Lo denuncia il rapporto dell'Onu sullo sviluppo umano
LE NUOVE TECNOLOGIE SONO AL SERVIZIO DEL PROFITTO E NON DEI POPOLI PIU' POVERI
Ma affida l'obiettivo di dimezzare la povertà entro il 2015 alla diffusione di Internet e degli Ogm
Il titolo del rapporto 2001 dell'Undp, l'agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo, presentato a Città del Messico il 10 luglio è "Come usare le nuove tecnologie" ed è riferito in particolare alle tecnologie informatiche e delle comunicazioni, ai progressi in agricoltura e in campo medico. In altre parole l'obiettivo che l'Onu si è dato nella Conferenza mondiale di Ginevra del giugno dello scorso anno di dimezzare la povertà tra 15 anni è affidato soprattutto a Internet e al cibo di "Frankestein", gli organismi geneticamente modificati.
Il rapporto denuncia che "la tecnologia viene creata in risposta alle domande del mercato e non alle necessità dei popoli più poveri, che hanno un basso potere d'acquisto". Ben sapendo che le nuove tecnologie informatiche sono una chimera per gli abitanti dei paesi più poveri e per i quasi 2 miliardi di abitanti della terra che non hanno accesso all'energia elettrica e che la ricerca di nuovi medicinali e prodotti più facilmente coltivabili e a maggior resa è orientata dal settore privato alla ricerca del profitto e quindi verso i consumatori e i mercati più ricchi, il rapporto dell'Undp aggiunge che occorrerebbero investimenti mirati sulle necessità dei paesi più svantaggiati. Senza misure coercitive però i ricchi paesi imperialisti possono continuare a fare orecchie da mercante e lasciare all'agenzia dell'Onu il compito di registrare i dati sulla povertà e il sottosviluppo cui è condannata dalla globalizzazione imperialista larga parte della popolazione del pianeta.
La classifica dell'Indice di Sviluppo Umano, calcolato tenendo di conto della speranza di vita, dell'iscrizione scolastica e l'alfabetizzazione tra gli adulti, del reddito procapite, vede sempre ai primi posti i paesi più industrializzati del nord ricco del mondo, in coda ci sono i paesi dell'Africa. Rispetto alla graduatoria dello scorso anno Norvegia e Australia hanno superato il Canada che ha registrato una caduta degli indici di speranza di vita e istruzione. Come il Canada sono gli Stati Uniti, al sesto posto; la prima potenza economica del mondo che per quanto riguarda il reddito procapite sarebbe al secondo posto dietro al Lussemburgo precipita in basso negli indici di istruzione scolastica, al dodicesimo posto, e al ventiquattresimo per speranza di vita, superata anche da Cipro e Spagna. L'alto reddito procapite nasconde infatti una forte diseguaglianza di classe: il 10% della popolazione ricca possiede il 30% dei beni. L'Italia si mantiene negli ultimi anni attorno alla ventesima posizione.
Nella maggior parte dei paesi "l'indice dello sviluppo è cresciuto nell'ultimo quarto di secolo - afferma il rapporto - ma in 20 paesi africani, est-europei e dell'ex Unione sovietica è crollato vertiginosamente". La Russia, la Romania e lo Zimbabwe hanno valori inferiori a quelli del 1975 per via della crescita della miseria e dell'epidemia dell'Aids che hanno ridotto drasticamente le speranze di vita. Il paese che chiude la classifica dello sviluppo, tra i 162 censiti dall'Undp, è la Sierra Leone dove la speranza di vita è di 39 anni, il 68% degli adulti non sa leggere e il reddito procapite è di 448 dollari rispetto i 6.980 della media globale. Un altro segnale del degrado e della povertà è la discriminazione di sesso contro le bambine cui viene negata l'istruzione: il rapporto indica che in 27 paesi tra cui Russia, Kuwait e Croazia la percentuale delle bambine nelle scuole elementari è diminuita di oltre la metà.
I dati assoluti della povertà riportati dal rapporto confermano altre recenti analisi: 2,8 miliardi di persone vivono con meno di 2 dollari al giorno, 2,4 miliardi non hanno accesso ai servizi sanitari di base, quasi un miliardo non hanno accesso all'acqua potabile, 854 milioni di adulti sono analfabeti, 163 milioni di bambini sotto i cinque anni sono denutriti mentre ne muoiono ogni giorno 30 mila per malattie facilmente prevenibili e curabili. Nei paesi industrializzati i poveri, quelli cioè che hanno meno della metà del reddito medio, sono 130 milioni, mentre sono 8 milioni le persone denutrite.
