Rapporto di Giovanni Scuderi alla 2a Riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI
LA SITUAZIONE POLITICA, LO STATO DEL PARTITO E I NOSTRI COMPITI

Pubblichiamo qui di seguito una larga sintesi del rapporto del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, alla seconda Riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI tenutasi alle ore 15,00 del 10 settembre, qualche ora dopo la commemorazione di Mao.
L'Ufficio politico ha approvato con calore il rapporto e tutti i suoi membri si sono impegnati ad applicarlo nei rispettivi fronti di lotta. Siamo certi che tutti i militanti del Partito faranno altrettanto.
 
Care compagne, cari compagni,
questa mattina abbiamo scritto una bella ed entusiasmante pagina della storia del nostro amato Partito. Anzitutto perché, dopo ben 12 anni, abbiamo potuto rivolgerci pubblicamente alle masse giovanili. Poi perché, per la prima volta, un giovane dirigente dell'ultima generazione ha rappresentato il Comitato centrale in un'occasione solenne qual è la commemorazione di Mao. Infine perché i giovani presenti, col loro entusiasmo e partecipazione al dibattito, hanno dimostrato di aver percepito il nostro messaggio e sono intenzionati a diffonderlo tra i loro coetanei.
Un segnale di crescita e di forza del Partito e del suo gruppo dirigente, una conferma del legame particolare che esiste da sempre tra il Partito e i giovani, una nuova prova che i giovani della classe operaia e delle masse popolari sono gli elementi più sensibili e aperti verso il nuovo, il progredito e la rivoluzione.
Il compagno Denis Branzanti ha dato un contributo fondamentale al successo della manifestazione, che non era facile ottenere in un momento in cui più forti si fanno le influenze, le pressioni, i raggiri e le manovre della classe dominante borghese, del Vaticano, del papa e della chiesa cattolica per coinvolgere i giovani nella difesa del capitalismo e dell'imperialismo e nella lotta contro il socialismo e il comunismo.
Seguendo fedelmente le indicazioni del Partito, contando essenzialmente sulle proprie forze, con alto senso di responsabilità, pur non nelle condizioni ideali, egli ha redatto un importante discorso che dà nuovo nutrimento e le ali alla linea giovanile del Partito. Questo discorso è frutto di un approfondito studio degli insegnamenti di Mao, della linea giovanile del Partito e di una spiccata sensibilità personale del compagno Denis verso le problematiche giovanili. Per tutto questo egli merita un elogio e un ringraziamento da parte del Comitato centrale.
Il compagno Denis, per il ruolo centrale che ha avuto alla commemorazione di Mao e per quello che ha detto, si è assunto una responsabilità personale molto grande verso le masse giovanili, oltreché verso il Partito e il proletariato. Che ne sia cosciente o meno, oggettivamente egli è divenuto a livello nazionale un modello e un esempio rivoluzionari, un punto di riferimento, un dirigente, un educatore e un organizzatore dei giovani di sinistra, a cominciare da quelli che già lo conoscono e che sono nella sua città e regione. C'è da essere certi che egli ne prenderà piena consapevolezza e che saprà regolare la propria vita e il proprio impegno politico di conseguenza.

LA ``SINISTRA'' BORGHESE E' NEL CAOS

Care compagne, cari compagni,
attualmente nella ``sinistra'' borghese regna un gran caos. Nel cosiddetto ``centro sinistra'', che la rappresenta a livello parlamentare e governativo, vi sono molti galli che si disputano la leadership ma nessuno è capace di egemonizzarlo e dirigerlo stabilmente.
La scelte del candidato premier del ``centro sinistra'' per le prossime elezioni politiche ha fatto esplodere le contraddizioni tra i partiti alleati e all'interno degli stessi partiti. Di Pietro addirittura è uscito da questa coalizione e ha costituito un ``terzo polo'', che si colloca al ``centro'' tra il ``centro sinistra'' e il ``centro destra''.
Ma il cosiddetto ``centro'' è superaffollato. Vi sono il PPI di Castagnetti, Rinnovamento italiano di Dini e l'UDEUR di Mastella che si sono federati per fungere da ``seconda gamba del centro sinistra'', l'altra sarebbe costituita dai DS, con i quali aspirano ad avere un rapporto paritario. Rutelli già si propone di guidare questa nuova formazione ``non diessina'', includendovi possibilmente anche i Democratici, ma i suoi promotori al momento ricalcitrano.
Al ``centro'' sono pure i Verdi, il partito socialista dello SDI di Boselli e i Democratici di Prodi e Parisi. Questi ultimi per ora sono isolati. La federazione di Castagnetti, Dini e Mastella li vorrebbe con sé, essi invece vorrebbero coinvolgere la federazione nel loro antico progetto di un nuovo partito all'americana sul tipo del partito di Clinton e Gore.
Al ``centro'' mirano il redivivo e ringalluzzito Andreotti, dopo che è stato vergognosamente graziato dalla magistratura, e D'Antoni. Entrambi, lavorando però ciascuno per conto suo e per sé e il proprio clan, vorrebbero riunire tutti gli ex democristiani dispersi nei vari partiti e così poter utilizzare come alleato governativo, di volta in volta e a seconda delle convenienze del momento, il ``centro sinistra'' o il ``centro destra'', in base alla vecchia teoria di Andreotti dei ``due forni''. Anche il CDU di Buttiglione lavora da tempo per questo progetto, pur facendo parte del ``centro destra''.
