RIFONDARE LA SOCIETA'. MA QUALE SOCIETA'?
Ritrovare la politica per rifondare la società. Dobbiamo ritrovare il senso della (parola) politica. Si è perso con l'andare del tempo. è come se lo avessimo consumato. Eppure un senso c'è e ci deve essere.Fare politica come la si fa oggi in Italia non ha senso. La politica fatta solo per il raggiungimento del potere non è politica, è puro agonismo egocentrico e cieco.
Si è perso il senso delle cose comuni e quotidiane. Il senso dello stare assieme e del vivere quotidiano. Si è persa la socialità e l'umanità. Questo processo, forse innescato dall'industrializzazione, che ha reso l'uomo schiavo, oggi è anacronistico e astorico. Ma coerenza, così come storia sono anch'esse in declino. L'alienazione oggi è palpabile. Ed è un fenomeno tanto più grave perché ad essere alienata oggi è l'intera società o, volendo, l'intera non società. In quanto la struttura fondamentale del vivere umano, la società appunto, si è ormai disgregata. Siamo giunti ad un punto di non ritorno. Eppure la nostra vita deve ancora avere senso. Non possiamo deporre le armi proprio ora. Occorre riscoprire la politica per ritrovare (o forse per rifondare) la società.

QUALE SOCIETA'
Certo a questo punto si pone il problema di quale società. E se è pur vero che non è possibile accettare una qualunque società, è però altrettanto vero che non si può vivere in una non società.
Le grandi ideologie sono morte. E con loro parte dell'uomo moderno. Tutte o molte hanno fallito, compreso il capitalismo oggi, intendiamoci, il quale forse recita ancora una parte nel teatrino volgare, continuando, ancora, a calpestare la scena in questo eterno presente nel quale siamo rinchiusi, ma che, oggi, più che in passato, non ha davvero più niente da dire: niente di nuovo, ma niente neanche da copiare, da emulare, da ricordare.
Rimangono sul terreno di battaglia solo i corpi dei tanti che hanno lottato per una causa giusta, cioè contro il capitalismo. Ma ormai di loro non rimane altro che un odore acre, che certo non tarderà a scomparire del tutto. Per il resto abbiamo dimenticato i loro nomi, i loro volti, le loro vite.
L'unica società nella quale vale la pena vivere è, e deve essere, retta da una democrazia.
Il tempo che abbiamo a nostra disposizione non è illimitato. E noi possiamo agire solo qui e ora.
Occorrono regole, certo, buon senso e sopportazione. Ma dobbiamo provare di nuovo a vivere. Dobbiamo ritrovare il senso.
Per questo la democrazia ha senso. E non perché può prevalere la volontà di ognuno (questa è anarchia), e non perché prevalga la volontà di tutti (questa è utopia), ma perché tutti possano vivere la propria vita nel rispetto di quella altrui. Questo è il miracolo della vita. E per di più questo è il vantaggio della vita associata.
Non dobbiamo diventare per forza tutti uguali, perché non lo siamo e perché non avrebbe senso, né, in fin dei conti, ciò sarebbe giusto. Ma dobbiamo rispettare la nostra diversità. Dobbiamo acuirla, capirla, viverla.
Solo così potremmo crescere. Solo così ci sarà evoluzione.

RIFONDARE IL PARTITO
C'è un gran bisogno nell'aria di un partito che raccolga coloro che ancora credono nei valori della sinistra. Un nuovo partito comunista che si ispiri ai principi della filosofia marxista e che sia pronto a sfidare il (post) capitalismo e a lavorare nella direzione di una nuova rivoluzione dei popoli. Una rivoluzione che porti al trionfo dello stato sociale, della democrazia e della libertà. Una rivoluzione che ci faccia riscoprire il significato della fraternità fra i popoli, ponendo così fine alle lotte e alle guerre, alle distruzioni e alla povertà. C'è bisogno di un partito nel quale possano confluire tutti coloro che credono nella libertà e nello stato, nell'uomo e nella dialettica, unica arma, assieme al pensiero, di cui un uomo civile ed intelligente deve dotarsi per sconfiggere il potere, l'ipocrisia e il rifiorire di integralismi, dei fanatismi e dei fascismi.
