337 milioni di euro per l'Afghanistan, 279 per il Libano
Il parlamento rifinanzia le missioni di guerra per tutto il 2008
Mezza Sinistra arcobaleno si astiene, l'altra metà vota no solo sull'Afghanistan e per chiedere "un coinvolgimento diverso del nostro paese"
Anche decaduto il non rimpianto governo del dittatore democristiano Prodi ha voluto dare prova fino in fondo del suo spregevole zelo imperialista e guerrafondaio: il 21 febbraio la Camera ha approvato il disegno di legge governativo di conversione del decreto legge che rifinanzia tutte le missioni militari all'estero, a cominciare dalla missione di guerra in Afghanistan. Il provvedimento, che passa ora al Senato per l'approvazione finale, stanzia un totale di 1,20 miliardi di euro che copriranno le spese dal 1° gennaio 2008 fino al 31 dicembre 2008: un lavoro sporco che questo governo ha fatto anche per quello che gli subentrerà, dal momento che con questo ddl il rifinanziamento delle missioni viene esteso da semestrale ad annuale, e così il probabile nuovo governo Berlusconi non dovrà prendersi nemmeno il disturbo di rivotarlo a luglio.
La fetta più grossa del totale, oltre 337 milioni, tocca all'Afghanistan, dove opera un contingente di 2.350 uomini appoggiati da numerosi mezzi terrestri ed aerei inquadrati nella missione ISAF, formalmente della Nato ma rispondente alla catena di comando americana di Enduring Freedom. Un'altra quota consistente, oltre 279 milioni, è assegnata alla missione in Libano, dove operano 2.458 militari nell'ambito della missione UNIFIL 2 dell'Onu, più altri 18 milioni per la missione navale di appoggio Euromarfor. Seguono poi le missioni in Kosovo e in altre regioni dei Balcani (158 milioni), in Bosnia (20 milioni), in Iraq (oltre 8 milioni per il personale militare inviato ad addestrare l'esercito e la polizia irakene), e nel Mediterraneo (8 milioni per la missione navale congiunta Active endeavour). Altre centinaia di migliaia di euro se ne andranno per le altre missioni a Hebron e Rafah (Palestina) e in Darfur, Ciad, Congo, Cipro, Albania e Haiti.
"Larghe intese" sulla politica interventista
Anche stavolta il rifinanziamento delle missioni di guerra ha visto d'accordo l'intero parlamento nero pressoché al completo, che l'ha approvato sbrigativamente e nella più totale indifferenza dei mass-media di regime, come si trattasse ormai della votazione di una delle tante leggine di routine. Per quanto riguarda la politica estera e militare espansionista e interventista dell'Italia il governo delle "larghe intese" è già operante di fatto ormai da tempo, tanto che non si è notata la minima discontinuità tra il governo neofascista Berlusconi e quello di "centro-sinistra" di Prodi, e così sarà con il prossimo esecutivo, che lo guidi il neoduce di Arcore o il liberale anticomunista Veltroni. E tutto ciò con la piena complicità della cosiddetta "libera informazione", che si conferma essere al completo servizio della macchina propagandistica imperialista. Solo la Sinistra arcobaleno ha cercato di distinguersi dall'unanimismo schiacciante del parlamento nero a sostegno delle missioni di guerra, ma limitatamente alla sola missione in Afghanistan, e in che modo miserevole e opportunista lo vedremo tra poco.
