È la seconda volta che i magistrati chiedono l'arresto dell'ex sottosegretario all'Economia e coordinatore PDL campano
Richiesto l'arresto di Cosentino, "referente politico della camorra"
Indagato il presidente della Provincia di Napoli Cesaro, parlamentare PDL

Il 5 dicembre nell'ambito dell'operazione anticamorra denominata "il principe e la ballerina", i giudici napoletani hanno spiccato una nuova richiesta d'arresto per Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia del governo Berlusconi, deputato e coordinatore regionale del PDL.
Il gerarca berlusconiano, già salvato due anni fa dalla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera che il 25 novembre 2009 respinse a stragrande maggioranza la prima richiesta di arresto per concorso esterno in associazione camorristica, è ora accusato anche di concorso in falso, violazione della normativa bancaria e reimpiego di capitali. Non solo.
Nella richiesta di arresto avanzata dai Pubblici ministeri (Pm) Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Henry John Woodcock, Francesco Curcio, Catello Maresca e firmata dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) Egle Pilla, il parlamentare PDL viene definito "referente politico nazionale del clan dei Casalesi".
In carcere sono finite 57 persone, 5 ai domiciliari, tra boss politici, camorristi appartenenti ai clan degli Schiavone, Bidognetti e dei Casalesi, imprenditori e banchieri, attivi oltre che in Campania anche in Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, tutti accusati a vario titolo di associazione camorristica riciclaggio, falso, corruzione nell'ambito di una nuova inchiesta che ipotizza il voto di scambio per le amministrative 2007 e 2010 a Casal Di Principe.
In particolare l'inchiesta della Dia partenopea si focalizza sulla costruzione di un grande centro commerciale nel comune di Casal di Principe e del relativo voto di scambio che ne è conseguito. In quest'ambito Cosentino è accusato di avere esercitato pressioni su funzionari di una agenzia Unicredit di Roma affinché concedessero un ingente finanziamento a esponenti del clan dei Casalesi per la realizzazione del centro commerciale denominato "Il principe" per un investimento di 43 milioni di euro. In cambio del "favore" il clan ha garantito un congruo pacchetto di voti al deputato PDL col sistema della cosiddetta scheda elettorale "ballerina".
"I politici collusi - scrive il Gip - si collegavano con gli esponenti apicali delle associazione criminali egemoni nei comuni della provincia di Caserta e, segnatamente, con i reggenti del clan Schiavone, Russo e Bidognetti". In cambio del sostegno elettorale, Cosentino "agevolava l'attribuzione - prosegue il magistrato - di risorse pubbliche attraverso l'aggiudicazione di appalti ad imprese compiacenti ovvero anche attraverso l'erogazione di assunzioni, posti di lavoro, contributi in vario modo denominati".
A capo della cordata imprenditoriale c'era Nicola Di Caterino, con i cognati Cripriano Cristiano e Luigi Corvino (tutti arrestati), questi ultimi poi diventati nel 2007 sindaco e consigliere di Casal di Principe. Il centro commerciale serviva a foraggiare le imprese mafiose di calcestruzzo e a controllare i voti promettendo posti di lavoro in cambio di sostegno elettorale. Dietro l'operazione, attraverso il fratello Massimo, c'era Giuseppe Russo detto o padrino, tra i capi storici del clan dei Casalesi, ristretto al 41 bis. Il referente politico nazionale del progetto è Nicola Cosentino, imparentato con i Russo, che si spende per la riconferma all'ufficio tecnico di un architetto Mario Cacciapuoti che rilascia la concessione edilizia irregolare per la costruzione del centro commerciale.
"Nicola Cosentino - scrive il Gip - non diversamente da quanto riferito dagli stessi collaboratori di giustizia, rappresentava il garante politico dell'iniziativa svolgendo il ruolo, dunque, di collettore politico delle istanze del sodalizio casalese e della sua ala imprenditoriale. Il particolare impegno profuso da Nicola Cosentino nella vicenda, del resto, trovava, anche ulteriore spiegazione in altra circostanza non secondaria". Ossia la stretta parentela di Cosentino con la famiglia camorrista Russo, il fratello Mario ha sposato Mirella Russo, sorella del criminale Giuseppe. Proprio i Russo sono in prima fila nell'iniziativa imprenditoriale.
Gli inquirenti hanno ricostruito che il finanziamento venne concesso ma successivamente in parte bloccato perché la documentazione presentata era falsa. Il credito venne rilasciato con la complicità di alti funzionari di Unicredit fra cui Alfredo Protino, direttore regionale dell'area centro Sud di Unicredit e i due funzionari, Andrea Macciò e Cristofaro Zara, tutti arrestati. Cosentino inoltre avrebbe anche imposto al dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di dare via libera alla concessione per la costruzione del centro in violazione di tutte le norme urbanistiche.
Tra gli indagati a piede libero figura anche il presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro, parlamentare e coordinatore provinciale di Napoli del Popolo della Libertà, accusato di violazione della legge bancaria. Secondo l'accusa, Cesaro accompagnò l'allora sottosegretario all'Economia Cosentino a Roma per sollecitare i vertici di Unicredit a concedere il credito, peraltro garantito da una falsa fidejussione. "Pochi giorni dopo tale intervento - sottolinea la Procura partenopea - il finanziamento, che fino a quel momento aveva incontrato ostacoli e rallentamenti, veniva sbloccato". Il finanziamento ammontava a 5 milioni e mezzo di euro.
"Si tratta di un'osmosi - conclude il Gip nell'ordinanza di custodia cautelare - che genera effetti patologici nei settori più rilevanti della vita sociale e politica della provincia casertana: quello elettorale, quello economico e quello istituzionale... Intorno a questo intreccio si muovono enormi interessi economici del clan dei Casalesi e i politici coinvolti sono asserviti al sodalizio camorristico. E ciò che avviene in snodi fondamentali e sensibili dell'attività economica: nell'apertura di centri commerciali, nelle attività edilizie e nella fornitura del calcestruzzo. Ed i poteri della politica e dell'ente mafioso si saldano nel momento più solenne ed importante della vita democratica: il momento elettorale".

14 dicembre 2011