La Resistenza afghana attacca il quartier generale Nato e Usa

Da circa due mesi è iniziata in Afghanistan la "transizione", il passaggio della responsabilità della sicurezza dagli eserciti imperialisti occupanti a polizia e esercito del fantoccio Kharzai, salvo in alcune zone particolari come il centro della capitale Kabul dove il controllo è sotto la gestione americana. Questa operazione dovrebbe creare le premesse per la riduzione dei contingenti imperialisti nel paese a breve scadenza, una diminuzione del numero di soldati che comunque resteranno a supporto del regime del presidente. Che altrimenti non si reggerebbe in piedi, come dimostra l'ultimo attacco della resistenza afghana nel cuore della capitale.
Il 13 settembre un drappello di una decina di talebani a bordo di un pulmino è riuscito a arrivare fino ai margini della superblindata "Zona verde" di Kabul e a prendere posizione in un edificio in costruzione, al limitare del quartiere delle ambasciate, da dove ha colpito con i razzi le sedi dell'ambasciata americana, del quartier generale della Nato, il palazzo presidenziale e la sede dei servizi segreti afgani. E ha respinto per una decina di ore l'intervento delle forze di sicurezza afghane appoggiate dagli elicotteri delle forze imperialiste occupanti.
Una battaglia nel centro della capitale che secondo il bilancio comunicato dal regime afghano avrebbe provocato una decina di morti e più di 20 feriti.
Il portavoce dei talebani, Zabiullah Mojahid, ha rivendicato l'attacco contro "due dei più importanti simboli della presenza diplomatica e militare" in Afghanistan, la sede del comando Nato e l'ambasciata Usa, con una prova di forza che è la più importante lanciata della resistenza a Kabul negli ultimi nove anni.

21 settembre 2011