Non si può sapere ancora come finiranno tutte queste manovre di riorganizzazione politica e partitica della ``sinistra'' borghese. Anche perché all'interno dei ``centristi'' vecchi e nuovi c'è chi guarda verso il ``centro destra'' come possibile alleato elettorale e governativo. Gli stessi Andreotti e D'Antoni, ma anche il capo dei gladiatori Cossiga e Zecchino, nonché i repubblicani di La Malfa.
L'UDEUR oscilla, è pronto a svendersi al migliore offerente. In Sicilia governa col Polo, in Friuli ha abbandonato il ``centro sinistra'', in Campania è rientrato nei ranghi solo dopo aver ottenuto un assessore da Bassolino, il Bossi del Sud. Forza Italia fa enormi pressioni per spostarlo al ``centro destra'' e cerca di comprare materialmente i suoi parlamentari, assessori e consiglieri.
I DS sono frantumati in tanti fazioni. L'ultima costituita è quella del ministro del lavoro Cesare Salvi che si colloca sulle posizioni del presidente francese, il socialista Jospin.
D'Alema fa corsa a sé, utilizzando sia i DS, per quanto ancora gli è possibile, e le fondazioni di cui è presidente lautamente e apertamente finanziate dai grandi capitalisti. Da Amato ha ereditato Italianieuropei che ha sede a Roma, mentre ha costituito a Firenze la fondazione Millennium facendola gestire al sindaco di quella città Domenici.
Il capofila dei rinnegati del comunismo, colui che ha portato l'Italia in una guerra imperialista dopo Mussolini, si è ormai pienamente omologato all'andazzo corrente dei politicanti borghesi di destra e di ``sinistra'' che si muovono in piena libertà, indipendentemente dai partiti a cui ufficialmente appartengono, avendo solo da rispondere agli sponsor che li finanziano, esattamente come avviene negli Usa.
Nella prima Repubblica il finanziamento occulto dei capitalisti era diretto ai partiti borghesi e del sistema o alle correnti di questi partiti. Con l'avvento della seconda repubblica che ha sfasciato i vecchi partiti parlamentari, introdotto la personalizzazione della politica borghese ed istituito il presidenzialismo a tutti i livelli, il finanziamento occulto o aperto avviene direttamente ai singoli politicanti broghesi.
Il PdCI di Cossutta e Diliberto, sempre più sdraiato nel gramscismo e nel togliattismo per darsi una ragione di esistere e per tenere legati a sé almeno una piccola parte dei vecchi membri ed elettori del PCI, formalmente sta a ``sinistra'' dei DS, ma nella pratica è un'appendice e una copertura di questi ultimi. Il suo futuro è assai dubbio.

IL PRC E IL ``CENTRO SINISTRA''

Il PRC, che fa parte della ``sinistra'' borghese, in particolare della piccola borghesia velleitaria che si crede al centro del mondo e si illude di poter dare lezione al proletariato, non è che stia meglio dei partiti che esso spaccia ingannevolmente e opportunisticamente come ``sinistra moderata''.
Con le ultime sortite di ``Liberazione'' su Nietzsche e di Bertinotti sui naziskin e contro la ``rivoluzione genetica'' sembra che il suo cervello sia andato in corto circuito. Certo è che il PRC non sta passando un buon momento. Elettoralmente non riesce a recuperare i suoi vecchi elettori che ormai si collocano con una certa stabilità nell'astensionismo. Come iscritti non va meglio. Lo ammette lo stesso dipartimento nazionale di organizzazione del PRC quando scrive che ``il tesseramento non ci prospetta un giudizio incoraggiante. Alla fine di luglio scorso a 71.125 iscritti, pari al 74 per cento dello scorso anno (''Liberazione`` del 30 luglio 2000). Questi i dati ufficiali di alcune Federazioni del PRC: Milano 86%, Bologna 84%, Forlì 83%, Catania 74%, Treviso 71%, Pistoia 68%, Biella 65%, Firenze 65%, Napoli 54%, Reggio Calabria 52%, Caserta 51%.
Per risalire la china e recuperare la fiducia e i voti perduti dei suoi iscritti ed elettori, il PRC ne inventa di tutte. Ma avvicinandosi le elezioni è stretto nella morsa della necessità di fare delle alleanze elettorali col ``centro sinistra'' per non sparire o essere superidimensionato in parlamento e dell'esigenza di non scontentare e perdere quella parte della base e dell'elettorato che non ne vuol sapere di allearsi elettoralmente col ``centro sinistra'' e magari governare assieme ad esso.