Ma divisi, compagni dove andremo, e soprattutto cosa potremo fare? Forse discutere e scannarci fra di noi sulle ideologie, sulle appartenenze e sulle parole. Il che è naturalmente importante, ma non sufficiente. Quello che occorre nell'immediato è battere le destre e Berlusconi per poi iniziare di nuovo la lotta contro il capitalismo (il neo capitalismo, non meno invasivo e pericoloso del vecchio), nel tentativo di ricostruire quel che è rimasto dello stato sociale e nella prospettiva del socialismo.
Forse non è utopico ripartire da ciò che è rimasto del PCI, da Rifondazione Comunista, la quale può (o almeno potrebbe) essere una buona base per rifondare davvero il partito, e per riaggregare tutti coloro che credono ancora in determinati valori e in determinate idee, nel rispetto dell'autonomia di tutti e delle peculiarità di ognuno. Sarebbe bello vedere di nuovo assieme le persone laiche e di sinistra che non si vogliono arrendere al non pensiero unico imperante, alla globalizzazione e al dilagare del fascismo culturale. è vero, in effetti, che l'attuale problema oggettivo immediato per l'Italia sono le elezioni, superate le quali, però sarà necessario, con più tempo e meno pressioni, riparlare del partito migliore e della filosofia marxista-leninista. Ma ora il problema concreto è un altro: vendere, anzi regalare, l'Italia ai fascisti (è bene chiamarli col loro nome), oppure lasciar vincere (il che tra l'altro non è certo facile) Rutelli? Ma chi è davvero disposto a votarlo?
Questo è un problema di non poco conto che ci riguarda tutti e che, soprattutto riguarda le nostre coscienze (ma che ben presto riguarderà anche la nostra vita materiale).
L'attuale politica, così come è giocata, ha fatto perdere di vista il vero senso della lotta. Per chi si lotta oggi? Contro chi si lotta? Ciò che possiamo scegliere è al massimo il meno peggio. Ma questo è fortemente limitante e frustrante. Noi dobbiamo tendere invece al meglio.

RIFONDARE LA SOCIETA'
Si è sempre usata sin qui la parola rifondare, questo per due motivi: in primis nell'intento di usare la parola col significato di "rivivere''. La fondazione di qualcosa è infatti sempre un atto partecipativo, passionale. Dunque si può usare il termine con questa accezione. E forse lo è tanto più se si tratta di "rifondare'', rivivere, rivolere che ciò accada (questo per il partito, per la società, per la politica e forse anche per noi stessi). In secondo luogo perché credo, forse da illusa, che sia possibile fare ciò, cioè rifondare (o riscoprire, per rivivere) il partito, la società, la politica, partendo proprio da Rifondazione Comunista, o comunque da quanti abbiano voglia di spendersi almeno un po' per ritrovare il valore della società, per riscoprire la bellezza dello stare assieme e del dialogo. Per questo occorre rifondare la società, o, quanto meno, riscoprirla.
C'è bisogno di comunismo e, in generale, di laicità per dare una risposta al bisogno di socialità che ognuno di noi ha. Oggi siamo sempre più soli, localizzati, ciò nonostante la globalizzazione che avvicina tutti e rende tutti, apparentemente uguali, ma che in verità decentra e rende tutti più soli e asociali.
Bisogna riscoprire la società, la libertà e il pensiero. Bisogna tornare a pensare per essere davvero liberi, per poter dimostrare le nostre capacità e per riscoprire la vita associata. La comunità, piccola o grande che essa sia, può essere la base per ripartire, per rifondare la società e per intraprendere un dialogo sereno con altre culture. Il rispetto reciproco e la voglia di conoscere saranno alla base della società civile e moderna. Forse così sarà davvero possibile riscoprire o rifondare l'internazionalismo di cui tanto si è parlato, ma del quale, in effetti, i più hanno paura, perché gli altri sono sempre diversi. E invece non deve più essere così. Deve essere possibile collegare fra loro le genti e le culture, deve essere possibile il dialogo fra le genti e le culture. Ma per ritornare a questo, e cioè ad una società civile e rispettosa delle differenze e della ricchezza portata da ognuno, una società nella quale prevalga l'armonia e il dialogo, una società di persone uguali e libere, occorre riappropriarsi (e forse addirittura rifondare) della (parola) politica.


