Al 5° Congresso nazionale di Rimini
RIFONDAZIONE SVOLTA A DESTRA
Tagliati i ponti con l'esperienza storica del socialismo e con i grandi maestri del proletariato internazionale. Apertura al "centro-sinistra'' con il quale il falso partito comunista farà la campagna elettorale del 26 maggio
LA NUOVA STRATEGIA DI BERTINOTTI PER INTRAPPOLARE I NO GLOBAL E LE NUOVE GENERAZIONI NEL CAPITALISMO

Pensavamo di aver detto tutto ciò che vi era da dire sul 5° Congresso del PRC attraverso la nostra critica alle tesi congressuali pubblicata su "Il Bolscevico'' n. 5/2002. Ma Bertinotti ci riserva sempre delle novità (tutt'altro che positive) e così siamo costretti a tornarci sopra.
"Rifondazione, rifondazione, rifondazione'' ripete il pannello che campeggia nella sala riminese semibuia dove, dal 4 al 7 aprile, si è tenuto il congresso nazionale del PRC. Un'insistenza spasmodica che pone l'accento sulla volontà di questo partito di "rinnovare'' e di "rinnovarsi'', ma per cosa e per andare dove?
è stato autodefinito il "congresso della svolta''. Ma una svolta a sinistra, come l'ha aggettivata "Liberazione'' e lo stesso Bertinotti, o una nuova e definitiva svolta a destra? Senza ombra di dubbio si tratta di una svolta a destra, tant'è che la relazione di Bertinotti ha suscitato gli apprezzamenti della leadership del "centro-sinistra'' da Rutelli, a Fassino, a Cossutta.
Una svolta a destra perché il PRC con questo congresso taglia completamente e definitivamente i ponti con l'esperienza storica del socialismo e con i grandi maestri del proletariato internazionale. Una rottura che nei riguardi di Stalin e dell'esperienza della dittatura del proletariato in Urss si fa addirittura violenta e rabbiosa, paragonabile solo ai classici toni usati dai reazionari e dagli anticomunisti viscerali, modello Berlusconi, per attaccare e denigrare i maestri del proletariato internazionale apostrofandoli con i peggiori aggettivi.
Sappiamo di mettere a dura prova la pazienza dei nostri lettori, ma non ci possiamo esimere dal proporvi una lunga citazione della relazione di Bertinotti che ben chiarisce, a questo proposito, la svolta a destra sul piano ideologico, culturale e strategico del PRC.
"Qualcuno ci ha detto: - conclude Bertinotti la sua relazione - ma perché proprio ora i conti così duri e profondi con lo stalinismo? Perché da Livorno (luogo dove il PRC ha tenuto la celebrazione dell'80° anniversario della nascita del PCI nel gennaio dell'anno scorso, ndr) avete proseguito questo impegno, questo scavo? Perché quando si resiste è l'avversario a fissare il campo dello scontro e le gerarchie dei problemi, dunque in quel tempo qualche omissione è comprensibile. Ma quando si affaccia la possibilità di riprovarci, quando matura la possibilità e la necessità di rifondare la politica a partire dal movimento e contemporaneamente di riacciuffarla proprio al suo punto più alto, quello della trasformazione della società, allora non puoi portarti il piombo nelle ali, devi dimostrare la tua possibilità di fare l'una e l'altra cosa per chi sei, per come sei, per la cultura che porti, per l'idea di società che proponi, il movimento dei movimenti, il nuovo mondo possibile, per noi il socialismo, si ergono contro questa modernizzazione capitalista in nome di un processo di liberazione delle donne e degli uomini. Il nostro comunismo può parlare lo stesso linguaggio se si libera di un rovesciamento drammatico intervenuto nella nostra storia. Se si libera del fardello di oppressione che ci portiamo dietro. Di quella storia compagne e compagni che l'hanno vissuta, lontano dal suo epicentro, e dentro una storica originalità come quella italiana, portano diversamente i segni, ma tutti con la nobiltà di chi ha combattuto una causa grande che qui ha costituito la Repubblica democratica. Ma tutto questo non ci può abbagliare. Lo stalinismo è incompatibile col comunismo. La critica di una parte della nostra storia, lo sradicamento dal nostro codice di ogni forma di autoritarismo, di sostituzione del potere dei rappresentanti alla liberazione delle donne e degli uomini, la contestazione dell'autonomia della politica dalla vita, dal lavoro e dalla società è parte non di uno scontro sugli anni '30 in oriente, ma sugli anni 2000 nel mondo. Due uomini della liberazione, un leader latino americano del movimento e un grande intellettuale del '900 europeo hanno scritto sul rapporto tra passato e futuro due cose che vorrei prendessimo in consegna. Scrive Walter Benjamin: `C'è un quadro di Klee che si intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede, una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta'.
Frei Betto - aggiunge e conclude Bertinotti - ci parla della bussola con cui affrontare questa tempesta, ci dice quale deve essere il nuovo mondo possibile: `Proponiamo - ha scritto Frei Betto - di definire questa società con un termine che riassume, da circa due secoli, le aspirazioni dell'umanità a un nuovo modo di vivere, più libero, più ugualitario, più democratico e più solidale. Un termine che - come tutti gli altri (`libertà', `democrazia', ecc.) - è stato manipolato da interessi profondamente antipopolari e autoritari, ma che non per questo ha perduto il suo valore originario ed autentico: socialismo'''.