La tendenza del PRC è quella di trovare un accordo elettorale purchessia col ``centro sinistra'' in cambio di qualche provvedimento a favore dei lavoratori, dei disoccupati e dei pensionati in modo da poter fare ingoiare il rospo ai propri seguaci. Bertinotti ha già dichiarato che è pronto a stipulare un accordo di ``non belligeranza'' o di ``riduzione del danno elettorale'' per il ``centro sinistra'' prospettando tre ipotesi. ``Possiamo, egli ha specificato, presentare liste nel proporzionale e candidati in tutti i collegi. Oppure: le nostre liste e un certo numero di candidati in alcuni collegi del maggioritario. Infine, sempre le nostre liste (nel proporzionale, nota di G.S.) ma nessuno dei nostri uomini nel maggioritario''. Ciò significa in particolare che se alle prossime elezioni politiche si voterà con la vigente legge elettorale il PRC è ancora una volta disposto a svendere i propri voti al ``centro sinistra'', come avvenne con la cosiddetta ``desistenza'' alle elezioni del '96.
Già circolano voci di un'ipotesi d'accordo elettorale col ``centro sinistra'' che prevede dieci collegi riservati a candidati di area PRC, presentati però sotto un simbolo diverso da quello del partito, mentre in tutti gli altri collegi i rifondatori del trotzkismo darebbero indicazioni di voto per candidati del ``centro sinistra''.
Questo accordo, secondo Rifondazione, dovrebbe essere subordinato all'ottenimento nella Finanziaria 2001 di un ``salario sociale'' di 1 milione per 3 anni per i disoccupati di lunga durata, di un aumento di 200 mila lire per le pensioni minime e sociali e per le indennità degli invalidi civili, della detrazione Irpef di 1 milione per i redditi fino a 40 milioni, dell'esenzione dell'Irpef e dell'Ici per la prima casa ed altre misure sociali.
Solo parole, fumo negli occhi, come le famose 35 ore dell'accordo col governo Prodi o sostanza? In ogni caso si tratta di richieste riduttive e alcune fuorvianti rispetto alle necessità effettive dei disoccupati, dei pensionati e dei lavoratori.
Noi, per esempio, chiediamo un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i lavoratori; l'abrogazione della controriforma pensionistica Dini-Prodi e il rilancio di un sistema pensionistico pubblico, universale, unificato, a ripartizione, fondato sulla contribuzione obbligatoria e con una tassa sui profitti dei capitalisti, nonché l'aumento delle pensioni sociali e dell'assegno sociale fino alla metà del salario medio degli operai dell'industria, con la rivalutazione annuale sui dati Istat.
Non c'è dubbio che siamo di fronte a un nuovo inganno da parte dei trotzkisti, mascherato da una parola d'ordine roboante quanto falsa, e cioè ``Redistribuire la ricchezza. Cambiare la vita''. Quando si sa bene, e i fatti lo dimostrano chiaramente, che nel capitalismo né si può ``redistribuire la ricchezza'', né si può ``cambiare la vita''.
Nel capitalismo, gli operai, i lavoratori, i pensionati a basso e medio reddito, le masse popolari, indipendentemente dalle loro condizioni economiche e di vita, sono nient'altro che dei ``liberi'' schiavi assoggettati ``liberamente'' ai capitalisti e alla classe dominante borghese. Ad essi spettano solo le briciole della ricchezza che produce la forza-lavoro, mentre i profitti li incassano i capitalisti, i finanzieri e i giocatori in borsa. Una porzione di questa enorme ricchezza, a volte si tratta di miliardi per i più alti gradi, va distribuita ai manager privati e pubblici, agli amministratori degli affari della borghesia, ivi inclusi i governanti e i parlamentari, e agli alti funzionari dello Stato. A tutti coloro insomma che nel sistema economico, finanziario, commerciale, distributivo, dei servizi, istituzionale, occupano i maggiori livelli direttivi. Una ricchezza che si godono per tutta la vita con pensioni d'oro e gonfi pacchetti azionari.
Non a caso anche i fascisti possono tranquillamente usare la parola d'ordine ``redistribuire la ricchezza''. Come ha fatto Gianfranco Fini che, nell'intervista rilasciata a ``Il Messaggero'' del 3 settembre ha detto che ``il nostro ruolo nella coalizione (di ``centro destra'', nota di G.S.) è di porci il problema di redistribuire in modo equo la ricchezza che produciamo, per andare incontro alle fasce più deboli''.
Non tutto il vertice di Rifondazione condivide la linea di Bertinotti. In esso c'è un forte dissenso e si moltiplicano le correnti. Persino il gruppo che fa capo a Bertinotti si è spaccato. Come è venuto alla luce con la recente crisi del PRC di Roma in riferimento alla giunta Rutelli.
Nessuna corrente però al momento è in grado di rovesciare Bertinotti. La corrente più forte degli oppositori di ``sinistra'', quella guidata dal trotzkista Ferrando, ha addirittura proposto Bertinotti come candidato premier per le prossime elezioni politiche.
Il PRC oggi c'è, e fa dei gravissimi danni nella coscienza delle masse di sinistra, specie giovanili, ma in futuro potrebbe non esserci più, per lo meno con questo nome. Lo stesso Bertinotti, assieme a una parte del gruppo trotzkista de ``il manifesto'', a settori della ``sinistra'' dei DS e ad alcuni centri sociali, lavora per un'altra ``formazione politica''. La sua nascita dipenderà molto dai risultati delle prossime elezioni e della nuova legge elettorale se e quando ci sarà.
