Arroganza mussoliniana e berlusconiana del presidente del Consiglio
Monti: "a marzo il varo della riforma del mercato del lavoro, con o senza l'accordo con i sindacati"
Fornero: solo la cig ordinaria, poi il licenziamento e un'indennità di disoccupazione breve nel tempo. Berlusconi e Veltroni: "Articolo 18 non è un tabù e va modificato"
La CGIL trasformi lo sciopero della Fiom in sciopero generale di tutte le categorie

Il governo va avanti con dichiarazioni intimidatorie, arroganti, autoritarie, mussoliniane e berlusconiane e anche un po' altisonanti. C'è il presidente del consiglio Monti che per l'ennesima volta ripete, come a voler preparare l'"opinione pubblica" a questo evento: "A marzo il governo presenterà al parlamento la riforma del mercato del lavoro, con o senza l'accordo con i sindacati". Dirlo quando è in atto lo svolgimento della riunione tra governo e "parti sociali" al ministero del Lavoro appare di una scorrettezza unica.
Il ministro Elsa Fornero parla di "riforma del mercato del lavoro epocale" con principi e contenuti radicali richiestaci dall'Europa e da attuare in tempi brevi con o senza il consenso sindacale. Una "riforma epocale" che ha come obiettivi fermi e predeterminati: la modifica peggiorativa, se non proprio l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e dunque la liberalizzazione dei licenziamenti; lo stravolgimento e di conseguenza la riduzione delle tutele del sistema degli "ammortizzatori sociali" attraverso il mantenimento della sola cassa integrazione ordinaria per un periodo di 52 settimane e non oltre, la cancellazione della cassa integrazione straordinaria, ivi compresa quella in deroga e della mobilità e quindi la perdita del posto del lavoro da sostituire con un indennità di disoccupazione della durata di circa un anno e con un assegno di circa la metà di quello erogato per la cig; un contratto d'inserimento per i giovani della durata di 3 anni con tutele e reddito inferiori di quelli previsti nei contratti nazionali di lavoro e senza la tutela dell'articolo 18.
Rimangono i temi inerenti lo sfoltimento dei contratti dei precari e su questo c'è ancora buio pesto; e l'estensione dei nuovi "ammortizzatori sociali" ai settori, come quello del commercio, che attualmente non ne beneficiano ma come? Il governo non caccia un euro, le aziende sia grandi sia medio piccole pure. Finirà che i soldi li andranno a prendere nel solito posto, cioè nelle tasche dei lavoratori.
Ma a che punto è la cosiddetta "trattativa" tra il ministro del Lavoro e del Welfare, i segretari di CGIL, CISL e UIL e i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali e delle banche? Dalle dichiarazioni degli attori di questa "trattativa" sembrava che, nel terzo incontro tenutosi a Palazzo Chigi il 15 febbraio scorso, il confronto fosse andato avanti. La Fornero: "abbiamo lavorato bene, la discussione è messa nei giusti binari". Il presidente di Confindustria, "abbiamo operato nella direzione giusta". Persino Susanna Camusso segretaria della CGIL si era espressa in modo positivo: "si inizia col piede giusto affrontando le questioni di merito: apprendistato, politiche attive e servizi per l'impiego, ammortizzatori sociali". Sull'articolo 18 Camusso aggiungeva: "Per noi non è un tema ma principio di civiltà e norma incancellabile".
Ma nel quarto incontro tenutosi non più a Palazzo Chigi ma al ministero del Lavoro il 20 febbraio, è arrivata la doccia fredda. Nonostante che all'unisono sindacati e Confindustria avessero espresso una posizione nettamente contraria, la Fornero ha riproposto pari pari la sua "riforma" degli "ammortizzatori sociali", niente di scritto niente di dettagliato, nelle sue linee più o meno come l'abbiamo descritta sopra, da realizzare "a parità di risorse - ribadisce il ministro - e di costi che è un grossissimo vincolo". Unica concessione, far slittare al 2013 l'entrata in vigore delle nuove norme.
