Nel 2004 e 2005
Rai e Mediaset alleate per favorire Berlusconi
La rete segreta emerge dalle intercettazioni per l'indagine sulla Hdc di Crespi
Una sorta di "Minculpop" segreto di ispirazione piduista posto al vertice di un'alleanza Rai-Mediaset attraverso cui il neoduce Berlusconi e i suoi uomini, in combutta coi massimi dirigenti del "biscione" e del "cavallo alato" di Viale Mazzini, hanno esteso il controllo su quasi tutto il sistema radiotelevisivo nazionale e lo hanno utilizzato a proprio vantaggio per "controllare e orientare l'opinione pubblica nel vivo del paese". Una rete segreta dedita alla manipolazione dell'informazione, alla censura delle notizie che "possono nuocere all'immagine del presidente Berlusconi", che si adopera per rallentare il flusso delle notizie e dei risultati "in caso di risvolti negativi per il cavaliere" alle elezioni amministrative dell'aprile 2005, che decide la gestione delle presenze di esponenti politici nei programmi di punta di Rai e Mediaset per normalizzare e omologare l'informazione e che concorda perfino i palinsesti in occasione di eccezionali fatti di cronaca, come ad esempio la morte del papa nero Wojtyla.
È questo l'inquietante quadro che emerge dal brogliaccio sulle intercettazioni telefoniche realizzate dalle "Fiamme gialle" durante le indagini e depositato agli atti del processo in corso di svolgimento a Milano sul fallimento della società Hdc-Datamedia, il gruppo guidato dall'ex sondaggista di Berlusconi, Luigi Crespi, finito in galera il 28 settembre 2005 con l'accusa di bancarotta fraudolenta aggravata per aver distratto dai bilanci 2001 e 2002 della holding della comunicazione circa 19 milioni di euro.
Lo scorso 27 ottobre le indagini erano state chiuse con il deposito degli atti (47 faldoni) in vista della richiesta di rinvio a giudizio per una ventina di persone.
Tra gli indagati oltre a Crespi e ai consiglieri di amministrazione figurano: Gianpiero Fiorani (amministratore delegato della Popolare di Lodi), Enrico Fagioli (amministratore delegato Efibanca), Fedele Confalonieri (presidente Mediaset), Alfredo Messina (vicepresidente Mediolanum) e Fulvio Pravadelli (consigliere delegato area amministrazione e finanza di Publitalia 80).
I particolari più preoccupanti emergono dalle conversazioni telefoniche di Debora Bergamini, ex assistente personale di Berlusconi e, all'epoca, dirigente della Rai, e di Niccolò Querci, pure lui ex assistente di Berlusconi e, all'epoca, numero tre delle televisioni Mediaset.
Nella "rete segreta del cavaliere" che avvolge e intreccia le vicende della tv di Stato con gli interessi del colosso privato Mediaset ci sono i direttori di Tg1 e Tg5 (all'epoca Clemente J. Mimun e Carlo Rossella) che fanno, è scritto testualmente nelle intercettazioni, "gioco di squadra". Al telefono si sente il notista politico del Tg1 che informa la Bergamini e la rassicura sul fatto che le notizie più spinose per Berlusconi e il suo schieramento saranno relegate in coda al servizio di giornata. C'è Fabrizio Del Noce che assicura i referenti Mediaset che Bruno Vespa, nella sua trasmissione, accennerà "al Dottore (cioè Berlusconi, ndr) in ogni occasione opportuna". Ci sono le parole riferite a terze persone dal direttore generale della Rai Flavio Cattaneo che, di fronte al profilarsi di una sonora sconfitta della cosiddetta Casa delle libertà, chiede di omologare il giudizio elettorale, di minimizzare, di "non confrontare i voti attuali con quelli delle scorse regionali" e ordina che "nella rappresentazione dei risultati elettorali si faccia più confusione possibile per camuffare la loro portata".
Mentre sull'altro versante si sente Querci che, insieme al gran capo dell'informazione Mediaset, Mauro Crippa, concorda la strategia da seguire e si occupa in maniera diretta perfino delle vicende del festival di Sanremo, cioè della trasmissione di massimo ascolto dell'azienda che dovrebbe essere concorrente.
Si tratta di registrazioni effettuate su ordine dei Pm Laura Pedio e Roberto Pellicano stralciate lo scorso maggio dal Gip di Milano Marina Zelante, in quanto ritenute irrilevanti ai fini processuali sul crac di Hdc. Ma non è escluso che nei prossimi giorni le stesse possano essere trasmesse dagli inquirenti milanesi ad altre autorità (i garanti alla Concorrenza e alle Telecomunicazioni o la stessa Procura di Roma) per una valutazione di ordine diverso.
Di particolare rilievo risultano i passaggi (pubblicati da Repubblica il 21 novembre) inerenti la manipolazione dell'informazione su due avvenimenti tra loro concomitanti e i possibili risvolti che in quel momento essi possono avere sul piano politico, ossia: la morte di Wojtyla e il "grave pericolo di un forte astensionismo" alle elezioni amministrative del 3 e 4 aprile 2005.
