Europarlamentari e grand commis europei
Ricoperti d'Euro
Prodi 360 milioni l'anno e 9.150.000 al mese quando non sarà più presidente della Commissione europea
AI PARLAMENTARI 495 MILIONI ANNUI
Rispondendo a una recente interrogazione dell'europarlamento il vicepresidente della Commissione, l'inglese Neil Kinnock, ha illustrato la struttura e l'entità delle retribuzioni dei commissari europei confermando lo scandaloso livello della paga mensile dei pascià della Commissione europea: 30 milioni lordi di stipendio base, senza cioè indennità e rimborsi vari che possono farlo salire fino a una quarantina di milioni. Ma i componenti della Commissione non sono i soli nababbi lautamente compensati dei loro servigi a favore dell'imperialismo europeo; essi si trovano in buona compagnia degli europarlamentari e dei grand commis europei che sono letteralmente ricoperti d'Euro.
Il compenso mensile base per i 17 commissari è di circa 30 milioni lordi; i due vicepresidenti ne prendono 34, il presidente circa 37 milioni. Tra indennità per l'abitazione, pari a 2.080 euro, indennità di rappresentanza, pari a 1.418 euro, e nel caso assegni per familiari a carico, pari a 693 euro per la moglie e 213 per ciascun figlio, più un contributo mensile da 68 euro per le elementari a 190 euro per l'università quale rimborso per la scuola, lo stipendio dei commissari arriva a 38 milioni lordi al mese, quello dei vicepresidenti a circa 40 milioni, quello del presidente Prodi a 44 milioni. Detratte le tasse, calcolate su una aliquota che va dall'8% al 45%, e un 5,3% di contributi sociali il netto che si intasca un semplice commissario è di almeno 22,5 milioni al mese. Prodi incassa circa 360 milioni netti all'anno. Non conteggiati sono l'automobile con autista e altri benefit tra cui una indennità di trasferimento iniziale per i nuovi commissari pari a due mensilità e il pagamento del trasloco.
Ma non finisce qui perché al momento di lasciare l'incarico li aspetta una lauta buonuscita e una ricca pensione. In base alle norme comunitarie i commissari hanno diritto a riscuotere per altri tre anni dopo il termine dell'incarico dal 40% al 65% dello stipendio a seconda della durata del loro mandato. Inoltre al compimento dei 65 anni riceveranno una pensione che ammonta al 4,5% dello stipendio moltiplicato per gli anni di servizio. Il precedente presidente della Commissione, il lussemburghese Santer e la commissaria socialista francese Cresson, sommersi nel fango della corrotta Unione europea e costretti lo scorso anno con tutta la Commissione alle dimissioni in anticipo sulla fine del mandato, ricevono rispettivamente ben 19 e 15 milioni netti al mese per tre anni e successivamente il primo una pensione di oltre 7 milioni al mese e la seconda di oltre 6 milioni al mese. A Prodi dopo il mandato quinquennale spetteranno 9 milioni e 150 mila lire nette al mese e al commissario Mario Monti, in carica dal 1995 e con una stipendio netto annuale di 320 milioni, ben 15 milioni netti al mese. Le cifre che intascano o intascheranno al compimento dei 65 anni i precedenti commissari italiani vanno dagli 8,5 milioni mensili netti di Carlo Ripa di Meana ai 2,35 di Ranieri Vanni d'Archirafi, rimasto in carica per soli due anni, passando dalla Bonino con circa 5 milioni e mezzo.
Allo stesso livello dei commissari, con stipendi netti annui tra i 300 e i 330 milioni, stanno coloro che hanno alti incarichi istituzionali. Tra gli italiani troviamo il superbanchiere Tommaso Padoa Schioppa, consigliere della Banca centrale europea, e Massimo Ponzellini, uno dei sette vicepresidenti della Banca europea degli investimenti (Bei); i magistrati Antonio La Pergola, Antonio Saggio e Paolo Mengozzi in servizio presso la Corte europea di giustizia, e il giudice italiano della Corte dei Conti europea, Giorgio Clemente; Aldo Ajello, ex vicesegretario dell'Onu e ex parlamentare radicale e socialista, inviato speciale della Ue nella regione africana dei Grandi Laghi.
