Da Ponte Vecchio a piazza Ognissanti, la città espropriata agli abitanti
Renzi svende Firenze ai privati

Redazione di Firenze
Il neopodestà Matteo Renzi, privatizza, svende ed espropria la città ai fiorentini per rinforzare la sua rete di appoggi tra banchieri, finanzieri, industriali e affaristi in vista della sua corsa verso Palazzo Chigi.
Sabato 29 giugno ci siamo visti all'improvviso negare l'accesso al Ponte Vecchio, simbolo storico della Città del Giglio perché trasformato in location per la festa "Ferrari Cavalcade 2013". Un evento con tanto di cena e orchestra sull'Arno, per il quale l'amico renziano Luca Cordero di Montezemolo, padrone della Ferrari e fondatore di "Italia Futura", ha sborsato 100 mila euro per l'occupazione del suolo pubblico e straordinari alla municipale, più 13 mila euro per il restauro di un monumento nel chiostro di Santa Maria Novella. Cifre che non risultano in delibera comunale e sulle quali la consigliera De Zordo ha chiesto delucidazioni senza però avere nessuna risposta né dal sindaco né dall'assessore al turismo Sara Biagiotti. Sempre De Zordo ha denunciato che la concessione del suolo pubblico porta la data di due giorni dopo la manifestazione e che vi era l'obbligo di lasciare liberi 3,5 metri lineari sul ponte.
L'assessore Biagiotti ha aggravato le procedure difendendo a spada tratta l'operato della giunta e per replicare eventi futuri ha convocato una riunione che inaugura il "percorso di realizzazione di un brand della città, in prospettiva di una politica di sfruttamento commerciale del brand stesso" (brand, sinonimo inglese di marca, è un modo nuovo di identificare prodotti o servizi per differenziarli da altri e venderli).
L'evento non solo ha significato l'interdizione del Ponte Vecchio agli abitanti, ai turisti e ai residenti che si sono visti bloccare dalle guardie, mentre per i super vip invitati, c'era l'accesso e l'apertura straordinaria di Santa Maria Novella.
Questi episodi non sono nuovi nella gestione Renzi. Già nel 2006 lo stesso ponte fu chiuso per la sfilata dello stilista Roberto Cavalli e successivamente per il concerto di Lucio Dalla. A gennaio il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio (sede del comune) è diventato la location di una sfilata di moda di Ermanno Scervino, lo stilista che guarda caso veste sia Renzi che sua moglie Agnese. Ad aprile il matrimonio bolliwodiano di un magnate indiano ha visto per giorni e giorni il centro fiorentino completamente a disposizione dei capricci dei ricchi sposi: chiusura di Piazza Ognissanti per allestimento di un mega gazebo, utilizzo di Palazzo Pitti e di Palazzo Corsini, cena alla Pergola. Il tutto con incasso di 75 mila euro per il restauro della fontana del Tacca in piazza SS. Annunziata, 40 mila euro per una porta di Palazzo Pitti, 30 mila euro alla Soprintendenza al polo museale.
Svendere il bene pubblico per soddisfare i privati è diventata una regola anche a livello statale, tanto che lo stesso premier Letta ha annunciato di voler noleggiare a pagamento i quadri contenuti nei depositi dei musei italiani, riprendendo un'idea dell'ex IDV e poi ultrà berlusconiano Domenico Scilipoti. E anche a Firenze, per soddisfare le esigenze dei ricconi la Soprintendenza, che è statale, affitta e chiude al pubblico i bellissimi Uffizi per una visita privata della cantante Madonna; come guida si è prestata addirittura Cristina Acidini, attuale presidente della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze che evidentemente approva le privatizzazioni di Renzi. Successivamente li affitta allo stilista Stefano Ricci per una sfilata neocoloniale aperta da una tribù di Masai che corrono per il museo, a cui segue una cena sulla splendida terrazza degli Uffizi con gli invitati che arrivano sui jet privati: Matteo Renzi ovviamente è l'ospite d'onore. D'altronde lo stesso neopodestà aveva affermato: "gli Uffizi sono una macchina da soldi, se li facciamo gestire nel modo giusto".
La Corte dei conti toscana si è più volte espressa sui conti pubblici gestiti da Matteo Renzi. Quando il berlusconino era presidente della provincia si è visto sentenziare un danno erariale di 6 milioni di euro e una condanna di 1° grado, mentre il bilancio 2012 di Palazzo Vecchio è stato definito contrario ai principi di sana gestione.
Partendo dal principio che la città non va espropriata, svenduta e privatizzata, pensiamo anche che i soldi incassati dal comune per questi eventi mondani non siano stati spesi per le esigenze reali e urgenti delle masse popolari e del proletariato, bensì per rimettere a lucido certi monumenti del centro cittadino, incrementando il circolo vizioso di miliardari e privatizzatori mentre in periferia, per esempio, non si fa più neanche il taglio dell'erba nelle aree a verde pubblico.
Occorre battersi perché Firenze sia governata dal popolo e al servizio del popolo e opporti a Renzi e alla sua giunta che utilizzano la città per gli interessi propri di borghesi e per quelli dei grandi capitalisti.

10 luglio 2013