I DS tradiscono i lavoratori con Berlusconi contro il Sì
Stessa posizione della Margherita
A pochi giorni dal voto sull'estensione dell'articolo 18, il direttivo dei DS ha posto fine ad ogni residua incertezza confermando ufficialmente la scelta, già operata dalla segreteria del partito, dell'"astensionismo attivo" per far fallire il referendum, con ciò allineandosi alla destra dell'Ulivo rappresentata dalla Margherita e schierandosi di fatto con Berlusconi e la Confindustria.
Nella riunione dell'11 giugno, infatti, il parlamentino della Quercia ha adottato a maggioranza un ordine del giorno di poche righe in cui si afferma che, "pur considerando legittime le diverse opinioni che si sono espresse nel partito su questo argomento", si riconferma "il giudizio negativo sul referendum" e si impegna l'apparato del partito "a svolgere un'azione di informazione sulle ragioni che consigliano, nell'interesse generale del Paese, di vanificare gli effetti del referendum attraverso la non partecipazione al voto, nonché di sviluppare l'iniziativa a sostegno delle proposte legislative dell'Ulivo e dei DS".
Una formulazione alquanto ipocrita per invitare gli iscritti e gli elettori diessini ad "andare al mare" e star lontani dai seggi, e incitare le organizzazioni periferiche del partito a boicottare attivamente il referendum, in buona quanto squallida compagnia del governo, del padronato e dei sindacati collaborazionisti Cisl e Uil, tutti quanti uniti per l'astensione e per far fallire il referendum attraverso il non raggiungimento del quorum.
Questo sporco tradimento dei lavoratori è stato voluto e attuato senza dubbio dalla direzione rinnegata della Quercia che fa capo a Fassino e D'Alema, ma una parte di responsabilità spetta anche alla "sinistra" interna, che si riconosce nel "correntone" che fa capo a Sergio Cofferati, Giovanni Berlinguer e Cesare Salvi, e che ha rinunciato a dare battaglia non presentando nemmeno uno straccio di ordine del giorno alternativo, accontentandosi di un voto contrario di "testimonianza" e di aver fatto inserire nel documento della maggioranza il richiamo alla "legittimità delle diverse opinioni che si sono espresse nel partito".
Anche senza considerare la grave e vergognosa posizione astensionista di Cofferati, che aveva già ipotecato la resa della "sinistra" diessina, quest'ultima non ha nemmeno cercato di combattere fino in fondo una battaglia di principio, ma ha evitato in tutti i modi lo scontro apparendo più che altro preoccupata di guadagnare una sorta di opportunistica "libertà di voto" senza essere sconfessata per questo dalla maggioranza. Una "soluzione" che ha contentato tutte e due le parti, tanto da far dire al coordinatore del "correntone", Vincenzo Vita: "Potrò andare a votare sì senza sentirmi un eretico"; e da far sottolineare a Fassino il "clima positivo" per rilanciare il percorso che conduce "all'intesa" tra maggioranza e minoranza, favorito anche dal fatto che - come ha spiegato compiaciuto il segretario della Quercia - "fin dall'inizio abbiamo sdrammatizzato il dibattito sul referendum mantenendolo sotto un profilo molto basso".
Il non raggiungimento del quorum al referendum, oltreché al boicottaggio dei mass-media "pubblici" e privati, ormai asserviti al 90 per cento al carro di Berlusconi, ai sindacati di regime e alla destra dell'Ulivo, lo si deve dunque anche e soprattuto al tradimento del vertice rinnegato dei DS e di Cofferati, e in parte anche all'opportunismo della "sinistra" interna, che hanno fatto un bel regalo al neoduce Berlusconi e alla Confindustria del falco D'Amato. Non a caso, questi ultimi, fiutando l'omologazione del principale partito della "sinistra" alla posizione astensionista della Margherita e dei sindacati collaborazionisti, si erano recentemente spostati dall'indicazione di votare no a quella del boicottaggio del referendum.
Hanno voglia i rinnegati dirigenti della Quercia, per giustificare il loro sporco tradimento di fronte ai lavoratori e ai loro stessi militanti di base, a battere sul ritornello che il loro astensionismo è "totalmente diverso" da quello del governo e non porta acqua al mulino di Berlusconi! Ora, grazie a loro, il neoduce ha un argomento in più per portare avanti la campagna per l'abolizione dell'art. 18 e per attaccare altri diritti fondamentali dei lavoratori.