La Rete 28 aprile boccia l'accordo sulla rappresentanza
Un'intesa "gravissima" tra CGIL, CISL e UIL e Confindustria
Molto critiche anche le Rsu Piaggio e Same

Come abbiamo già denunciato sulle pagine del nostro giornale il patto tra CGIL, CISL e UIL e Confindustria sulla rappresentanza anziché aumentare la democrazia sindacale chiude ogni spazio a quei sindacati e a quei lavoratori che si oppongono ad accordi che prevedono un peggioramento delle condizioni di lavoro.
La novità, se così si può dire, è che contrariamente a quanto avvenuto negli ultimi tempi, anche la FIOM, o meglio la maggioranza del suo gruppo dirigente, anziché rifiutare questo inciucio, queste "larghe intese" a livello sindacale, lo ha accettato riportando la FIOM nell'alveo della concertazione. In particolare il segretario generale Maurizio Landini si è distinto nella categoria dei metalmeccanici come uno dei principali difensori di questa intesa. Lo ha fatto anche dal palco della manifestazione nazionale di Roma del 18 maggio dove ha presentato questo accordo firmato dai tre maggiori sindacati (e presto anche da Confindustria) come l'introduzione della "consultazione certificata dei lavoratori" e quindi una vittoria della FIOM e della CGIL che avrebbero portato CISL e UIL sulle proprie posizioni, rigirando completamente la frittata.
L'intesa sulla rappresentanza sindacale di oggi era già compresa nell'accordo del 28 giugno 2011, è quindi figlia di quel patto tanto voluto da CISL e UIL e firmato dalla Marcegaglia (allora presidente Confindustria) e dalla Camusso ma osteggiato dalla FIOM e che corrisponde alle esigenze del capitalismo italiano. Difatti prevede che le varie sigle sindacali assicurino preventivamente il rispetto degli accordi firmati a maggioranza anche se sono contrarie altrimenti non possono essere rappresentate in quella determinata azienda e scattano pure delle sanzioni se qualcuno si permette di scioperare. Né più né meno di quanto accaduto alla FIOM a Pomigliano con il famigerato modello Marchionne, con l'aggravante della limitazione del diritto di sciopero.
Non reggono le giustificazioni della CGIL e di Landini che credono di cavarsela affermando che così si rispetta la volontà dei lavoratori. Le questioni politiche e sindacali vanno sempre viste nel contesto in cui si svolgono e questo dice che i padroni vogliono ridurre al minimo il conflitto sociale in questo momento di grave crisi economica; causata dal capitalismo ma che si vuole scaricare sui lavoratori. Siccome i contratti che hanno in mente i padroni per il futuro sono tutti peggiorativi ( e la realtà lo dimostra ampiamente) si vuol mettere la museruola a eventuali e prevedibili lotte e rivolte che già stanno divampando qua e là un po' in tutto il Paese dentro e fuori le fabbriche.
Già Giorgio Cremaschi, ex presidente del Comitato centrale della FIOM, fin da subito aveva bollato l'intesa come un esproprio della tanto auspicata legge sulla rappresentanza che avrebbe dovuto finalmente garantire ai lavoratori il diritto alla democrazia sindacale. Adesso tutta la Rete 28 Aprile contesta come "gravissima" questa intesa. Sergio Bellavita, portavoce della Rete attacca: "si prefigura un sistema corporativo, liberticida e autoritario in cui il voto dei lavoratori diventa, non già la conquista del diritto democratico a decidere sui contratti che li riguardano, ma esattamente lo strumento per accompagnare la contrattazione di ricatto, di restituzione e per impedire infine l'esercizio dell'opposizione sindacale". Prosegue criticando il gruppo dirigente e Landini in prima persona per "una scelta grave che conferma la linea del progressivo rientro, dopo aver abbandonato ogni volontà conflittuale, negli angusti spazi del sindacalismo complice... chi pagherà il prezzo più alto per questo rientro sono esattamente i delegati e le delegate FIOM che in questi anni hanno lottato, resistito e creduto nel loro sindacato. Non abbiamo detto no a Marchionne perché mancava un posto a tavola, ma esattamente perché volevamo rovesciare quel tavolo imbandito a spese dei lavoratori. La nostra battaglia riparte da qui".
Ma i malumori e le proteste nella FIOM non vengono solo dai dirigenti. Già a Roma il 18 maggio avevamo constatato come la piattaforma della FIOM fosse debole e inadeguata rispetto alla combattività della piazza. Lì ci sono state contestazioni alla segreteria CGIL ma anche mugugni verso Landini che circondandosi di personalità istituzionali come Rodotà e Sandra Bonsanti è apparso più adatto e interessato a riempire quel vuoto politico ed elettorale a sinistra del PD che a interpretare la rabbia operaia. La rinuncia per protesta a partecipare alla manifestazione di una parte della Rsu della Piaggio è emblematica in questo senso.
Significativo è altresì il comunicato stampa congiunto delle Rsu FIOM dell'azienda costruttrice di motoveicoli Piaggio di Pontedera (Pisa) e di trattori Same di Treviglio (Bergamo), che noi marxisti-leninisti appoggiamo, che bolla senza tanti giri di parole l'intesa: "No al patto sociale! Questo è l'accordo che vogliono i padroni. Sotto l'egida del governo di larghe intese, Cgil Cisl Uil e padronato si avviano a concludere un nuovo patto sociale su rappresentanza e democrazia... quel documento si richiama in tutto al precedente accordo unitario del 28 giugno 2011, allora fortemente criticato da tutta la Fiom - è bene ricordarlo! - perché legittimava, tra le altre cose, le deroghe ai contratti nazionali e la limitazione del diritto di sciopero per le Rsu". I rappresentanti dei lavoratori della FIOM criticano sia il metodo perché è stato un accordo tutto di vertice senza interpellare i lavoratori, sia il merito poiché con questo accordo si vuole far tacere tutte quelle voci di dissenso che vengono da altre organizzazioni sindacali e dalle Rsu che vogliono lottare anziché chinare la testa.
Il comunicato si chiude con queste combattive parole: "per noi è ancora attuale la scelta fatta tre anni fa a Pomigliano e Mirafiori di non cedere al ricatto di Marchionne e questa linea non si pratica con i patti tra sindacati e padroni. Invitiamo anche le altre Rsu a opporsi e i lavoratori e le lavoratrici alla massima mobilitazione. Dichiariamo sin da subito che non ci sentiremo vincolati a rispettare un accordo con questi contenuti e che saremo impegnati a contrastarne l'approvazione e l'applicazione".

29 maggio 2013