Stella Rossa



Siamo d'accordo sulla sostanza del giudizio sulla società attuale. Diciamo le cose come stanno fino in fondo: è un vero e proprio regime, quello in cui viviamo. Un regime che ha la forma della democrazia ma la sostanza del fascismo mussoliniano. Un regime neofascista, che è stato imposto all'Italia gradualmente e senza sparare un colpo, attraverso la fascistizzazione delle istituzioni e la corruzione e l'inglobamento dei partiti e delle organizzazioni sindacali di origine operaia, del resto già da tempo imborghesiti, revisionisti e opportunisti, e quindi maturi per saltare il fosso e tradire il proletariato e la causa del socialismo.
è al loro tradimento e alla loro nefasta opera diseducativa e corruttrice di oltre 100 anni (del PSI riformista prima, e del PCI revisionista e neoliberale poi, oggi DS) che si deve il regresso ideologico e politico del proletariato da classe per sé, cioè dotata di una coscienza di classe anticapitalista e portatrice dell'obiettivo storico del socialismo, a classe in sé, cioè a uno stadio di coscienza per molti aspetti ancora premarxista. A questo va aggiunto anche il grave colpo di immagine e di attrattiva subìto dal socialismo, a causa del collasso dell'Unione Sovietica e del viraggio al capitalismo della Cina, dopo che questi due gloriosi paesi socialisti erano già stati snaturati e fascistizzati dai revisionisti rispettivamente dopo la morte di Stalin e Mao.
Negli anni '60-70, quando la classe operaia era in movimento, tutta la società era in fermento: le donne, gli studenti, gli intellettuali, tutte le masse antifasciste e progressiste ricevevano da essa e dalle sue lotte l'ispirazione e l'impulso per scendere in campo e battersi per i propri diritti e per una nuova società. Ma quale società? Non certo quella in cui viviamo oggi, che ha restaurato il fascismo sotto la maschera della democrazia, ha cancellato le maggiori conquiste e i diritti economici, sociali, politici e sindacali sostituendoli con le leggi spietate del mercato, del libero sfruttamento dei lavoratori e del massimo profitto, che ha reintrodotto le guerre di aggressione imperialista come ai tempi di Mussolini. Bensì per il socialismo, l'unica società in cui valga la pena di vivere per la stragrande maggioranza del popolo sfruttato e oppresso, e che sia temuta come l'inferno dalla minoranza di sfruttatori che detengono tutta la ricchezza e il potere.
è inevitabile che oggi, nel regime di seconda repubblica neofascista, anche gli strati sociali progressisti e rivoluzionari non proletari soffrano la grande gelata reazionaria che è scesa sulla società. Il problema è dunque il risveglio della classe operaia, darle di nuovo la coscienza di essere classe per sé, fargli riprendere il suo ruolo di motore e di guida di tutti gli sfruttati e gli oppressi per rivoltare da cima a fondo questa marcia società borghese e conquistare il socialismo. è questo l'arduo ma indispensabile compito che si è assunto il PMLI.
Ma per far questo occorre che tutti i sinceri anticapitalisti come te e come noi si uniscano, sulla base del comune ideale del socialismo e dell'ideologia marxista-leninista, che non è un'ideologia "morta'', come vorrebbero farci credere i fascisti, i liberali e i rinnegati, ma l'unica scienza in grado di svelare le leggi economiche, sociali e politiche che governano il mondo e la storia. Una necessità che del resto anche tu stessa senti a livello istintivo, quando dici giustamente che "c'è un gran bisogno nell'aria di un partito che raccolga coloro che ancora credono nei valori della sinistra. Un nuovo partito comunista che si ispiri ai principi della filosofia marxista''.
Ma questo partito può essere forse il PRC di Bertinotti, che si propone di "rifondare il comunismo'', negando e condannando come una serie di "errori ed orrori'' la grandiosa esperienza storica del socialismo nell'Urss di Lenin e Stalin, e ignorando l'opera incancellabile di Mao, mentre si riallaccia e si aggrappa invece alla tradizione socialdemocratica e liberale kautzkiana, al trotzkismo, all'azionismo liberal socialista e alle radici gramsciane del PCI revisionista celebrato recentemente con grande enfasi a Livorno?