In ogni caso noi abbiamo il dovere rivoluzionario e di classe di continuare a denunciare con forza la politica di questo falso partito comunista e a far pressione verso la sua base affinché prenda coscienza dell'inganno di cui è vittima e si leghi al PMLI.
Sarà perciò opportuno non perdere l'occasione della manifestazione nazionale di Rifondazione che si terrà a Roma il 30 di questo mese per distribuire una nuova lettera aperta alle compagne e ai compagni di base di quel partito. Non possiamo farne a meno, anche se dovremo fare uno sforzo economico e organizzativo aggiuntivo rispetto a quelli, già tanto onerosi, che i nostri bravi e generosi compagni compiono tutti i giorni.

IL DUELLO AMATO-RUTELLI

Come è sotto gli occhi di tutti, nella ``sinistra'' borghese è in atto un duello, per adesso con i fioretti, ma presto spunteranno le sciabole e i coltelli, per la candidatura a premier del ``centro sinistra''. I duellanti sono Giuliano Amato, attuale presidente del Consiglio, il ben noto ex braccio destro di Craxi, di cui di recente, a sorpresa, si ritiene essere l'erede, e il sindaco di Roma Francesco Rutelli, già radicale, già verde, già dei democratici, già non credente e ora tutto famiglia, chiesa e patria che si autodefinisce liberal-democratico e che si atteggia alla Clinton.
Il primo porta in dote il ``buon governo'', una legge finanziaria a ``costo zero'', una lunga e comprovata esperienza politica, governativa e istituzionale, un forte accreditamento internazionale e prestigiosi blasoni accademici. Il secondo una ``bella immagine'', i risultati dell'amministrazione della capitale d'Italia, il ``successo'' del cosiddetto Giubileo, l'``indipendenza'' dai partiti del ``centro sinistra'', un progetto di tipo clintoniano espresso, per ora, con le parole d'ordine ``nuovo inizio'' e ``nuovi traguardi''.
Il primo vuol rappresentare l'innovazione e l'ammodernamento nella continuità dello Stato e del sistema economico. Il secondo la ``discontinuità'' rispetto al passato.
Per adesso con Amato stanno Cofferati, Cossutta e Boselli con Rutelli Prodi, Parisi, Cacciari e Mastella. Alcuni grandi capitalisti, come Tronchetti Provera e Colaninno stanno col primo, altri, come Abete e Geronzi, col secondo. Nel Vaticano si dice che tifano per il primo Sodano e Ruini e per il secondo Silvestrini e Paglia.
Di certo è che entrambi strizzano l'occhio al papa e alla chiesa cattolica. Rutelli ha detto a ``La Stampa'' del 22 agosto: ``La mia formazione e adolescenza sono state cattoliche fino a una profonda rottura, cui è seguito un percorso di cui non ho mai parlato in pubblico. Ma forse è la volta di farlo: da quando nel 1982 ero nel partito radicale, e io e mia moglie (la nota giornalista Barbara Palombelli, nota di G.S.) abbiamo deciso di battezzare nostro figlio, fino al 1995 quando ci siamo sposati anche in Chiesa''.
Amato al ``Corriere della Sera'' del 30 agosto invece ha detto: ``Considero credere in Dio, l'avere fede, come qualcosa che fa parte della vita quotidiana, è un sovrappiù di amore verso gli altri, è un modo di agire nei confronti del prossimo... Ebbene questa cosa mi manca, anche se ne sento evidentemente il bisogno... Se mi pongo invece la domanda su come chiamare quell'Entità a cui si deve l'Universo in cui tutti viviamo, ebbene come minimo io lo chiamo Dio''. Amen!
A parte l'ipocrisia e il servilismo di questi due neobaciapile, il loro atteggiamento conferma che ancora oggi non è possibile aspirare al posto di premier senza avere il nulla osta del Vaticano, così come della Nato e delle più potenti centrali economiche, industriali e finanziarie nazionali e internazionali.
Chi vincerà tra i due duellanti? Ci dicono che lo sapremo dopo la finanziaria, a ottobre. Comunque costoro hanno fatto sapere, bontà loro, che entrambi saranno nel nuovo governo. Ma il ``centro sinistra'' ce la farà a spuntarla sul ``centro destra''? Per avere una qualche possibilità di successo, come minimo dovrà recuperare l'appoggio di Rifondazione e di Di Pietro. Per questo è già in atto un lavorio da parte dei due duellanti.
Il ``centro destra'' sulla carta, e in base ai sondaggi, parte vincente. La leadership del neoduce Berlusconi è indiscussa e indiscutibile, così come l'egemonia di Forza Italia sul ``centro destra'' che rappresenta la destra borghese. I rapporti di forza elettorali all'interno della coalizione sono troppo a vantaggio di Forza Italia. Inoltre Berlusconi ha un'arma in più rispetto agli alleati: i miliardi e Mediaset.
