100mila in piazza a Mosca: "Putin vattene"

La contestazione dei risultati delle elezioni per il rinnovo del parlamento russo, la Duma, del 4 dicembre scorso era iniziata subito dopo con denunce di brogli ma non si è fermata come in passato a deboli proteste spentesi nel giro di pochi giorni, ha dato il via a un largo movimento che al grido di "Putin vattene" ha portato in piazza a Mosca il 10 dicembre almeno 100 mila manifestanti e altre decine di migliaia in molte altre città della Russia, dal Baltico al Pacifico.
Le elezioni parlamentari si presentavano come un passaggio formale, con la vittoria scontata del partito Russia Unita, del premier Vladimir Putin e del presidente Dimitri Medvedev, lungo il percorso tracciato dai due che li porterà a scambiarsi di nuovo le cariche dopo le presidenziali del 4 marzo prossimo. Un colpo al progetto lo ha dato il risultato inaspettato del crollo di Russia Unita, sceso dal 64 al 49% dei voti validi, che toglie la maggioranza assoluta in parlamento a Putin e lo costringerà a scendere a patti con altre formazioni per dare vita al governo. Ma il nuovo zar del Cremlino non se ne è preoccupato più di tanto e il primo commento postelettorale era: "ora abbiamo garantito di fronte a noi un periodo di completa stabilità". Quello garantitogli dalla sua riforma costituzionale che gli permetterebbe di restare sulla sedia di presidente per i prossimi dodici anni.
Un progetto contestato dai dimostranti scesi in piazza per denunciare numerosi brogli che avrebbero favorito il risultato di Russia Unita. Ai 100 mila scesi in strada a Mosca il 10 dicembre si sono uniti i 15 mila di San Pietroburgo e le migliaia in tante città da Perm a Ekaterinburg, da Novosibirsk a Khabarovsk, con striscioni o cartelli centrati sulla denuncia dei brogli e contro Russia Unita: "via il partito dei ladri e degli imbroglioni".
Fra le richieste avanzate dai manifestanti l'annullamento delle elezioni politiche e la ripetizione del voto, il licenziamento del presidente della commissione elettorale centrale Vladimir Churov, l'apertura di inchieste sui brogli denunciati e la punizione dei responsabili, la liberazione dei manifestanti arrestati nelle manifestazioni dei giorni precedenti. E la convocazione di una nuova grande manifestazione di protesta per il 24 dicembre.
21 dicembre 2011