Senza contare poi la pratica, che dimostra come questo partito diretto da una manica di opportunisti e falsi comunisti sia sempre pronto a fare da sgabello ai rinnegati del comunismo alla D'Alema e Veltroni e ai loro alleati di governo: ieri con Prodi per l'ingresso dell'Italia nell'Euro, oggi con Rutelli e con le giunte di "centro sinistra'' in molti Comuni, Province e Regioni d'Italia. Non stanno forse trattando con l'Ulivo seggi in parlamento in cambio dei voti di Rifondazione?
L'unità a sinistra è un bene prezioso da perseguire, ma non a qualsiasi prezzo. Non bisogna avere paura delle divisioni. Prima di unirsi bisogna dividersi, nel senso che l'unità dei sinceri anticapitalisti passa prima dalla netta demarcazione dai rinnegati, dagli opportunisti e dai falsi comunisti, che sono agenti della borghesia, non nostri alleati. Parliamo naturalmente dei dirigenti, non certo dei militanti, con i quali ricerchiamo invece il dialogo e l'unità. Marx ed Engels non esitarono a separarsi nettamente dagli anarchici, dai liberali, dai socialisti idealisti e tutti gli opportunisti della loro epoca, e con ciò fecero pulizia all'interno del movimento operaio, lo unirono veramente, lo rafforzarono e gli diedero le ali per elevarsi dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza alla lotta per cambiare la società e il mondo intero. Lo stesso fecero Lenin, Stalin e Mao, nelle loro rispettive epoche e condizioni storiche.
Se si ha chiaro questo si fa più chiaro anche il problema delle elezioni e del dilemma se sia giusto o no scegliere "il meno peggio''. Se, come dici tu stessa, "noi dobbiamo tendere invece al meglio'', allora la scelta non può che essere una sola: respingere lo sporco ricatto politico (perché di questo si tratta) dei rinnegati del comunismo per estorcere alle masse popolari in modo surrettizio e fraudolento il consenso e la legittimazione al loro tradimento, alle istituzioni borghesi e al capitalismo a cui si sono venduti. Riconoscere con sincerità e con coerenza che "centro sinistra'' e "centro destra'', Berlusconi e Rutelli, sono due facce della stessa classe dominante borghese. Rispondere, a chi ci accusa di fare il gioco di Berlusconi e della destra e di sottrarre voti al "centro sinistra'' e a Rifondazione, che sono loro che fanno la stessa politica di Berlusconi e della destra borghese e che sottraggono voti alla rivoluzione e al socialismo.
E fare, di conseguenza, una scelta netta di campo anticapitalista, antistituzionale e antifascista scegliendo l'astensionismo (non votare, voto nullo o bianco), per assestare da sinistra un duro colpo alla seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e imperialista e a tutti i partiti che la sostengono apertamente o la coprono opportunisticamente, e per l'Italia unita, rossa e socialista. è l'unico modo, oltretutto, per un sincero anticapitalista, di non essere cancellato come oppositore di classe e per testimoniare la volontà di resistere al pensiero unico neofascista dominante. Non ci stancheremo mai di ripetere che due sono le classi antagoniste nella società capitalistica, la borghesia e il proletariato, due sono le concezioni politiche che si contendono il terreno, il liberalismo e il socialismo e due sono le culture e le concezioni del mondo. I cosiddetti interclassismo e "superamento'' delle ideologie altro non sono che il pensiero unico della borghesia ed è per questo che non si può in nessun caso rinunciare all'analisi e a una visione di classe se vogliamo che il proletariato riesca finalmente a emanciparsi dallo sfruttamento e dal capitalismo e ciò facendo a emancipare l'intera umanità.
Non c'è dubbio che i tuoi sentimenti, intenzioni e propositi di ragazza soggettivamente di sinistra siano buoni e stimolanti, ma per maturare sul piano di classe hanno bisogno di confrontarsi con il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il PMLI. Altrimenti sono destinati a essere riassorbiti dalla borghesia e dai suoi servi.