Con l'alleanza organica tra il Polo e la Lega nord di Bossi, il ``centro destra'' si è molto rafforzato, specie al Nord. In più può contare sui voti del neopartito socialista dei craxiani guidati da De Michelis, Martelli e dai due figli di Craxi e fors'anche sui voti del partito fascista di Rauti e su quelli dei nazisti di Forza Nuova. La candidatura di Berlusconi può essere fermata solo dalla lupara giudiziaria, ma ormai è troppo tardi e il vento è cambiato, e da una legge sul conflitto di interesse sempre annunciata dal ``centro sinistra'', al solo scopo di tenere sotto ricatto il leader avversario e costringerlo al dialogo e al compromesso parlamentare, ma mai promulgata.
L'ultimo a minacciarla è stato Castagnetti che, mercoledì scorso, ha affermato: ``Non sono sicuro che Berlusconi sarà il candidato dell'opposizione. Anzi, sono sicuro che poco prima delle elezioni salterà fuori un altro nome''. A una sola voce, immediatamente, i vari esponenti del ``centro destra'' l'hanno smentito riaffermando che Berlusconi è il candidato ufficiale della loro coalizione.
La ripresa dell'attivismo delle correnti in An - ``destra sociale'' di Storace e Alemanno e ``destra protagonista'' di Gasparri, La Russa e Maceratini - non mette in discussione né la leadership di Berlusconi, né tanto meno quella di Fini. Queste correnti si muovono solo per avere un maggior spazio e potere nel loro partito.
IL GOVERNO AMATO
Amato, al recente convegno delle Acli a Vallombrosa, alludendo al suo governo, ha detto: ``Noi non abbiamo fatto schifo''. In realtà però il governo Amato ha fatto schifo. Perché sul piano sociale non è riuscito a risolvere un solo problema. Né quello della disoccupazione, né quello del Mezzogiorno. I nuovi posti di lavoro non coprono quelli persi tra il '91 e il '94, e in maggioranza sono precari, a basso reddito, senza diritti e senza sicurezza. Il Sud si è allontanato ancor più dal Nord. Il salario è 5 punti sotto l'inflazione che è salita al 2,7% e tende al 3%. I profitti delle imprese invece, in quest'ultimo anno, sono raddoppiati.
In questi ultimi quattro anni - gli anni del ``centro sinistra'' - le trattenute fiscali per i lavoratori dipendenti sono cresciute del 4%, mentre i contributi delle imprese sono diminuiti del 9%.
Secondo un'associazione di consumatori, l'Adusbef, i rincari delle tariffe, dei generi alimentari e della benzina sono costati in un anno 1.564.923 lire a famiglia, per il prossimo anno si prevedono 2 milioni.
Ora Amato parla di una finanziaria a ``costo zero''. Non ci crediamo, ma vediamo. Intanto si parla di un taglio di 3.000 miliardi alla sanità. Ci sarebbe un dividendo, il cosiddetto bonus fiscale, di 15 mila miliardi. Ma non si sa a chi andranno. Per noi è chiaro che devono andare tutti ai lavoratori e ai pensionati a basso reddito. Dovremo farci sentire per questo, e molto forte.

LO STATO DEL PARTITO

Care compagne, cari compagni,
in questo anno che ci separa dalla nostra precedente Riunione plenaria, il nostro Partito ha combattuto bene le sue battaglie contro la seconda repubblica, i suoi governi e i suoi partiti. Qualche istanza però è rimasta più indietro, e ciò va approfondito nel corso del dibattito.
In generale, il Partito si è mosso con coerenza ai deliberati del 4• Congresso nazionale e alle indicazioni della prima riunione plenaria del 4• Ufficio politico. Il Centro ha fatto e continua a fare salti mortali per sbrigare il lavoro in continua crescita, mentre i compagni addetti sono sempre gli stessi e sopportano sforzi al limite della resistenza umana. Siamo riusciti a far partire il lavoro delle Commissioni centrali, anche se esse, per l'assoluta mancanza di tempo dei Responsabili, per gli impegni quotidiani dei suoi membri e per mancanza di fondi, non riescono ad avere delle riunioni plenarie e periodiche. A parte la situazione della direzione del lavoro giovanile, già esaminata e di cui parleremo più avanti, solo il lavoro del Responsabile per il Mezzogiorno non è potuto iniziare.
Con le attività della campagna astensionista per le elezioni delle 15 regioni a statuto ordinario in cui abbiamo avuto modo di denunciare a fondo il federalismo, con la partecipazione ufficiale alle manifestazioni nazionali contro la Nato e l'Ocse, che si sono svolte rispettivamente a Firenze e a Bologna, con i festeggiamenti per il 30• Anniversario de ``Il Bolscevico'', avvenuti per la prima volta con un'iniziativa pubblica, abbiamo ottenuto tre splendide vittorie su scala nazionale. Esse hanno messo in luce, tra l'altro, la crescente capacità del Partito di coinvolgere le masse e di conquistare spazi fra la piccola borghesia soggettivamente rivoluzionaria dell'area dei centri sociali.
