i manifestanti contro il G8 proprio a ridosso delle mobilitazioni che si terranno a Roma e a L'Aquila tra il 7 e il 10 luglio.

Violenze poliziesche
Colpisce innanzitutto la violenza del blitz poliziesco con cancelli e portoni sfondati e pistole spianate di fronte a giovani, quasi tutti sotto i 25 anni, presi nel sonno.
La sproporzione delle misure cautelari adottate rispetto agli episodi e ai reati contestati: violenza, resistenza, danneggiamenti in concorso aggravato. Niente che giustifichi misure così drastiche.
Tanto più che esse sono state adottate inspiegabilmente e in modo del tutto inusuale a ben un mese e mezzo di distanza dai fatti di Torino. Inoltre, l'ordinanza è stata emessa il 3 luglio, ma è stata attuata solo il 6. Da tutto ciò si deduce che l'operazione è stata premeditatamente fatta scattare dopo la manifestazione di Vicenza contro il raddoppio della base Usa Dal Molin e alla vigilia delle manifestazioni contro il G8.
Lo stesso Gip, Alessandra Bassi, ha motivato la misura della custodia cautelare in carcere per il "pericolo di reiterazione dei reati", anche "in vista dell'imminente G8".

Proteste studentesche
Questa operazione vuole essere anche un monito al movimento studentesco per la ripresa della mobilitazione dopo l'estate. Non a caso essa è stata fatta a luglio quando le università sono spopolate per evitare una reazione dell'Onda studentesca.
Ma la risposta dell'Onda vi è stata ugualmente. Immediata l'occupazione del rettorato dell'ateneo di Torino, poi quella di tante altre università. Occupati l'ufficio del pro-rettore de La Sapienza a Roma, il rettorato di Bologna e della Federico II a Napoli, di Pisa, Venezia e la Statale di Milano. A cui si sono aggiunti l'occupazione dei rettorati di Trento e Padova. A Roma Tre è stata occupata Architettura. A Genova gli studenti dell'Onda sono entrati con striscioni alla conferenza strategica sul futuro della città. A Cagliari gli studenti sono in assemblea permanente nella facoltà di Scienze della formazione. Proteste anche a Palermo con l'occupazione delle facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze politiche. Gli studenti di Bologna e Venezia hanno improvvisato un immediato corteo e in serata sono scesi in piazza gli studenti di Torino con in apertura uno striscione "L'onda non si ferma: liberi tutti e tutte".
Altre iniziative in solidarietà con gli arrestati e contro il G8 de L'Aquila si sono svolte martedì 7 luglio. A Roma in mattinata è stato bloccato lo svincolo autostradale che da Roma porta a L'Aquila. A Roma tre, plotoni della Finanza hanno violentemente caricato prima dell'inizio del blocco, inseguendo i manifestanti ed eseguendo 36 fermi di cui 9 stranieri e 10 tramutati in arresti. All'interno del quartiere Testaccio si sono svolti veri e propri rastrellamenti, in particolare da parte di polizia in borghese, mentre su Lungotevere continuavano le cariche della Finanza. Anche l'infopoint è stato aggredito e sgomberato. Un corteo di studenti in uscita dalla Sapienza è stato caricato con i blindati in piazzale Aldo Moro. In serata un altro corteo è partito da piazza Barberini, è transitato da piazza della Repubblica per giungere poi nei pressi della questura.
Anche a Napoli nel pomeriggio si è tenuta una grande manifestazione a cui ha partecipato il PMLI diffondendo un volantino contro la provocatoria retata poliziesca, andato letteralmente a ruba.
L'ondata repressiva è stata benedetta dal governo del neoduce Berlusconi e dal suo ministro dell'Interno, il fascio-leghista Maroni. Colpisce però il fatto che sia stato il procuratore capo della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli (PD), a rivendicarne la paternità e la gestione indicendo a questo scopo una conferenza stampa in cui si è spinto a definire i manifestanti arrestati "un'organizzazione paramilitare". Una definizione che fa propria e va oltre la famigerata definizione del ministro Brunetta degli "studenti guerriglieri".
Ciò fa supporre che questa operazione sia stata voluta e gestita in prima persona da quella parte della magistratura legata in qualche modo al PD o a spezzoni di esso. Forse con la volontà di accreditarsi come partito affidabile e decisivo nel quadro della difesa del regime neofascista che potrebbe essere messo a dura prova da un autunno che si annuncia caldo sul fronte operaio e studentesco.

Abbattere Berlusconi
Certo è che si è trattato di un bel regalo al nuovo Mussolini e al suo governo sia in vista del G8 dell'Aquila, sia nel quadro del completamento del disegno piduista e fascista che sta cambiando totalmente i connotati costituzionali, istituzionali, parlamentari, politici, dell'istruzione, civili, ambientali, sociali, sindacali del Paese in base agli interessi della destra della classe dominante borghese. La fascistizzazione e la militarizzazione delle scuole, delle Università e del Paese e la repressione di ogni dissenso e conflitto sociale e di classe sono parte integrante di questo progetto.
Per bloccarlo non c'è altra via che scendere in piazza per abbattere il governo del neoduce Berlusconi. Subito, prima che esso imponga la camicia nera al popolo, dopo averla messa alle istituzioni.
Non solo il mondo dell'istruzione - studentesse, studenti, personale docente e non docente e ricercatori -, ma anche il movimento operaio e sindacale, i partiti, le organizzazioni, i movimenti, i media e le masse antifascisti hanno il dovere di raccogliersi in un fronte unito per far sloggiare da Palazzo Chigi il nuovo Mussolini.
Intanto, tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche e antifasciste devono unirsi e mobilitarsi affinché siano subito liberati tutti gli arrestati.

8 luglio 2009