Arresti domiciliari e perquisizioni in tutta Italia mentre partono le trivellazioni
Giro di vite repressivo e poliziesco contro il movimento NoTav
Contestati a Lione, Monti e Hollande "tirano dritto" nella grande devastazione ambientale e speculativa

Il governo Monti della grande finanza, della Ue e del massacro sociale, con protervia e arroganza fascista, ignorando le proteste e le richieste popolari, "tira dritto" nel progetto della "grande opera" distruttiva della TAV e cerca a suon di manganelli e dura repressione di piegare ogni resistenza. In questo ha trovato il giusto alleato nel presidente francese Hollande che, nell'incontro del 2 dicembre a Lione per siglare un nuovo trattato bilaterale, ha caldeggiato lo stesso progetto di devastazione ambientale e speculativo della Torino-Lione, anche se non ci sono i soldi per passare alla fase esecutiva (i due Paesi chiedono all'Europa un nuovo finanziamento!).
Il 29 novembre, alla vigilia del vertice, per dare forza al dicktat dei due "presidenti", le trivelle sono entrate nel cantiere della Maddalena di Chiomonte iniziando lo scavo del tunnel esplorativo. Alle prime ore dell'alba dello stesso giorno, quasi in contemporanea, è partita un'ampia operazione repressiva e intimidatoria da parte della Digos di Torino, al soldo di Monti e Cancellieri, con perquisizioni in tutta Italia, contro alcuni attivisti del movimento NoTav. Dal Piemonte al Lazio, dalla Lombardia al Trentino, sono state eseguite perquisizioni, arresti e fermi. Due NoTav sono agli arresti domiciliari per una presunta aggressione, lo scorso 29 febbraio, a una troupe di giornalisti del "Corriere.tv", spintonata e costretta alla fuga da un folto gruppo di manifestanti, agli altri 17 attivisti (7 agli arresti domiciliari, 4 con divieto di dimora a Torino e 6 con obblighi di firma) il gip di Torino Rosanna La Rosa ha contestato i reati di violenza privata e danneggiamento per l'irruzione a fine agosto negli uffici della Geostudio, casa madre della Geovalsusa società che stava partecipando alla progettazione di attività connesse al progetto.
Il governo dei banchieri e dei manganellatori fascisti ha voluto dare un altro forte giro di vite repressivo e poliziesco al crescente e indomabile movimento di protesta e contestazione di piazza nei loro confronti.
Il penultimo atto repressivo è stato il 13 novembre scorso quando i NoTav hanno bloccato di nuovo le trivellazioni approntate, alla chetichella nella notte, dalla società italo francese Ltf che ha l'appalto, vicino all'autostrada del Frejus; noncuranti dell'ampio schieramento delle "forze dell'ordine" in assetto antisommossa che li ha caricati e "bombardati" di lacrimogeni, hanno occupato lo svincolo autostradale A32 Torino-Bardonecchia, e bloccato il traffico all'incrocio tra la statale 24 e la statale 25.
Un'eco di questa importante lotta, passata nel totale silenzio della stampa borghese compresa quella di "sinistra", si è visto nella storica manifestazione per lo sciopero europeo contro le politiche di lacrime e sangue dei rispettivi governi borghesi, del 14 novembre a Torino dove gli studenti hanno ammainato al palazzo della provincia la bandiera della Ue e issato al suo posto quella NoTav, perché fosse chiaro quanto una lotta è legata all'altra. Cosa che ha fatto vomitare veleno al sindaco di Torino, Piero Fassino (PD) che ha definito tali incursioni "un attacco squadristico ed eversivo dei gruppi estremistici che hanno sequestrato il movimento No Tav".
Tanto fervore neofascista contro azioni simboliche e dimostrative testimonia una forte volontà di annientarlo e zittirlo perché quello dei NoTav non diventi un esempio di coraggio e determinazione da imitare; anche queste misure cautelari tendono a denigrarlo, sostenendo la oramai vecchia tesi delle infiltrazioni terroriste e delle azioni individuali, sminuendo la stessa lotta dura e senza limiti legalitari, decisa e condotta dall'intero movimento. Di seguito ai provvedimenti cautelari, carabinieri e polizia hanno distrutto il presidio NoTav davanti al cantiere di Chiomonte e messo i sigilli all'altra baita, sede del movimento, presidiando l'intera area.
Ma la lotta non si ferma. Circa in 600 con 12 pullman sono arrivati a Lione il 2 dicembre per contestare il vertice italo-francese insieme a 300 NoTav francesi. La risposta della polizia francese è stata la stessa, per evitare che la lotta dei NoTav italiani si saldi a quelli francesi sono stati usati gli stessi metodi repressivi neofascisti: manganelli, lacrimogeni, spray urticanti e cariche. I manifestanti italiani sono stati accolti da una città blindata dopo essere stati fermati, per almeno 4 ore, controllati e, addirittura, alcuni respinti (con foglio di via) alla "frontiera" come "indesiderati". Dopo gli scontri di piazza e i blocchi, all'uscita dalla città vengono caricati e obbligati a salire sui bus: la polizia carica chi esce e spara gas dentro i bus trasformandoli in gabbie infernali. Alla fine il convoglio viene scortato da un cordone di mezzi militari e, per meglio intimorire i manifestanti, viene posto su ogni bus un agente in tenuta antisommossa.
Alcuni NoTav racconteranno poi che i pullman sono stati sequestrati dagli agenti che salgono e menano chiunque si alzi dal seggiolino. In un caso l'autista viene anche brutalmente sostituito da un agente di polizia alla guida verso il confine. In un altro caso gli agenti saliti sul pullman spruzzano lo spray al peperoncino provocando malori tra i passeggeri.

5 dicembre 2012