IL SOCIALISMO
Ecco dunque spiegata la "svolta'' del PRC e il senso della sua "rifondazione''. Il PRC si "rifonda'' sul riformismo rinnegando la storia del comunismo. Bertinotti ha tolto dalle ali di Rifondazione "il piombo dello stalinismo'' per sostituirlo con il piombo del capitalismo e dell'imperialismo.
Egli supporta culturalmente la sua strategia riformista ricorrendo a due intellettuali democratici borghesi inquinatori del marxismo con la religione. Il filosofo tedesco Walter Benjamin, suicidatosi nel 1940, attraverso la teologia ebraica e il frate domenicano brasiliano Frei Betto attraverso la "teologia della liberazione'' cattolica. Il "socialismo'' di quest'ultimo, adottato da Bertinotti, non è altro che la riproposizione della trilogia della Rivoluzione francese borghese del 1789: "Libertà, uguaglianza, fraternità'', alla quale viene aggiunta come "valore imprescindibile'' un'assoluta e quindi astratta e borghese "democrazia''. Per Betto, e quindi per Bertinotti, il "socialismo'' equivale a una "civiltà solidale'' fondata su "un nuovo modo di vivere, più libero, più ugualitario, più democratico e più solidale'' e che si realizza nell'ambito della società borghese.

BERLUSCONI
A una svolta a destra sul piano ideologico e strategico corrisponde gioco forza una svolta a destra anche sul piano politico, programmatico e organizzativo.
Bertinotti dedica una consistente parte del suo discorso a negare l'esistenza in Italia di un regime neofascista e a sostenere che Berlusconi e il suo governo non sono espressione di un nuovo fascismo bensì di un supposto "nuovo capitalismo mondiale''. "Cos'è il governo Berlusconi? - si chiede Bertinotti - Il ritorno del vecchio fascismo, il riemergere di un vizio antico e profondo dell'Italia che si riveste di nuovo, o è l'affermarsi aggressivo e spregiudicato di un nuovo capitalismo? La tendenza neoautoritaria che si manifesta in una sorta di democrazia autoritaria o nello svuotamento della democrazia fino a ridurla a un vuoto simulacro nasce con Berlusconi, e con lui morirebbe, oppure il governo delle destre in Italia è un caso, una specificità, certo, ma di una tendenza più generale che investe i paesi capitalisti nell'era della globalizzazione?''. Scontata la risposta del rimbambito e imbroglione capofila dei neorevisionisti e trotzkisti italiani: "Questa non è la riedizione del vecchio fascismo... ciò che abbiamo di fronte è il nuovo capitalismo''. In quattro e quattr'otto, Bertinotti si è rimangiato persino il suo generico e sfiatato "Allarme democratico'' da lui stesso lanciato dalle colonne di "Liberazione'' solo qualche mese fa.
Bertinotti non vede il regime neofascista di Berlusconi, come Bordiga, Gramsci, Togliatti e la "sinistra'' borghese non videro in tempo l'ascesa del regime di Mussolini. Con le ben note conseguenze.

