Pubblico impiego e studenti in piazza con la Cgil
La Camusso ignora l'infame accordo del 28 giugno e non spende una parola contro il capitalismo. Lo slogan sulle magliette "Sono Stato io" è un inganno

"Pubblico è futuro", con questa parola d'ordine la CGIL nazionale, la FP-CGIL (Funzione pubblica) e la FLC-CGIL (Federazione lavoratori della conoscenza) hanno indetto una manifestazione nazionale a Roma, sabato 8 ottobre. Una giornata di lotta attesa e ancor più motivata dagli ultimi provvedimenti antipopolari del governo che vedono proprio i lavoratori pubblici, e quindi i servizi dove essi lavorano, duramente colpiti, con contrattazione e carriere bloccate, sette anni di ritardo per il rinnovo del contratto, slittamento delle liquidazioni, blocco del turnover, innalzamento dell'età pensionabile delle donne, 300 mila posti in meno tra il 2008 e il 2013 (solo nella scuola, dal 2009 al 2012 il taglio dei posti in organico sarà di 131.900 unità, tra 87.400 docenti e 44.500 ata), oltre al blocco del rinnovo delle RSU e ai provvedimenti restrittivi sulle malattie e assenze.
Sono arrivati in 20 mila da tutta Italia, tra ricercatori dell'università, precari della scuola e della pubblica amministrazione, lavoratori delle cooperative sociali, infermieri, vigili del fuoco. I lavoratori del pubblico impiego e della conoscenza, insieme a studentesse e studenti e famiglie con bambini in piazza della Repubblica con la volontà di far sentire la loro voce proprio sotto i palazzi del governo del massacratore sociale Berlusconi.
Accanto ai lavoratori pubblici delegazioni ufficiali della Filcams-Cgil (commercio) e Fillea-Cgil (legno e affini), i pensionati, i lavoratori dell'agroindustria e di tutti i settori rappresentati dalla Confederazione, mossi da obiettivi "pienamente condivisi".
Significativa la presenza alla testa del corteo di alcuni appartenenti all'Associazione nazionale partigiani italiani, con lo striscione: "Un paese senza memoria è un paese senza futuro - 25 aprile 1945".
Massiccia la presenza di studentesse e studenti, chiamati da UdS (Unione degli studenti) e Rete degli studenti, che hanno sfilato nel corteo "per essere al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici del settore pubblico della Cgil, per ribadire che senza pubblico non c'è nessun futuro". Questo perché, dicono, "crediamo che lo smantellamento della scuola e dell'università pubblica siano un pezzo del disegno generale di questo governo di distruzione dello stato sociale e del concetto stesso di pubblico".
Il lungo, combattivo e colorato corteo ha sfilato per la capitale fino a piazza del Popolo, pieno di cartelli, slogan e fischi contro i gerarchi Gelmini e Brunetta e, principalmente, contro il neoduce Berlusconi preso di mira, però, da tante ironiche caricature sulle sue vicende personali. "Noi siamo fuori dal tunnel la Gelmini no" si legge in uno degli striscioni dei lavoratori dell'università. Tanti cartelli denunciano il sovraffollamento degli asili nido e delle scuole materne: "La civiltà di un paese si misura da come tratta bambini e anziani". Un altro "Renato, Renato, Renato adesso a casa vacci tu" contro l'attacco del ministro Brunetta ai periodi di reperibilità in caso di malattia e sul tormentone delle visite fiscali. Ci sono anche i No Tav: "No tagli, no TAV uniamo le lotte". Il più grande recita: "Senza il pubblico sei privato dei tuoi diritti". Nel cielo volano invece decine e decine di grandi palloncini della confederazione sindacale.
Fuorviante e ingannatorio lo slogan "Sono Stato Io", fatto stampare sulle magliette e indossato da alcuni manifestanti. Per per dire cosa? Che lo Stato sarebbero i lavoratori e non la macchina burocratica e repressiva della classe dominante borghese. Che i servizi funzionano se noi lavoriamo bene, nonostante i tagli? Che noi siamo responsabili come il governo? Per questo è errato, come è limitata e generica la parola d'ordine della manifestazione che non va al cuore del problema: la macelleria sociale del governo deve cessare, la manovra va affossata e il nuovo Mussolini va buttato giù con la piazza! I servizi sociali, assistenziali e l'istruzione devono essere pubblici, e ricevere i finanziamenti statali provenienti dalla fiscalità generale, per questo gratuiti e governati dal popolo per controllarne il funzionamento e che i diritti dei lavoratori sono inderogabili.
Dai comizi finali dei tre segretari di categoria si levano proclami che poi la Cgil nel suo insieme, dopo la firma dell'infame accordo del 28 giugno, non si impegna certo a mantenere. Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc, e Rossana Dettori, della Fp, non hanno fatto che confermare questa linea di arrendevolezza al governo.
La segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso ha parlato un po' di tutto, ma non ha detto una parola sull'infame accordo del 28 giugno, al quale ha confermato la firma il 21 settembre scorso, senza nemmeno consultare i lavoratori, dove ha sancito il tradimento degli ultimi due anni di lotte contro la controriforma delle relazioni industriali e della contrattazione. Non ha voluto dire che l'origine delle disuguaglianze, dello sfruttamento, del lavoro nero è il capitalismo e che occorre affossare la manovra e abbattere il massacratore sociale Berlusconi e indire lo sciopero generale nazionale di otto ore.
Le parole d'ordine sono state al di sotto delle aspettative dei manifestanti che sono andate deluse. La combattività della piazza dimostra che c'è la forza per condurre avanti la lotta sociale fino ad un nuovo 25 Aprile! La manifestazione si è conclusa al canto di "Bella Ciao!" e con l'appuntamento del 15 ottobre a Roma.

12 ottobre 2011