Alla notizia della morte del papa, il 2 aprile, i responsabili del palinsesto di viale Mazzini, Carlo Nardello e Deborah Bergamini concordano con Mauro Crippa, il loro omologo nell'organigramma Mediaset, di cambiare i palinsesti. Immediatamente la Bergamini informa Fabrizio (forse il direttore di Raiuno Del Noce, appuntano i militari del Nucleo regionale delle Fiamme Gialle) che: "Ciampi sta preparando un messaggio a reti unificate da mandare in onda alla morte del Papa. Debora gli riferisce di aver avvertito Berlusconi. Debora gli dice che Berlusconi pensa che questo metterà in buona luce Ciampi e avrebbe considerato l'ipotesi di rilasciare anche lui delle dichiarazioni".
Subito dopo una donna contatta la Bergamini: "Le due si lamentano di una persona alla quale non riescono a spiegare che bisogna dare un senso di normalità alla gente al di là della morte del papa per evitare forte astensionismo alle elezioni. Il telefono della chiamante è intestato alla Rai". Poi un non meglio identificato Silvio per Debora: "Le dice che domani sarà a Roma per votare. Debora gli spiega i propri impegni. L'uomo dice di avere paura per le elezioni e del probabile forte astensionismo dei cattolici. Debora lo informa che Ciampi ha preparato un messaggio da mandare in onda a reti unificate. I due dicono che Berlusconi non sarebbe credibile se rilasciasse delle dichiarazioni. I due pensano che Letta e Fini lo sarebbero di più ma loro non possono trasmettere propri messaggi a reti unificate. Debora avrebbe dato parere negativo a Berlusconi sulla sua comparsa in tv".
La mattina di lunedì 4 aprile dopo le 10 una certa Linda per Debora: "Linda le passa Niccolò Querci, parlano del lutto nazionale e della programmazione televisiva. Debbi dice che loro fanno la prima serata sul Due (per le elezioni) e quindi gli chiede di mettere una cosa forte in prima serata su Canale 5. Si risentiranno tra un quarto d'ora". Alle 18.51 è il direttore generale a scendere direttamente in campo: "Cattaneo per Bergamini dice di aver parlato con Bonaiuti che era con Piersilvio, ma lui sta tenendo duro anche con gli altri dicendo che non è il caso di mandare in onda i dati. Cattaneo dice che sta rompendo i coglioni Follini, ma prima o poi dovranno dare i dati. Cattaneo dice che terranno più duro possibile".
Alle 19.30, arriva la telefonata direttamente da Arcore. È "Berlusconi per Bergamini". Cosa si dicono resta un mistero, perché il brogliaccio non può riportare le parole di un deputato, quale è appunto Berlusconi. Ma sull'altro fronte Cattaneo non demorde: "Dice che deve essere Nexus a dire che non ha i dati nazionali, non la Rai. Bergamini conferma che non li produrrà Nexus. Bergamini dice che alle dieci e trenta poi il Tg3 potrà dare i dati che vuole. Cattaneo dice che anche Vespa fa la serata elettorale e la Bergamini sostiene che 'tanto Vespa è Vespa'".
Alle 20.38 Benito chiama Bergamini: "Parlano dei dati elettorali che sono dannosi per uno schieramento e quindi è meglio non darli a Vespa".
Il 7, intorno alle 11, tale Riccardo contatta Debora per proporre drastiche soluzioni: "Parlano di politica e Riccardo dice che bisogna cambiare il portavoce di Berlusconi e Debbi risponde che è d'accordo, bisogna cambiare il modo di comunicare".
L'8 aprile un altro sconosciuto per Debora: "Commentano che ormai sono in mano ai comunisti, poi Debora dice che si devono vedere ed insiste che lui vada da lei. L'uomo dice che ha letto i giornali e gli chiede come sta il suo ex capo (parlano di politica); dicono che devono produrre una cosa scritta e seria. L'uomo parla del suo lavoro. Debora dice di andare a pranzo con Comanducci e Del Noce". Intorno a mezzogiorno un uomo contatta la Bergamini. "Parlano del fatto che Berlusconi è stato inquadrato pochissimo dalle telecamere presenti al funerale del Papa. E fanno commenti sul cerimoniale e sui capi di Stato".
Altro che pluralismo e imparzialità dell'informazione!
Questa scandalosa vicenda sulle collusioni Rai-Mediaset è l'ennesima conferma che il regime neofascista per irreggimentare l'opinione pubblica alle manganellate e all'olio di ricino privilegia, ove possibile, il teleimbonimento. Dove una struttura segreta con a capo l'"uomo della provvidenza" e della terza repubblica, il neoduce Berlusconi, controlla direttamente tutta l'informazione radiotelevisiva e una buona parte della carta stampata e decide ogni giorno a tavolino di cosa si deve ma anche e soprattutto di cosa non si deve discutere.

28 novembre 2007