Il papa nero Ratzinger equipara il marxismo al nazismo e attacca l'omosessualità

Nel suo ultimo libro-intervista (Luce del mondo: il papa, la chiesa, i segni dei tempi) Ratzinger non smentisce la sua fama di papa nero, tutto proteso a difendere e rafforzare l'autorità dogmatica di stampo medievale della chiesa.
Tra i suoi tanti attacchi all'aborto, al divorzio, al "relativismo", alla libera sessualità, ai media accusati di aver gonfiato lo scandalo pedofilia, alle donne prete e così via, ce n'è uno particolarmente velenoso al marxismo, da lui equiparato d'ufficio al nazismo senza preoccuparsi di fornire uno straccio di argomentazione a sostegno.
"Quanto possono essere distruttive le maggioranze - dice Ratzinger - lo ha mostrato a sufficienza la storia. Per esempio in sistemi come il nazismo e il marxismo, entrambi rivolti contro la verità". E sottolinea che a provocare "oppressione, ingiustizia, orrore" sono stati il nazismo nichilista, che "aveva in animo di sradicare Dio dalla società" e le dittature comuniste, "basate sulla menzogna e sul rigido controllo della circolazione di idee e dei movimenti culturali".
Un'interpretazione più falsa e ipocrita della storia non ci potrebbe essere, dal momento che Ratzinger, che il regime nazista lo ha conosciuto direttamente essendovi stato cresciuto ed educato ed essendo nato per di più nella cattolicissima Monaco culla del nazismo, sa benissimo che quest'ultimo non è mai stato antagonista al cristianesimo, anzi ne ha sfruttato le contraddizioni, i pregiudizi e le pulsioni più profonde e reazionarie, sia in funzione antibolscevica che antisemita. Ha dimenticato forse che sulla fibbia del cinturone i soldati tedeschi avevano inciso il motto "Dio è con noi"? E la benedizione della chiesa al criminale Franco e ai suoi alleati Hitler e Mussolini nella guerra civile spagnola? E il silenzio complice di Pio XII sui crimini di Hitler, dettato dal suo viscerale anticomunismo che lo portava a giustificare il nazismo come un "male minore" di fronte al pericolo rappresentato dall'Unione Sovietica e da Stalin? E il salvataggio di molti criminali nazisti da parte del Vaticano alla fine della guerra?
Un altro attacco particolarmente velenoso Ratzinger lo sferra anche all'omosessualità, scrivendo con somma ipocrisia che ''un conto è il fatto che sono persone con i loro problemi e le loro gioie, e alle quali, in quanto persone, è dovuto rispetto, persone che non devono essere discriminate perché presentano quelle tendenze. Il rispetto per la persona è assolutamente fondamentale e decisivo''. Ma - sentenzia poi tornando in pieno al registro oscurantista medievale - ''non per questo l'omosessualità diviene moralmente giusta, bensì rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto''.
Da notare che l'intervista che compone il libro è stata raccolta l'estate scorsa dal giornalista e scrittore tedesco suo amico Peter Seewald, già autore di altri due precedenti libri-intervista all'allora cardinale Ratzinger: un rinnegato che durante il '68 si professava marxista e aveva anche fondato una rivista sedicente comunista. E che successivamente, proprio dopo una prima intervista a Ratzinger quando era ancora arcivescovo di Monaco e soprannominato "panzerkardinal" per il suo ferreo dogmatismo, si è convertito al cattolicesimo avendone subito la "fascinazione" ed è diventato da allora il suo biografo preferito. Una scelta certo non casuale per il papa nero, quella di servirsi di un rinnegato come testimonianza vivente della "superiorità" della dottrina della chiesa sul marxismo.

26 gennaio 2011