La borghesia e i suoi servi neorevisionisti e trotzkisti hanno tentato ancora una volta di fermarci ma non ci sono riusciti. Sono infatti miseramente fallite le due aggressioni dei Carc avvenute a Firenze e a Napoli durante manifestazioni di massa, e gli attacchi provocatori, prima del quotidiano nazionale ``La Nazione-Il Resto del Carlino-Il Giorno'', allora diretto da Vittorio Feltri che si è avvalso della penna dell'infido Andrea Cangini, e successivamente, di recente, del più grosso e autorevole quotidiano della borghesia, il ``Corriere della Sera'' diretto da Ferruccio de Bortoli che ha usato la penna dell'ipocrita Maria Antonietta Calabrò.
La borghesia ha una grande paura del nostro Partito. Non tanto per il presente quanto per l'avvenire. Per questo tiene stretto il cordone sanitario contro di noi e cerca, appena le si offrono delle occasioni, di informarci e di provocarci. Non vuole che il PMLI diventi grande, forte e radicato tra le masse. Ma noi abbiamo dimostrato di essere in grado di reagire politicamente e di saper rispondere colpo su colpo.
Potremmo assestare colpi sempre più devastanti al sistema capitalistico, alle sue istituzioni e ai suoi governi centrale, regionali, provinciali e comunali se noi avessimo più forze, più mezzi, più intellettuali (filosofi, economisti, storici, giuristi, scrittori, biologi, ecc. ecc.) che ci aiutino ad approfondire la nostra linea politica, a colmare quei vuoti culturali e di conoscenza che abbiamo, a rafforzare la lotta ideologica contro la borghesia, il revisionismo, il neorevisionismo e il trotzkismo.
Ciò nonostante, contando sulle nostre attuali forze, noi collezioniamo conquiste su conquiste sui piani programmatico e dell'elaborazione teorica e politica. Siamo ormai prossimi alla pubblicazione del nuovo Programma d'azione del PMLI. Una grande conquista politica e storica che dobbiamo soprattutto al compagno Emanuele Sala, un esempio di operaio autodidatta che ha acquisito a fondo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, oltreché di dirigente marxista-leninista.
Per redigere la bozza del Programma d'azione, egli ha lavorato seriamente, con alto senso di responsabilità e in coerenza con la linea del Partito e con le indicazioni specifiche dell'Ufficio politico. Ha studiato moltissimo prima di formulare le singole rivendicazioni. Certi temi però, come per esempio l'agricoltura, sono rimasti scoperti per motivi di forza maggiore, mancando al Partito delle competenze e delle conoscenze specifiche su di essi.
Il compagno Emanuele ha consegnato puntualmente, secondo la tabella di marcia stabilita, il suo lavoro prima di andare in ferie. Siamo quindi in grado di iniziare il percorso per l'esame e la discussione della bozza presentata da parte dell'Ufficio politico e del Comitato centrale affinché il nuovo Programma d'azione del PMLI venga approvato prima delle elezioni politiche, comunque prima del 1• Maggio che è la data migliore per renderlo pubblico.
Di conseguenza la Sessione plenaria del Comitato centrale che abbiamo programmato sulla bioetica slitterà in data successiva. Anche perché la compagna Monica Martenghi, oberata e sommersa com'è dal lavoro giornalistico e di segreteria, ha avuto solo il tempo di fare una ricerca bibliografica sul tema. Nel frattempo però ella ci ha regalato uno splendido articolo sulla clonazione degli embrioni umani pubblicato sul n. 31 di quest'anno de ``Il Bolscevico'' che ci ha messo in condizione di avere i primi elementi di orientamento scientifico, materialista e di classe su una questione così delicata e controversa sui piani morale, umano e politico.
Il nostro Partito in certe città gode ottima salute, in altre buona salute, in altre malferma salute, in altre ancora cattiva salute. Napoli svetta su tutte le città. Oggi è il modello di riferimento per tutto il Partito. Si distingue per direzione, organizzazione, attività e iniziativa di propaganda e di diffusione de ``Il Bolscevico'', presenza alle manifestazioni di massa, lavoro a favore dei disoccupati, studentesco e giornalistico, studio, stile di lavoro, esercizio della critica e dell'autocritica, proselitismo, coinvolgimento dei simpatizzanti e degli amici.
Ora che ha conquistato, o sta conquistando, nuovi militanti è necessario che migliori e rafforzi il lavoro sui fronti della disoccupazione, studentesco, sanitario e quello contro le giunte comunale, provinciale e regionale. Quest'ultimo fronte, come abbiamo già stabilito nella precedente riunione, è di competenza del Responsabile del PMLI per Napoli e Campania, compagno Francesco Vigorito, che può avvalersi anche dell'opera dei compagni intellettuali napoletani. A questo compagno spettano pure l'elaborazione e la direzione della strategia per lo sviluppo del Partito nella propria città e in regione, nonché la formazione dei militanti e dei simpatizzanti napoletani e campani vecchi e nuovi.
Napoli ha dei militanti e dei potenziali militanti di prima qualità. Particolarmente bravo, centralizzato, disciplinato, coerente con la linea del Partito e ben dotato intellettualmente è il compagno Enrico del Golfo che, sotto la direzione del compagno Emanuele Sala, ha prodotto nel febbraio scorso, in soli 6 mesi di militanza nel Partito, un importante studio sulla sanità in Italia che sarà pubblicato a puntate su ``Il Bolscevico'', a cominciare dal n. 34.