Per farsi un'idea del problema: secondo stime sindacali elaborate sui dati Istat, nel 2011, sono 200 mila i lavoratori che hanno fatto cassa integrazione straordinaria, in alcuni casi prolungata in deroga; da qui a tutto il 2013 le proiezioni dicono che saranno addirittura 800 mila i lavoratori interessati alla cig straordinaria e alla mobilità. Con la "riforma" Fornero già in vigore nessuno di questi lavoratori avrebbe avuto la possibilità di riprendere il suo posto di lavoro nell'azienda temporaneamente in crisi. Sarebbe stato licenziato al termine della cassa ordinaria per ricevere un sussidio di disoccupazione da fame e per un periodo breve.
Fino al 2013 si andrà avanti con gli attuali strumenti e dopo? La crisi sarà superata? Ci sarà una ripresa produttiva e occupazionale? Chi può garantirlo? In ogni caso la cassa integrazione straordinaria non va cancellata, va difesa e conservata. "Sostituire la cassa integrazione con l'indennità di disoccupazione - ha detto il segretario della FIOM, Maurizio Landini - sarebbe come aprire ai licenziamenti collettivi di fronte alle crisi aziendali. Piuttosto bisognerebbe estendere la cassa a chi non c'è l'ha".
Più che di "riforma" si deve parlare di demolizione degli "ammortizzatori sociali". tanto da far dire a uno come Bonanni, segretario della Cisl, non esattamente un rivoluzionario: "quello che vogliamo capire è se il governo vuole una riforma o una controriforma, senza risorse diventa tutto più nebuloso". Sì perché il governo afferma che i nuovi "ammortizzatori sociali" devono avere carattere universale ma senza aggravi per le casse dello Stato. Nemmeno le imprese vogliono sentir parlare di aumenti dei costi . "Se non ci si mettono le risorse - è l'opinione della CGIL - ci sarà una diminuzione e non un allargamento delle tutele".
Anche questo è un modo non irrilevante per aumentare la "flessibilità in uscita", per rendere più facile la licenziabilità. Senza dimenticare la modifica peggiorativa dell'articolo 18 dello "Statuto dei lavoratori" che il governo non ha affatto cancellato ma solo spostato, tatticamente, in fondo alla trattativa. A questo proposito sono da segnalare due dichiarazioni a sostegno di Monti. La prima è del neoduce Berlusconi che ha detto: "L'articolo 18 non può essere un tabù. Se ne deve poter discutere... A suo tempo noi proponemmo di modificarlo almeno per i nuovo assunti". La seconda è del liberale e anticomunista Valter Veltroni il quale, in un'intervista rilasciata a la Repubblica, esprimendo il suo totale appoggio al governo Monti e riferendosi all'articolo.18 ha detto "Sono d'accordo col non fermarsi di fronte ai santuari che hanno paralizzato l'Italia per decenni".
Noi torniamo a ripetere, anche alla luce di quest'ultimo incontro, che da questa trattativa per come è impostata, per le finalità che gli ha dato il governo e per l'approccio concertativo a perdere assunto dai vertici sindacali non può venir nulla di buono per i lavoratori e per i giovani. C'è chi, come Giorgio Cremaschi, presidente del CC della FIOM, chiede di fermare "questa trattativa e pretendere che l'articolo 18 sia fuori dal tavolo, sostenendo questa posizione con la mobilitazione". Perché, "accettare una trattativa dove prima si parla di precarietà e poi dell'articolo18, significa accettare o subire l'attacco all'articolo 18". E giudica profondamente sbagliata la rinuncia, da parte della CGIL alla pregiudiziale sull'articolo18. "oggi questo è sul tavolo e il fatto che ci sia rende ancora più debole la posizione del nostro sindacato". Ci vuole la mobilitazione dei lavoratori, giusto! E allora, viva lo sciopero generale dei metalmeccanici indetto dalla FIOM per il 9 marzo prossimo con manifestazione nazionale a Roma che tra i punti della protesta ha messo la difesa dell'articolo 18 "che rimane elemento centrale per la tutela della dignità e della libertà nel lavoro".
Che aspetta la Camusso e l'intero vertice confederale a estendere questo sciopero generale a tutte le categorie per portare in piazza tutta la forza delle lavoratrici e dei lavoratori? Sarebbe un segnale forte al governo Monti e un modo efficace per uscire dal cul de sac in cui si è cacciato. Non crediamo che ci sia altro modo per fermare Monti e Fornero prima che i provvedimenti sul "mercato del lavoro" diano un colpo mortale ai diritti dei lavoratori e dei giovani.

22 febbraio 2012