Assurda e irresponsabile posizione di Ratzinger
Il papa condanna il preservativo e predica l'astinenza per combattere l'Aids
La linea sessuofobica intransigente del Vaticano ha la precedenza su tutto, anche a costo di aggravare la spaventosa epidemia di Aids che colpisce 33 milioni di persone nel mondo, di cui quasi 30 concentrate nel solo continente africano.
Lo ha ribadito il papa nero Ratzinger in occasione della sua recente visita in Camerun e in Angola, quando prima ancora di atterrare sul suolo africano, ha scagliato un violento attacco alla distribuzione di preservativi alla popolazione come mezzo di prevenzione dell'Aids, sostenendo addirittura che ciò aggraverebbe il problema: "L'Aids non si può superare con la distribuzione dei preservativi, che anzi aumentano il problema", ha detto infatti Ratzinger il 17 marzo parlando coi giornalisti a bordo dell'aereo papale in volo verso l'aeroporto di Yaoundè. Da notare che è la prima volta che ha usato esplicitamente la parola preservativo anziché profilattico o altre circonlocuzioni come aveva sempre fatto finora. Segno che voleva mandare un messaggio forte alle popolazioni africane e agli stessi religiosi e Ong cattoliche che operano tra di esse e non lasciare il minimo dubbio circa l'opposizione assoluta della chiesa a questo elementare ma efficace mezzo di prevenzione dall'Aids e da altre malattie, nonché di controllo delle nascite.
Anche perché, per dare più forza al suo anatema, il papa tedesco non si è limitato a ribadire il solito "nein" della chiesa, ma non ha esitato a ricorrere alla menzogna aggiungendo che il preservativo "aumenta il problema", senza peraltro prendersi il disturbo di appoggiare con un qualche straccio di argomentazione il suo falso plateale. La soluzione, invece, starebbe a suo dire in una non meglio precisata "umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovamento spirituale dell'uomo che implichi un nuovo modo di comportarsi nei confronti del proprio corpo e di relazionarsi l'uno con l'altro". Il che, specie se letto alla luce dell'altra sua affermazione sulla "disponibilità a fare sacrifici e a operare rinunce personali per stare accanto ai sofferenti", si riduce alla predicazione dell'astinenza sessuale come unico mezzo di prevenzione e alla carità cristiana come unica forma di aiuto alle popolazioni colpite dal flagello dell'Aids.
La nuova condanna papale contro la distribuzione e l'uso del preservativo ha sollevato giustamente un'ondata di proteste tra i medici, gli operatori e le Ong, perfino di area cattolica, impegnati nella lotta a questa vera e propria piaga mondiale. Tra queste ActionAid, che ha ribadito come "il condom sia un'arma decisiva per la prevenzione dell'Aids", e il coordinatore dell'Osservatorio italiano Aids (una rete di 22 Ong impegnate contro la pandemia in diversi paesi e soprattutto in Africa), che ha ribadito "non si debba in nessun modo sottovalutare o negare l'importanza dell'uso del preservativo come mezzo di prevenzione dell'Hiv/Aids accanto ad altri mezzi, e nel quadro di una strategia che ha come obiettivo ultimo l'assunzione di comportamenti sessuali centrati sulla responsabilità e sul rispetto".
Persino diversi governi europei, la Ue e le Nazioni Unite non hanno potuto lasciar passare sotto silenzio dichiarazioni tanto gravi e irresponsabili come quelle di Ratzinger che rischiano - quelle sì se seguite alla lettera - di aggravare il problema. Il governo francese, tramite un portavoce del ministero degli Esteri, ha espresso "vivissima inquietudine" per le dichiarazioni del papa, che possono "mettere in pericolo le politiche di sanità pubblica e gli imperativi di protezione della vita umana". "Sorpresa e costernazione" è stata espressa dalla ministra della sanità del Belgio, mentre la sua collega tedesca ha ribadito che "i preservativi hanno un ruolo decisivo, salvano la vita in Europa e in altri continenti". L'Unaids, l'organismo dell'Onu per la lotta all'Aids, ha riaffermato l'uso del preservativo come "elemento essenziale" della stessa. Lo stesso concetto che è stato sottolineato anche dal commissario europeo agli aiuti umanitari. E il governo spagnolo ha annunciato l'invio di un milione di preservativi in Africa.
Unica eccezione a questo coro internazionale di critiche è stata quella del governo italiano, che si è come sempre schierato zelantemente a difesa del papa nero Ratzinger: "Non commento le parole del papa", si è limitato a dichiarare infatti il ministro degli Esteri Frattini. Idem il neoduce Berlusconi, che uscendo dal vertice del Ppe a Bruxelles ha tagliato corto alle critiche con un "ciascuno svolge la sua missione ed è coerente col suo ruolo". Per non parlare del suo gerarca, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanardi, secondo il quale "il pontefice ha parlato come un buon padre di famiglia, che ai figli insegna che prima di tutto, per evitare rischi ci vuole una gestione intelligente della propria sessualità".
In ogni caso il Vaticano si mostra sordo alle critiche e tira dritto per la sua strada ignorandole, come si deduce dalle dichiarazioni del portavoce della sala stampa, Lombardi, che ha ribadito: "Non bisogna aspettarsi da questo viaggio un mutamento delle posizioni della chiesa nei confronti del problema dell'Aids". Una sordità e una rigidità dogmatica, quelle del Vaticano, degne dei tempi più bui del medioevo, assolutamente anacronistiche e deleterie nella lotta al terribile morbo che sta devastando l'Africa al ritmo di 5200 nuovi casi al giorno. Sono 22,5 milioni i sieropositivi, di cui 3 milioni di bambini, concentrati nella sola Africa sub sahariana, su un totale di 33 milioni in tutto il mondo. E per la maggior parte di essi le cure sono pressoché inaccessibili. Negare loro anche un'arma di difesa elementare come il preservativo in nome della morale cattolica obbedisce solo a una logica oscurantista e neocoloniale.

25 marzo 2009