Senato e camera neri rifinanziano le missioni imperialiste italiane
Napolitano frena sul ritiro dei militari dagli scenari di guerra. A fronte dei micidiali tagli alla spesa pubblica aumentano vertiginosamente gli stanziamenti per micidiali e sempre più sofisticati armamenti militari

Il finanziamento delle spese delle guerre imperialiste italiane è l'unico capitolo di spesa pubblica che in Italia aumenta, tra gli ingenti tagli alla spesa sociale che hanno colpito tutti i settori di vitale importanza per le masse popolari, dalla sanità, alla scuola ai trasporti, contenuti nelle recenti stangate.
Infatti, dopo il via libera del Senato del 26 luglio, anche la Camera nera il 2 agosto ha approvato definitivamente il decreto legge per il rifinanziamento delle spese militari, che è stato convertito in legge ad ampissima maggioranza. I sì sono stati 493, solo 22 i no e 15 gli astenuti. Votano a favore compatti PDL, Lega, Popolo e territorio, UDC e PD. L'unico partito che ha votato contro il provvedimento è stato l'IDV, mentre i Radicali si sono astenuti.
Per il secondo semestre 2011, il provvedimento stanzia 744 milioni di euro, la spesa complessiva per l'anno ammonta a un centinaio di milioni di euro in più rispetto all'anno scorso. Sono seicento milioni in più rispetto a qualche anno fa, denunciano alcune organizzazioni pacifiste. Sommando infatti agli 811 milioni di euro spesi nel primo semestre, i 744 stanziati per la seconda metà ed i 52 milioni per il reclutamento di personale militare per il 2011, otteniamo - calcolano alcune organizzazioni pacifiste - 1.607 milioni di euro complessivi. Si tace da ogni parte su questa cifra enorme. Se solo fossero tagliati i fondi pubblici alle sanguinose guerre imperialiste italiane, camuffate da "missioni di pace", si alleggerirebbero notevolmente le ricadute della crisi sulle masse lavoratrici e popolari italiane e si impedirebbe il massacro di popolazioni inermi in giro per il mondo.
Aumentano anche le spese per fronteggiare, peraltro in maniera criminale, gli "effetti collaterali" della guerra di aggressione. In particolar modo, il ministro degli interni Maroni, Lega, avrebbe dato via libera al varo del decreto del governo ad inizio luglio solo dopo aver ottenuto dal Consiglio dei ministri un'ordinanza che assegna 440 milioni di euro alla Protezione civile per "gestire" l'emergenza profughi, provocata dalle rivolte in Africa del nord e dall'aggressione militare alla Libia, e il prolungamento del pattugliamento delle navi della Marina Militare contro i profughi di guerra davanti alle coste africane fino al 31 dicembre.
Il cosiddetto (dal governo) piano di riduzioni, tanto pubblicizzato dal ministro della guerra, il fascista La Russa, PDL, fa riferimento unicamente al ritiro di duemila militari da alcuni scenari di guerra e della nave Garibaldi dalla Libia entro l'anno. La riduzione più forte riguarda il contingente di stanza in Libia, che passerà dalle 1.970 alle 1.086 unità (844 militari in meno). Nessuna riduzione è prevista invece per quanto riguarda la partecipazione dell'Italia all'aggressione militare all'Afghanistan. La Russa, inoltre, precisa che per quanto riguarda la Libia "si tratta di una diminuzione di uomini conseguente esclusivamente ai risultati raggiunti: non c'era più bisogno della nave Garibaldi perché non esiste più la minaccia degli aerei di Gheddafi". In parole povere la fase più intensa e costosa dell'assalto militare alla Libia è passata, ma il territorio non viene liberato per nulla dal calcagno imperialista del governo Berlusconi.
Persino il rinnegato presidente della repubblica Napolitano frena sul ritiro delle truppe: "ipotesi di riduzioni dei contingenti che vanno decise di concerto con l'Onu e con gli organismi internazionali perché solo così possono essere effettive'', ridimensionando la propaganda governativa sul presunto taglio delle "missioni" all'estero dei militari italiani.
Fatto sta che, al di là della propaganda falsa e fuorviante circa l'impegno dell'esercito all'estero, le spese militari aumentano vertiginosamente. Alla luce della politica aggressiva dell'Italia imperialista di Napolitano e Berlusconi, i ritocchi alla spesa per il personale militare si spiegano unicamente con l'obbiettivo di aumentare gli stanziamenti per il nuovo modello di esercito professionale, superequipaggiato con armi modernissime. Infatti è prevista nei prossimi anni la spesa di 16 miliardi per acquistare 131 bombardieri invisibili F-35, e di centinaia e centinaia di milioni per aerei attrezzati per il trasporto di micidiali testate nucleari, di elicotteri, fregate, sottomarini, veicoli corazzati, per l'ammodernamento dei Tornado.
E tutto ciò diventa ancor più insopportabile alla luce del fatto che in Italia le masse popolari sono allo stremo. L'unica soluzione è sollevare la piazza per abbattere il massacratore sociale!

28 settembre 2011