Ai grand commis segue un esercito di funzionari e impiegati, di cui circa 3 mila sono italiani, divisi a seconda delle mansioni in 4 fasce retributive. Alla prima fascia appartengono i Direttori generali (livello A1) e i Direttori (livello A2) con stipendi netti annui compresi rispettivamente tra 250 e 315 milioni il livello A1 e tra 225 e 290 milioni il livello A2. Gli inquadrati ai livelli inferiori A3 e A4 hanno un compenso di circa la metà ma possono arrivare fino a un massimo di 260 milioni netti annui se riescono ad ottenere la guida di una delle circa 120 sedi che la Commissione ha aperto in diversi paesi extracomunitari o delle delegazioni presso le organizzazioni internazionali. Il neoassunto al primo livello, l'A8, parte da 96 milioni annui netti. Nei livelli A1 e A2 sono presenti rispettivamente 10 e 45 funzionari italiani; in A2 è Riccardo Franco Levi, portavoce di Prodi in forza a titolo temporaneo alla Commissione europea.
Gli inquadrati nei due principali livelli A1 e A2 hanno, in base all'articolo 50 dello statuto della funzione comunitaria, il privilegio di una scandalosa superbuonuscita in sostituzione della non prevista liquidazione. L'indennità di buonuscita è pagata mensilmente fino al compimento dell'età pensionabile nella seguente maniera: l'intero stipendio per i primi tre mesi dopo le dimissioni, l'85% dello stipendio per i successivi tre mesi, il 70% per altri tre anni. Se al termine dei 5 anni e mezzo coperti dal meccanismo l'ex funzionario non ha ancora raggiunto l'età pensionabile continua a percepire mensilmente il 60% dello stipendio. Da alcuni esempi di calcolo risulta che ex funzionari italiani possono arrivare a intascare cifre complessive ben oltre il miliardo a patto che nel frattempo non ricevano compensi per altro lavoro e dichiarati dall'interessato che sono scalati dall'importo spettante.
Nelle fasce inferiori, dalla B alla D, è inquadrato il resto del personale con stipendi netti mensili che al minimo sono di 3 milioni e 665 mila lire. Per tutti i dipendenti esiste l'indennità di espatrio, pari al 16% dello stipendio, una tassazione massima del 30%, la copertura dell'85% delle spese mediche e il diritto alla pensione dopo 10 anni di anzianità da riscuotere al compimento dell'età pensionabile.
Al gruppo dei ricoperti d'Euro non sfuggono gli europarlamentari fra i quali gli italiani che possono intascare, fra stipendi, indennità e rimborsi, quasi 500 milioni netti annui. Ogni eurodeputato incassa dal proprio paese uno stipendio mensile equivalente a quello di un parlamentare nazionale. I più pagati di tutti sono gli italiani che guadagnano circa 18,5 milioni lordi al mese (216 milioni all'anno), seguiti da austriaci con 195 milioni all'anno, tedeschi con 145 milioni, belgi con 130 milioni, inglesi e francesi con 123 milioni. Per ultimi gli spagnoli con 65 milioni all'anno. A questa cifra i parlamentari europei sommano le indennità pagate dall'europarlamento che sono: circa 6,5 milioni al mese come cifra forfettaria per le spese generali, circa 19 milioni al mese per la retribuzione degli assistenti, 450 mila lire come gettone di presenza giornaliera trascorsa nella sede del parlamento o per le sue attività.
Tutte le indennità sono esentasse perché considerate rimborsi spese per cui la cifra netta che può intascare in un anno un parlamentare che partecipa a un centinaio di sessioni di lavoro in aula, di commissione o di gruppo politico, cioè almeno la metà degli impegni medi previsti, vale attorno ai 264 milioni. Che con i 231 per gli assistenti fanno 495 milioni netti.
Le facilitazioni e gli sconti per gli europarlamentari non finiscono qui perché ciascun parlamentare ha a disposizione sia a Strasburgo che a Bruxelles un ufficio con computer, fax, telefono e altri servizi comuni tra i quali il collegamento Internet e una biblioteca informatizzata.
Mentre secondo le stesse statistiche ufficiali europee di Eurostat quasi un quinto dei 380 milioni di abitanti della Ue, per l'esattezza il 18%, vive al di sotto della soglia ufficiale di povertà, commissari, europarlamentari e grand commis sono ricoperti d'Euro per i loro servigi alla superpotenza europea, alla Ue imperialista, pagati lautamente con i sacrifici e il tartassamento imposti alle masse popolari.