Gli Usa verso la recessione. Cala l'occupazione
A picco il prodotto interno lordo

Lo scorso 28 gennaio il presidente americano George W. Bush affermava che la situazione economica destava preoccupazione ma rassicurava sul fatto che la recessione era lontana. Il 10 febbraio il segretario al Tesoro Usa Paulson correggeva il tiro ammettendo che l'economia degli Stati Uniti sta affrontando "sfide severe" e non smentiva il comunicato da poco uscito della banca di investimento Merrill Lynch che invece dichiarava l'ingresso degli Stati Uniti nella loro prima completa recessione economica degli ultimi 16 anni.
Negli Stati Uniti si parla di recessione economica quando il prodotto interno lordo (Pil) reale diminuisce per almeno due trimestri consecutivi. Sintomi della fase di recessione sono la diminuzione del tasso di crescita della produzione, l'aumento della disoccupazione, la diminuzione dei tassi di interesse; ciò che si sta verificando negli Usa nel corso del primo trimestre del 2008.
Il tonfo delle Borse mondiali dello scorso 21 gennaio ha segnato a detta di diversi economisti l'avvio della più grave crisi finanziaria degli ultimi sessant'anni. E poiché il dato finanziario anticipa quello dell'economia reale, si puo parlare anche dell'avvio di una grave recessione. Le forti perdite registrate il 21 gennaio, in Europa hanno fatto sparire 430 miliardi di euro pari a circa un quarto del Pil italiano, sono state causate dai rischi di recessione americana che cominciava a mostrare i segni.
Nell'ultimo trimestre 2007 la crescita Usa è stata di solo l'1,2% e le previsioni per il primo trimestre 2008 presentano la possibilità di un segno negativo, meno 0,2%, assieme a un probabile aumento del tasso di disoccupazione dall'attuale 4 al 6% entro la fine dell'anno.
Un andamento soltanto rallentato dall'intervento della Banca centrale americana, la Fed che nell'ultima settimana di gennaio ha tagliato i tassi dell'1,25%, con la previsione di ulteriori tagli entro l'anno. Inefficace si è dimostrato pure l'annuncio di un piano di intervento straordinario da parte di Bush a fronte dei 367 mila fallimenti dichiarati nell'ultimo trimestre del 2007 e degli oltre due milioni di mutui a rischio. Una mossa che secondo il segretario al Tesoro avrà comunque una ripercussione negativa su un bilancio federale già disastrato.
Dai dati diffusi il 31 gennaio dal Dipartimento al Lavoro americano risulta che il numero dei disoccupati sta crescendo. Nell'ultima settimana di gennaio è stato registrato un incremento molto forte nelle richieste di sussidi di disoccupazione; sono state 375 mila, il livello massimo degli ultimi due anni, e vicino alla soglia dei 400 mila sussidi giudicati come il segnale di recessione in atto. Inoltre i sussidi pagati per un massimo di sei mesi a chi è senza lavoro sono aumentati a 2.716 milioni a conferma della difficoltà di chi è disoccupato a trovare un nuovo lavoro. Nel mese di gennaio complessivamente gli occupati sono calati di 17 mila, un numero piccolo ma significativo dato che è il primo calo da quattro anni.
Il Dipartimento al Lavoro americano ha registrato inoltre la crescita di 500 mila persone che in un solo mese si dichiara "non forza di lavoro", cioè di persone che hanno perso ogni speranza di trovare lavoro e non lo cercano nemmeno. E in questo modo escono dai dati ufficiali.
Dati che rilevano come negli ultimi due mesi la percentuale di giovani disoccupati è salita dal 16,4 al 18 per cento; quella dei neri dall'8,4 al 9,2% e quella degli ispanici dal 5,7 al 6,3%. La perdita di posti di lavoro ha riguardato il settore industriale, sia manifatturiero che delle costruzioni, dove era prevista ma per la prima volta è stata registrata anche nel settore pubblico.
A fronte di questa situazione Bush non rinuncia però al suo bilancio per la guerra. Il 4 febbraio la Casa Bianca ha presentato la proposta di budget federale con una spesa militare pari a 3 mila miliardi di dollari, compreso un fondo addizionale di 70 miliardi di dollari per le guerre in Iraq e in Afghanistan. Se il Congresso lo approverà, sarà il budget militare più alto della storia americana dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Lo stesso giorno un istituto governativo ha diffuso i dati del settore dei servizi che mostravano indici da recessione economica. Un dato importante poiché nel sistema economico americano i servizi costituiscono una consistente maggioranza dell'attività produttiva. L'effetto immediato è stato un nuovo calo generalizzato di tutte le borse mondiali.

13 febbraio 2008