Un'indagine del Consorzio internazionale dei giornalisti d'inchiesta
130 mila evasori, tra cui 200 italiani
Tra i nomi dei plutocrati il premier georgiano, il tesoriere di Hollande, lo stretto collaboratore di Tremonti, finanzieri, industriali di tutto il mondo
Sottratti al fisco 32 mila miliardi di dollari

L'inchiesta di una ong statunitense, il Consorzio internazionale dei giornalisti d'inchiesta (Icij, nella sigla inglese), con l'aiuto di un gruppo di giornali internazionali fra i quali l'italiano L' Espresso, ha svelato l'esistenza di migliaia e migliaia di conti segreti nei paradisi fiscali, di 120 mila società offshore basate alle isole Vergini, Cayman, Cook, Samoa e Singapore.
La vicenda ribattezzata "Offshore Leaks" chiama in causa 130 mila titolari di conti correnti e investimenti nei paradisi fiscali provenienti da 170 Paesi, tra cui politici, industriali, oligarchi, trafficanti d'armi e uomini della finanza internazionale; un esercito di probabili evasori, tra i quali 200 italiani.
L'indagine è stata avviata dalla Icij più di un anno fa in seguito al ricevimento in una sede australiana di dischetti con due milioni e mezzo di dati riguardanti conti e depositi nei paradisi fiscali inviati da due impiegati di due società di servizi finanziari offshore, della Commonwealth Trust Limited, delle isole Vergini britanniche, e della Portcullis Trustnet, con base a Singapore e sedi nelle isole Cayman, Cook e Samoa. Due fra le centinaia di società che servono ai ricchi del pianeta a nascondere i loro tesori e a fornire i prestanome necessari a proteggere l' identità dei veri proprietari delle società offshore. Secondo Icij ci sono ad esempio solo 28 uomini di paglia che facevano da prestanome a ben 21 mila società.
Il lavoro di verifica dei milioni di dati, riferiti a un arco temporale di 30 anni, contenuti nei dischetti sono durati 15 mesi e hanno visto il coinvolgimento di 86 giornalisti di 38 diverse testate in 46 paesi. E recentemente sono usciti i primi risultati sui quotidiani europei che tra la massa dei personaggi individuati hanno evidenziato alcuni nomi di personaggi legati ai mondi politico, finanziario e industriale di tutto il mondo
Come quello del premier georgiano Bidzina Ivanishvili, super miliardario amico di Mosca, o del finanziere francese Jean-Jacques Augier, tesoriere della campagna elettorale di François Hollande, indicato in qualità di azionista di due società basate alle Cayman; delle figlie del presidente dell'Azerbaijan Ilham Aliyev proprietarie di holding nelle isole Vergini, e di Maria Imelda Marcos, figlia dell'ex dittatore filippino Ferdinando Marcos, attuale governatore della provincia di Ilocos Norte.
Per la Russia emergono nomi di politici vicini al presidente Putin tra i quali Olga Shuvalova, moglie del vice primo ministro russo Igor Shuvalov, di due dirigenti di Gazprom. Folto il gruppo degli americani, ben 4 mila, che figurano nella lista da due trader di Wall Street a Denise Rich, moglie di un magnate del petrolio, graziato dall'allora presidente Clinton dopo essere stato condannato per frode fiscale. Denise Rich ha raccolto per anni i fondi per le campagne elettorali del Partito democratico e ha depositato nel 2006 ben 144 milioni di dollari in un trust delle isole Cook.
Sempre alle isole Cook è presente una società usata dalla baronessa Carmen Thyssen Bornemisza, che vive in Spagna, per comprare opere d' arte. Nelle Isole Vergini ci sono 107 società create da evasori greci, delle quali solo quattro erano conosciute dal fisco di Atene. Dai paradisi fiscali è passato l'ex ministro delle Finanze della Mongolia e vice presidente del parlamento, Bayartsogt Sangajav, titolare di un conto segreto in Svizzera e detentore di una società offshore cinese che avrebbe depositato milioni di dollari senza dichiararli quando era alla guida della Banca asiatica dello sviluppo.
Non potevano mancare gli italiani fra i quali un ex commercialista stretto collaboratore di Giulio Tremonti, un hacker coinvolto nei dossier illeciti Telecom, due commercialisti milanesi e tre famiglie di imprenditori e gioiellieri. Sono i primi resi noti di un gruppo di circa 200 nomi che figurano nel database sul paradisi fiscali a per nessuno dei quali sono stati riscontrati illeciti.
Certo investire in alcune delle isole caraibiche non è un reato ma è quantomeno sospetto farlo in luoghi, definiti appunto paradisi fiscali, e in società a spesso con responsabili paravento regno di elusione, evasione, riciclaggio e attività criminali. Paradisi fiscali che organizzano sistematicamente il modo per nascondere i patrimoni e non pagare tasse o per riciclare denaro sporco.
Secondo un recente studio di un economista che ha lavorato alla McKinsey, i ricchi del pianeta avrebbero nei paradisi fiscali una somma compresa fra 21 e 32 mila miliardi dollari, una cifra enorme che corrisponde alla somma del prodotto interno lordo di Stati Uniti e Giappone. Forse una stima per difetto dato che le sole attività finanziarie criminali, secondo la Banca mondiale, rappresenterebbero una circolazione di 1.250 miliardi di euro.
L'Icij denuncia infine che dietro questo mega-sistema di evasione si nasconde "un'industria ben retribuita di prestanome, contabili, notai e banche" nella quale sono coinvolti "molti grandi istituti bancari mondiali"; tra di essi ci sarebbero le svizzere Ubs e Clariden, affiliata di Credit Suisse, e la tedesca Deutsche Bank che da sola avrebbe creato oltre 300 società di comodo.

17 aprile 2013