Fra le città che si possono collocare nella fascia della buona salute si distinguono Firenze e Forlì. La prima, sotto la direzione della compagna Antonella Casalini, che come è noto svolge da oltre un anno le funzioni di Segretario provinciale, è in fase di organizzazione e di rilancio. Ormai è in grado di camminare con le proprie gambe ed è sempre più capace di inserirsi nelle contraddizioni e nei movimenti locali senza l'aiuto e l'intervento del Centro.
La chiusura di una storica struttura di massa promossa e diretta dal Partito non più sostenibile politicamente, organizzativamente ed economicamente e che era divenuta un intralcio alla vita e allo sviluppo del Partito, poiché è stata vissuta col giusto spirito, con una chiara visione strategica e con ottimismo rivoluzionario verso l'avvenire, sicuramente gioverà molto al ricompattamento dei compagni fiorentini e allo sviluppo del lavoro politico del Partito a Firenze e in provincia.
Assai azzeccata e tempestiva a questo proposito l'iniziativa di una scuola di Partito alla Cellula Marx Engels, un progetto inedito per certi aspetti, vedi la metodologia.
Se Firenze farà leva su uno dei suoi principali punti di forza, che è costituito dall'affiatamento e dal gioco di squadra del Comitato provinciale, se i suoi dirigenti eleveranno sempre più il loro livello di coscienza politica attraverso lo studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, della linea del Partito e della realtà locale e se darà continuità e sistematicità al lavoro di radicamento e di denuncia della giunta cittadina e di quelle provinciale e regionale, non c'è dubbio che riuscirà ad abbattere le spesse mura che i revisionisti di destra, i neorevisionisti e i trotzkisti, oltreché la borghesia, hanno creato fin dal '67 attorno al Partito nella città per impedirgli di arrivare a legarsi alle masse.
Forlì gode di una forte e competente direzione proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista, di militanti affiatati che vanno a fondo delle cose, di una crescente simpatia e autorevolezza in settori più avanzati delle masse forlivesi, di un certo spazio sui quotidiani locali.
Il Partito è ormai una realtà a Forlì e l'influenza della Cellula Stalin si avverte già a Cesena, Bologna, Salsomaggiore. La tendenza è allo sviluppo, anche se frenato dalla mancanza di mezzi, fondi e tempo a disposizione che impediscono ai compagni di poter tirar fuori tutto il loro grande potenziale rivoluzionario.
Nell'anno che stiamo esaminando, rileviamo che la borghesia ha mietuto nelle nostre file, ma anche noi abbiamo mietuto nelle sue file. Facendo i conti, chi ci ha guadagnato di più siamo noi che abbiamo conquistato nuovi militanti e diversi simpatizzanti e amici.
Mai, in un così breve arco di tempo, abbiamo avuto tante novità riguardo al proselitismo. Segno evidente che la situazione si sta volgendo sempre di più a nostro favore.
Tutti i nuovi militanti sono di buona qualità e sono suscettibili, se ben formati e guidati, di diventare dei marxisti-leninisti di prima linea. Purché, si intende, inizino e portino fino in fondo il processo della propria trasformazione del mondo, marcino in sintonia col Partito e applichino la sua linea.
Bisogna particolarmente correggere ed educare quei nuovi militanti che mostrano di avere tendenze individualistiche e spontaneistiche ed hanno idee errate sulla violenza rivoluzionaria e il terrorismo. L'articolo che il Responsabile della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI ha scritto sul tema costituisce una importante lezione di marxismo-leninismo-pensiero di Mao, un modello di dialettica rivoluzionaria e di difesa puntuale e meticolosa della linea del Partito.
Se chi è sulla strada sbagliata vuole andare d'accordo col Partito deve rigettare le sue idee erronee e allinearsi col Partito. Al limite può anche conservarle se le ritiene, nonostante tutte le spiegazioni, giuste, ma nella pratica deve agire secondo la linea del Partito nel rispetto più scrupoloso del centralismo democratico. In ogni caso non può essere membro del Partito chi non dà garanzie di essere veramente contrario al terrorismo.
I FRONTI DI LOTTA
DA RAFFORZARE
Oggi i nostri maggiori problemi si concentrano sui fronti sindacale, giovanile e giornalistico. Sono questi i fronti che dobbiamo rafforzare urgentemente per mandare avanti più speditamente la colossale opera della costruzione di un grande, forte e radicato Partito.
Per quanto riguarda il fronte giornalistico il principale problema è quello di avere un maggior numero di redattori capaci e qualificati o in grado di diventare esperti nei vari campi di interesse del Partito. Un sogno, che per essere realizzato richiede un forte sviluppo del Partito, in particolare a Firenze. E ciò, purtroppo, non dipendendo unicamente da noi, non può avvenire in tempi brevi. Mentre non siamo in grado di alleggerire il carico di lavoro degli attuali redattori che tirano la carretta da tanti anni, e nemmeno di recuperare al lavoro giornalistico, e ne sentiamo la mancanza, il compagno Ernesto che è totalmente assorbito da un altro incarico strategico. Possiamo solo operare, come già stiamo facendo, per avere degli aiuti esterni alla Redazione. Non appena però si presentano delle possibilità, anche minime, bisogna subito approfittarne per immettere nella Redazione centrale nuovi redattori.
