Intervenendo alla Conferenza mondiale sulla sicurezza
Putin contesta l'imperialismo Usa
Si inasprisce la rivalità tra l'imperialismo russo e quello americano
Nell'intervento del 10 febbraio alla 43ma Conferenza mondiale di Monaco sulla sicurezza, sul tema "Le crisi globali, la responsabilità globale", il presidente russo Vladimir Putin ha contestato apertamente le posizioni dell'imperialismo americano e ha rilanciato la rivalità sempre più evidente tra l'imperialismo russo e quello americano.
Antefatti dell'intervento di Putin le dichiarazioni pochi giorni prima del nuovo segretario alla Difesa americano Robert Gates che ha difeso il massiccio programma di spese militari deciso dall'amministrazione Bush perché "non sappiamo cosa succede in paesi come la Russia, la Cina, l'Iran o la Corea del Nord, (...) dobbiamo considerarli una minaccia ed essere pronti ad affrontarla"; l'intervento di Gates provocava una dura reazione dei vertici militari già in allarme per la decisione americana di spostare ancor più vicino alle frontiere russe le più importanti centrali radar, quelle delle Hawaii alle Aleutine, nel Pacifico, e di installarne di nuove nella Repubblica Ceca, nonché di installare in Polonia nuovi sistemi antimissile, ufficialmente contro eventuali "attacchi nordcoreani".
Il capo di stato maggiore dell'esercito russo, il generale Yurij Baluyevskij, definiva le mosse americane "una minaccia più grave di quelle che incombevano sulla Russia ai tempi della guerra fredda". Così Putin pur riferendosi a Bush come a "un amico" a Monaco ne ha contestato pubblicamente le principali mosse.
A partire dalla concezione di un mondo unipolare delineata dall'amministrazione Bush, " un mondo in cui c'è un solo padrone e un solo sovrano", la cui applicazione nelle relazioni internazionali ha prodotto "azioni unilaterali e spesso illegittime" che "hanno generato nuove tragedie umanitarie e creato nuovi focolai di tensione". E dopo aver denunciato che "oggi stiamo assistendo a un uso quasi incontenibile e ipertrofico della forza negli affari internazionali di una forza militare che sta spingendo il mondo in un abisso fatto di un conflitto dopo l'altro, (...) con un disprezzo sempre maggiore dei principi basilari della legge internazionale", Putin ha attaccato direttamente gli Usa sostenendo che "le norme legali indipendenti si stanno di fatto sempre più avvicinando al sistema legale di un unico stato, e precisamente gli Stati Uniti, i quali hanno varcato i propri confini nazionali in tutte le sfere: economica, politica e umanitaria e si sono imposti sugli altri stati".
Ciò che preoccupa Putin è ovviamente lo spazio limitato e sempre più ridotto dall'aggressiva politica americana di un imperialismo russo che proprio sotto la sua presidenza ha iniziato a rialzare la testa. Quindi la contestazione principale di Putin è che gli Usa fanno da soli mentre dovrebbero cercare "un equilibrio ragionevole tra gli interessi di tutti i soggetti delle relazioni internazionali". Soggetti tra i quali cita le emergenti Cina e India, oltre alla Russia e all'Unione europea, i protagonisti del multipolarismo contrapposto all'unipolarismo americano. Infatti con argomentazioni analoghe a Bush, "non possiamo restare indifferenti ed estranei ai vari conflitti interni che affliggono alcuni paesi, ai regimi autoritari, ai dittatori e alla proliferazione delle armi di distruzione di massa" sostiene la necessità comunque di un intervento, anche militare, con la condizione che "l'unico meccanismo che possa prendere decisioni sull'uso della forza militare come ultima risorsa è la Carta delle Nazioni Unite". Se lo decide l'Onu va bene, sembra di sentire Bertinotti.
In merito Putin non si è sottratto a una polemica diretta col ministro della Guerra italiano Antonio Parisi intervenuto poco prima: "il ministro italiano della Difesa ha detto che l'uso della forza può essere considerato legittimo quando la decisione venga presa dalla NATO, dall'Unione Europea o dalle Nazioni Unite. Invece il ricorso alla forza può essere considerato legittimo solo se la decisione è stata presa nell'ambito delle Nazioni Unite. E non abbiamo la necessità di sostituire le Nazioni Unite con la NATO o con l'Unione Europea". Una bella bacchettata all'interventista Parisi.
Putin ha ricordato che la Russia sta rispettando gli impegni per "ridurre il nostro potenziale missilistico nucleare strategico a 1700-2000 testate nucleari entro il 31 dicembre 2012" e polemicamente ha sostenuto "speriamo che anche i nostri interlocutori americani agiscano in modo trasparente e non mettano da parte 'per le giornate nere' un paio di centinaia di testate nucleari superflue".
Ha contestato la politica delle guerre stellari rilanciata da Bush, come gli sviluppi di nuovi sistemi di difesa missilistici contro i missili intercontinentali: "armi missilistiche con una portata di cinque-ottomila chilometri in grado di minacciare realmente l'Europa non esistono in alcuna delle cosiddette nazioni problematiche. E nel vicino futuro e in prospettiva questo non accadrà e non è nemmeno prevedibile. E qualsiasi ipotetico lancio, per esempio, di un missile nordcoreano sul territorio americano attraverso l'Europa occidentale sarebbe in evidente contraddizione con le leggi della balistica". I sistemi americani da dislocare in Polonia non servono quindi allo scopo dichiarato ma sono contro la Russia.
Ha contestato ai paesi Nato la non applicazione del Trattato sulla riduzione delle forze armate convenzionali in Europa del 1999 che la Russia si appresta a onorare con lo smantellamento delle ultime basi in Georgia e Moldova. Anzi ha accusato che "in Bulgaria e in Romania compaiono le cosiddette basi americane avanzate con circa cinquemila uomini ciascuna. Risulta che la NATO ha dispiegato ai nostri confini le sue forze avanzate mentre noi, continuando a rispettare gli impegni del trattato, non reagiamo in alcun modo. Penso che sia ovvio che l'espansione della NATO non ha niente a che fare con la modernizzazione dell'Alleanza stessa o con la necessità di rendere più sicura l'Europa. Al contrario, rappresenta un grave fattore di provocazione che riduce il livello di fiducia reciproca. E noi abbiamo il diritto di chiedere: contro chi si sta svolgendo questa espansione?". Domanda retorica, risposta ovvia: la Russia. Che anche con l'intervento di Putin a Monaco alza il tono della polemica col rivale imperialista.

21 febbraio 2007