Senza manco sfiorare le responsabilità dell'imperialismo e del capitalismo, che generano povertà, sottosviluppo e sfruttamento, il responsabile dell'Undp, Mark Malloch Brown, ha presentato il rapporto affermando che "ignorare i progressi tecnologici conseguiti in campo medico, dell'agricoltura e dell'informatica significa perdere l'opportunità di trasformare la vita delle popolazioni più povere".
Per quanto riguarda la ricerca sanitaria il rapporto denuncia che solo lo 0,2% della spesa sanitaria mondiale è riservato al malattie quali la polmonite e la diarrea che in percentuale sono le più diffuse nei paesi poveri; solo il 10% della ricerca sulla salute si occupa di malattie facilmente debellabili e che invece rappresentano il 90% dei casi globali.
Nel 1998 la spesa totale per la ricerca sanitaria è stata di 70 miliardi di dollari ma solo 100 milioni sono andati per la malaria. Dei 1223 nuovi farmaci messi a punto tra il 1975 e il 1996 solo 13 riguardavano malattie tropicali. In Africa solo la metà dei bambini entro il primo anno di vita è vaccinata contro la difterite, la tubercolosi, il tetano e la poliomelite mentre in 20 paesi dell'Africa subsahariana la speranza di vita si è abbassata di oltre 7 anni per la diffusione dell'Aids. Il rapporto chiede che almeno l'1% della spesa sanitaria mondiale sia dedicato alle ricerche sulle malattie che colpiscono i paesi poveri.
Per quanto riguarda i progressi tecnologici conseguiti in agricoltura il rapporto sottolinea l'importanza degli Ogm, gli organismi geneticamente modificati per "la creazione di colture resistenti ai virus, tolleranti alla siccità e migliorate dal punto di vista nutrizionale che potrebbero ridurre in modo significativo la malnutrizione che ancora oggi colpisce più di 800 milioni di persone in tutto il mondo e che sarebbero particolarmente preziose per gli agricoltori poveri che coltivano terreni marginali dell'Africa subsahariana". A loro il compito di fare da cavie per gli esperimenti delle coltivazioni di Ogm. Il rapporto evidenzia la necessità di sviluppare nuove qualità di miglio, meliga e manioca, alimenti principali per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo e lamenta la limitazione dell'impegno del settore privato ai prodotti che vanno nei mercati dei consumatori ricchi. Comanda la legge capitalistica della ricerca del profitto, al di là della tutela della salute anche dei consumatori ad alto reddito.
Ultimo capitolo della miracolosa ricetta dell'Undp è quello relativo alla diffusione della tecnologia dell'informatica e delle comunicazioni che "potrebbe consentire il superamento delle barriere dell'isolamento sociale, economico e geografico, potrebbe aumentare l'accesso all'informazione e all'istruzione e permettere alle popolazioni povere di partecipare maggiormente alle decisioni riguardo alle loro vite". Per colmare il divario tecnologico tra il nord ricco e il sud povero del mondo nel rapporto si chiede "l'invenzione di computer a basso costo, senza fili e a schermo sensibile e soprattutto la diffusione di fonti di energia economica ed ecologica". è evidente infatti che l'opportunità di Internet è negata a quasi 2 miliardi di persone che non hanno accesso all'energia elettrica, alla metà della popolazione dei paesi poveri che deve fare dei chilometri per arrivare a un telefono, a un sesto della popolazione mondiale, circa 1 miliardo di persone, che è analfabeta totale. Ma anche laddove tali condizioni fossero superate resta la questione del costo della connessione alla rete: negli Usa la tariffa mensile corrisponde all'1,2% dello stipendio medio mensile mentre in Nepal è del 278%, servono cioè quasi tre stipendi per pagare la quota mensile. Negli Usa si connette alla rete il 54% della popolazione, nell'Africa subsahariana lo 0,4%. Fra le esperienze positive della diffusione delle nuove tecnologie il rapporto cita l'India dove hanno moltiplicato i posti di lavoro; uno sviluppo che non ha certo interessato il 44% della popolazione adulta, che è analfabeta, e che rappresenta uno degli esempi dello sfruttamento a distanza grazie al telelavoro.