"CENTRO-SINISTRA''
Ne sarà soddisfatto Berlusconi, come sono soddisfatti gli esponenti del "centro-sinistra'', delle inattese aperture ricevute dal segretario di Rifondazione, il quale ha smussato assai i toni critici verso gli ex alleati di governo con i quali intende ora stringere un'"unità d'azione'' istituzionale, parlamentare ed elettorale. In riferimento all'"ostruzionismo'' parlamentare sulle leggi delega e agli eventuali referendum, ma soprattutto annunciando che il PRC, come del resto sta già avvenendo nella pratica, farà la prossima campagna elettorale per le amministrative parziali del 26 maggio insieme al "centro-sinistra''.

LA "COSTITUENTE DELLA SINISTRA ALTERNATIVA''
L'opportunismo dei dirigenti di Rifondazione non ha veramente limiti. Da una parte trescano col "centro-sinistra'' e dall'altra cercano di intrappolare il movimento no-global e le nuove generazioni nella propria strategia riformista, pacifista, parlamentarista, elettoralista e governativa attraverso la cosiddetta "costituente della sinistra alternativa'', che "deve nascere assumendo il rapporto col movimento, a partire dalla discriminante contro la guerra e contro il neoliberismo, come fondativi della propria soggettività politica costituendosi, in un processo aperto e plurale''.
Una "sinistra alternativa'' tutta interna al sistema capitalista e imperialista che si prefigga solo una generica battaglia contro un'altrettanto generica guerra e contro il neoliberismo, che è solo l'attuale politica economica dell'imperialismo.

L'IMPERIALISMO
Del resto Bertinotti ha confermato di rinnegare completamente la categoria leninista dell'imperialismo. E questa rinuncia lo porta a non vedere nemmeno la natura imperialista dell'Europa che ritiene possa addirittura, fermo restando il capitalismo, "diventare parte della costruzione di un altro mondo possibile''. E lo porta a non vedere e a denunciare la natura imperialista, sionista e nazista di Israele. Al contrario il capofila trotzkista, terrorizzato dalla possibilità di essere isolato da Israele e dall'imperialismo, all'indomani della manifestazione nazionale di Roma per la Palestina, ha concluso il congresso urlando "Siamo tutti ebrei'', quando mai come adesso occorreva dire che siamo tutti palestinesi.
Ecco dunque cosa significa "Rifondare, rifondare, rifondare''. Significa disfarsi di tutte le idee, i valori, le parole d'ordine classiche del movimento operaio nazionale e internazionale, dell'antifascismo, dell'antimperialismo, dell'internazionalismo proletario e abbracciare il liberalismo borghese di "sinistra''. Da qui la teorizzazione del "nuovo movimento operaio''.
A puro scopo informativo, diciamo anche che la mozione politica finale che approva la relazione del segretario è passata con 452 voti su 549, con i voti contrari della sola minoranza ufficialmente trotzkista di Ferrando che ancora una volta abbaia ma non morde, limitandosi a coprire a sinistra Rifondazione. Bertinotti è stato invece rieletto segretario dall'87,5% dei componenti il Comitato politico nazionale (Cpn) che si è espresso con 105 voti a favore del segretario uscente, 13 voti a Ferrando e 2 astenuti. Attualmente i rapporti di forza interni all'organo dirigente di Rifondazione fra le varie correnti sono così costituiti: 81 dei 135 membri del Cpn fanno capo alla maggioranza bertinottiana (60%); 35 all'area dell'Ernesto (26%) più due considerati "fuori quota'' (Sandro Curzi, direttore di "Liberazione'' e Giovanni Pesce) che portano la percentuale al 27%; 17 alla minoranza trotzkista di Ferrando (13%).

18 aprile 2002