Con il provvedimento che prolunga di un anno tutte le missioni è stato approvato anche un ordine del giorno del gruppo parlamentare del PD e accolto dal governo che auspica "un mandato internazionale che unifichi le due missioni attualmente in Afghanistan (Isaf a guida Nato ed Enduring Freedom a guida americana) e abbia come obiettivo primario la protezione dei civili, con un maggior controllo internazionale sulla pianificazione delle azioni militari", e auspica altresì il rilancio di una "conferenza di pace regionale" per un "processo di riconciliazione nazionale" in quel paese. Si tratta in tutta evidenza di un espediente ad uso elettorale del partito di Veltroni per distinguersi in qualche modo dai partiti dell'ex Casa del fascio; una foglia di fico per giustificare la permanenza delle nostre truppe in Afghanistan, nonostante il fallimento della strategia militare Usa e Nato che è sotto gli occhi di tutti, riproponendo la fantomatica conferenza di pace che gli Usa nemmeno si filano e abbindolando gli elettori pacifisti con l'illusione di mettere un freno europeo ai massacri americani delle popolazioni civili e cambiare la natura imperialista e aggressiva dell'occupazione militare di quel paese. Una proposta, oltretutto, che sfrondata del suo contorno di ipocrisia umanitaria non farebbe altro che ufficializzare la catena di comando a guida Usa che esiste già di fatto su tutte le truppe operanti in Afghanistan. Comprese quelle italiane, che non si limitano affatto a compiti di sorveglianza e di soccorso, come il governo sostiene e i mass-media di regime avallano, ma prendono attivamente parte alle operazioni di guerra decise dagli Usa e dalla Nato.
Sinistra arcobaleno allo sbando
E veniamo alla Sinistra arcobaleno e al suo voto "contrario" al provvedimento. Intanto, ammesso come vedremo che si possa definire tale, riguardava solo la missione in Afghanistan, perché su tutte le altre, a cominciare da quella in Libano, non meno imperialista e di guerra dell'altra, non ha tuttora nulla da obiettare, e lo ha anche ribadito più volte in aula. Per quanto riguarda l'Afghanistan, dopo aver sempre votato a favore da quando sono al governo, stavolta i quattro partiti che la compongono avevano annunciato voto contrario sull'intero provvedimento se non fosse stata accettata la loro richiesta di scorporare da esso la missione in Afghanistan per poter esprimere un "giudizio articolato" (Iacopo Venier, PdCI). Ma, si badi bene, non per chiedere il ritiro delle truppe, di cui non hanno mai fatto cenno in nessun intervento o documento, bensì un "coinvolgimento diverso del nostro paese" (Elettra Deiana, PRC). E guarda caso questa decisione è "maturata" solo ora che il governo Prodi è già caduto da destra e si avvicinano le elezioni in cui si decide anche la loro sopravvivenza. E sempre guarda caso solo ora questi opportunisti e imbroglioni scoprono che "la missione in Afghanistan è una missione di guerra" (Deiana) e che in Afghanistan "la Nato chiede di estendere la guerra, nuove armi e più uomini, e libertà piena di uccidere chiunque si opponga alla presenza straniera, e il governo da noi sostenuto è nelle mani di criminali di guerra collusi con il narcotraffico" (Venier).
Comunque sia così si erano effettivamente comportati durante l'esame preventivo nelle varie commissioni parlamentari, dove i quattro partiti avevano votato contro. E così poteva sembrare dagli interventi in aula dei rispettivi capigruppo. Ma al momento della votazione finale, con una vergognosa giravolta, i gruppi della Sinistra democratica e dei Verdi hanno lasciato l'aula per non votare no e non far mancare l'appoggio ai "nostri" militari ( e per non precludersi futuri accordi col PD?), mentre quelli del PRC e del PdCI si sono ritrovati a votare no da soli. Per il verde Bonelli non c'era da drammatizzare, perché comunque "il giudizio di tutti noi della Sinistra arcobaleno è contro la missione in Afghanistan". Stessa faccia di bronzo da parte di Diliberto, che come se niente fosse commentava: "Abbiamo votato risolutamente e coerentemente contro dopo aver votato per due anni a favore per lealtà verso Prodi".
La realtà è che alla sua prima prova parlamentare il "nuovo soggetto unitario e plurale" guidato da Bertinotti, autoproclamatosi unico rappresentante della sinistra in Italia, è andato subito in pezzi! E su una questione non certo da poco, come l'appoggio o meno alle missioni di guerra, a riprova dell'incallito opportunismo di cui sono fatti i politicanti trotzkisti, neorevisionisti, socialdemocratici e riformisti della Sinistra arcobaleno.

27 febbraio 2008