Egitto
Riesplode la rivolta in piazza Tahrir
Almeno mille i feriti tra i manifestanti

Piazza Tahrir al Cairo è tornata a essere il centro della protesta contro il regime sopravvissuto alla cacciata del dittatore Hosni Mubarak; la sera del 28 giugno e tutto il giorno seguente migliaia di manifestanti hanno difeso il presidio della piazza dagli attacchi della polizia che voleva sgomberarla. La scintilla che ha innescato la rivolta è stata l'intervento della polizia contro una manifestazione di un gruppo di famiglie dei "martiri della rivoluzione" del 25 gennaio che si erano riunite in un teatro nel centro città per commemorare i loro familiari e chiedere che vengano processati in tempi brevi i responsabili della violenta repressione che nella rivoluzione di gennaio e febbraio ha provocato la morte di oltre 830 manifestanti. Centinaia di giovani rispondevano all'aggressione della polizia lanciando pietre.
Alla notizia degli scontri la coalizione dei Giovani della Rivoluzione e il movimento 6 aprile lanciavano un appello per un sit-in a oltranza a Piazza Tahrir "fino a quando non ci saranno segnali chiari che le nostre richieste saranno ascoltate". Nel mirino dell'opposizione il responsabile del Supremo Consiglio delle Forze armate, il generale Hussein Tantawi ex ministro di Mubarak, che guida di fatto il paese dalla caduta del dittatore, accusato di ostacolare le riforme democratiche e di rallentare il processo di epurazione dei fedeli del vecchio regime, la cui struttura è rimasta pressoché intatta.
Migliaia di giovani in piazza Tahrir che per mesi hanno gridato "il popolo vuole la caduta del regime", il 29 giugno gridavano "il popolo vuole le dimissioni di Tantawi" e dell'oramai screditato premier Essam Sharaf e ingaggiavano duri scontri con la polizia che duravano diverse ore e che si estendevano fino alla sede del ministero dell'interno; oltre un migliaio i feriti.
Sempre il 29 giugno a Suez, città dove cadde il primo martire della rivoluzione, in Midan Isaaf migliaia di manifestanti solidarizzavano con la rivolta di piazza Tahrir e chiedevano le dimissioni del ministro dell'interno el Issawi, il rilascio degli arrestati e l'apertura di un'inchiesta.
Il 30 giugno la protesta si allargava alla città di Alessandria dove i manifestanti gridavano slogan contro i militari e gridavano il nome di Khaled Said, il giovane torturato e assassinato dalla polizia un anno fa e divenuto il simbolo della rivolta del 25 gennaio. Il giorno precedente il tribunale della città doveva pronunciare la sentenza nei confronti degli agenti di polizia accusati dell'omicidio di Said ma aveva rinviato la seduta col pretesto della necessità di esaminare nuova documentazione. I manifestanti denunciavano il tentativo di insabbiamento dell'inchiesta e l'impunità dei responsabili. "Non siamo stanchi, rivoluzione sempre" urlavano i manifestanti ad Alessandria per ribadire la volontà di continuare la lotta.
La stessa determinazione della Coalizione dei giovani rivoluzionari che al Cairo in risposta alla brutale repressione delle manifestazioni del 28 e 29 giugno convocava per l'8 luglio una nuova grande manifestazione in piazza Tahrir a sostegno della richiesta di rapidi processi agli ex esponenti del regime d Mubarak, di risarcimenti alle famiglie dei martiri delle rivolte iniziate lo scorso 25 gennaio e per manifestare l'opposizione alla politica della normalizzazione portata avanti dal Consiglio supremo delle forze armate che controlla il paese.

6 luglio 2011