Avere una forte e numerosa Redazione centrale è un obiettivo strategico che bisogna sempre tenere a mente e operare di conseguenza per raggiungerlo. Coscienti che quanto più forte è ``Il Bolscevico'', tanto più forte è il PMLI.
Dal momento che nel Partito sono entrati nuovi operai e altri cominciano ad avvicinarsi a noi, constatando che la classe operaia dà segni di risveglio, vedi la sonora e clamorosa bocciatura dell'accordo integrativo alla Zanussi, e in vista del Congresso della Cgil che dovrebbe svolgersi nel marzo 2001, è assolutamente necessario e urgente dare una forte scossa al nostro lavoro sindacale sia per quanto riguarda l'orientamento e la formazione dei nostri sindacalisti e militanti, sia per quanto riguarda l'elaborazione, il lavoro di massa e gli articoli su ``Il Bolscevico''.
Ai vari livelli congressuali della Cgil noi dobbiamo proporre la nostra strategia del grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori e la nostra piattaforma sindacale, economica, sociale e rivendicativa del nostro nuovo Programma d'azione ricercando l'alleanza tattica con l'``area dei comunisti'' e con ``alternativa sindacale'' mantenendo però sempre la nostra autonomia e indipendenza da essi.
A noi, per ora, date le forze che disponiamo, non importa tanto ottenere dei posti direttivi, che comunque là dove è possibile non vanno disdegnati, quanto costituirci una propria base e dare vita alla Corrente sindacale di classe.
Bisogna mettersi subito a lavorare per prepararsi bene al Congresso della Cgil.
Col discorso di questa mattina del compagno Denis, e con l'introduzione della compagna Monica, noi abbiamo rilanciato alla grande il lavoro giovanile. Ora si tratta di portarlo avanti dandogli una continuità. Tutto quello che potremo fare andrà fatto. Va però detto che a livello centrale, finché non cambierà la situazione, non potremo fare molto di più di quello che già stiamo facendo. Intanto si potrebbe fare un manifesto rivolto ai giovani.
Il Partito deve privilegiare la propaganda e l'azione verso i giovani, specialmente studenti e disoccupati, oltre che verso la classe operaia, e i militanti e i simpatizzanti presenti nelle scuole e nelle università devono applicare la linea studentesca del Partito partecipando in prima linea ai movimenti studenteschi e creando delle organizzazioni studentesche di massa.
Ormai i partiti parlamentari sono in campagna elettorale. Anche noi dobbiamo entrare in campo a bandiere dispiegate. Dobbiamo denunciare e smascherare le proposte menzognere e ingannevoli della destra e della ``sinistra'' borghese e della seconda repubblica e rilanciare la nostra strategia e le nostre proposte del Programma d'azione.
Non sapendo quali saranno le parole d'ordine dei nostri avversari e nemici, non possiamo stabilire oggi e in maniera completa le nostre parole d'ordine elettorali. Indicativamente potrebbero essere queste. Il socialismo non passa dal parlamento. Battere la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e tutti i suoi partiti, per l'Italia unita, rossa e socialista. Astieniti (non votare, vota nullo o bianco).
Comunque noi dovremo ricercare quanto più è possibile il contatto con le masse attraverso dibattiti pubblici, organizzati da noi in sale ``neutre'', banchini e comizi volanti e partecipando ai dibattiti pubblici organizzati dalla ``sinistra'' borghese curando attentamente le questioni tattiche.

L'ESEMPIO DEI DIRIGENTI

Care compagne, cari compagni,
quanto detto nella precedente riunione plenaria dell'Ufficio politico circa l'esempio che devono dare i dirigenti del Partito è tuttora attuale e valido.
Quanto più passa il tempo, quanto più si fa difficile e dura l'azione del Partito, quanto più tardano ad arrivare i risultati sperati, tanto più occorre che i dirigenti siano dei chiari e visibili esempi di dedizione alla causa del socialismo, del proletariato e del Partito.
Noi dirigenti dobbiamo essere i primi in tutto nell'esempio. Soprattutto nel sacrificio, nell'abnegazione, nello studio e nell'impegno politico. Dobbiamo mettere sempre al primo posto gli interessi del Partito e della causa e mai gli interessi personali e familiari. Ciò non nega il diritto-dovere di occuparsi delle questioni personali e familiari. Non nega nemmeno il diritto-dovere al riposo, allo svago, alle relazioni sociali extra Partito.
Ciascuno di noi sa qual è la propria situazione e quindi sa anche, o dovrebbe sapere, come comportarsi di conseguenza per essere in pace con la propria coscienza marxista-leninista e col Partito.
I membri dell'Ufficio politico e del Comitato centrale di vecchia nomina lo sanno molto bene e non si risparmiano per il Partito. I membri di nuova nomina ne hanno preso coscienza gradualmente ma non sempre ce la fanno a essere coerenti. Eppure è bello farcela. Aiutiamoci l'un l'altro per essere dei marxisti-leninisti e dei dirigenti esemplari come Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao.

Coi maestri vinceremo!