Respingere il piano Nicolais che taglia i posti dei lavoratori pubblici
3 fuori per ogni assunto
Con l'imminente legge finanziaria 2008 il governo Prodi prepara una nuova stangata per il pubblico impiego, già pesantemente colpito nell'ultima legge di bilancio. Ha iniziato il famigerato Padoa-Schioppa, ministro per l'Economia, commissionando un apposito "Libro Verde" dove sta scritto che i pubblici dipendenti sono un numero eccessivo (rispetto a cosa?) e che i loro salari erano cresciuti del 30%. Bugie per alimentare quella campagna di mistificazione che da troppo tempo ha preso di mira ingiustamente la pubblica amministrazione. Basti dire che in base ai dati Eurispes del 2006 il potere d'acquisto dei pubblici dipendenti nel periodo 2001-2005 è calato del 20%. Basti dire che in Italia l'organico della pubblica amministrazione è più basso di quello operante negli altri paesi europei. Diversamente non si capirebbe l'uso massiccio di lavoro precario oltre agli assunti a tempo indeterminato.
Alle sollecitazioni di Padoa-Schioppa ha risposto prontamente il ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais, che ha messo a punto un piano che prevede l'incentivazione di dimissioni volontarie per gli utrasessantenni, attraverso i prepensionamenti, e l'assunzione di un giovane su tre che lasciano il lavoro. Una proposta questa che si aggiunge e va oltre alla norma introdotta nell'ultima Finanziaria che prevede la sostituzione di 10 impiegati pubblici che vanno in pensione, alla scadenza naturale, con sei tra giovani e precari. La bella pensata del ministro, che dovrebbe far parte della prossima legge finanziaria, è propagandata come misura finalizzata allo svecchiamento per favorire l'inserimento dei giovani a tempo pieno. In realtà si tradurrebbe in un drastico taglio di posti di lavoro strutturale, nel senso di riformulazione più ristretta delle piante organiche delle singole pubbliche amministrazioni, rendendo tra l'altro ancora più difficile la stabilizzazione delle centinaia di migliaia di dipendenti pubblici precari.
Ma il piano Nicolais che qualcuno ha definito di "rottamazione" del pubblico impiego ha suscitato contrasti all'interno del governo: il ministro Damiano ha espresso perplessità, mentre Ferrero lo ha bocciato. Anche i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil lo hanno giudicato inaccettabile. Le critiche toccano il merito del piano e le modalità della messa in atto. Non si può, è affermato in sostanza, ridurre gli organici a pioggia senza fare distinzioni tra settore settore. E in ogni caso si deve procedere con la concertazione come stabilito nel contestato memorandum sottoscritto nell'aprile scorso tra governo e sindacati per tagliare le spese e dare "efficienza" alla pubblica amministrazione. Ma la critica più grande che viene mossa al ministro della Funzione pubblica è il momento della presentazione della proposta giudicato assai inopportuno.
È infatti come minimo contradditorio da un lato elevare l'età pensionabile, come previsto nel Protocollo di Prodi del 23 luglio 2007 e dall'altro procedere ai prepensionamenti nel pubblico impiego non di decine ma migliaia di unità. E controproducente (per governo e sindacati collaborazionisti) varare un piano di questo genere; quando è in corso la consultazione referendaria tra lavoratori e pensionati sugli accordi di luglio, mentre la cosiddetta "sinistra radicale" non sa più come giustificare la sua presenza governativa, la protesta popolare contro il governo sta crescendo progressivamente.
Insomma, il piano Nicolais così come è stato presentato non sembra avere possibilità di successo, per quanto detto sopra. Ma attenzione, quello di Epifani, Bonanni e Angeletti è solo un rifiuto tattico. Una volta terminata la consultazione sul welfare di Prodi, il governo tornerà alla carica e in sede di concertazione della legge finanziaria troveranno un accordo con i sindacati per procedere agli esodi incentivati, come previsto d'altronde nel suddetto memorandum, e al taglio dei posti di lavoro pubblici. Ecco cosa ha detto Epifani alla festa dell'Unità di Milano rivolgendosi al governo: "abbiamo gli stessi obiettivi ma non ci piacciono le sforbiciate a caso". Il memorandum "resta - ha aggiunto - l'asse fondamentale. Spero che Prodi voglia incontrarci. Non vogliamo arrivare a scelte già fatte".
I lavoratori non possono assistere a questo scempio a mani conserte.
Devono mobilitarsi e sviluppare la protesta bocciando il Protocollo del 23 luglio, rifiutando in modo netto i tagli occupazionali, riprendendo la lotta per il rinnovo dei contratti di lavoro, il rientro delle esternalizzazioni e l'assunzione a tempo pieno dei precari, invocando lo sciopero generale contro la politica economica e sociale del governo Prodi.

26 settembre 2007