Elezioni amministrative
L'astensionismo è il primo "partito" a Catania
Cresce la diserzione delle urne. Bianco eletto dal 16% degli aventi diritto al voto. Crolla il M5S
Che le masse popolari catanesi studino e appoggino la strategia del socialismo e lottino per applicare la piattaforma rivendicativa del PMLI

Dal corrispondente della Cellula "Stalin" della provincia di Catania

Il 9 e 10 giugno si sono tenute a Catania e in alcuni comuni della provincia le consultazioni per l'elezione del sindaco e dei rispettivi consigli comunali. Nonostante esse abbiano decretato l'affermazione della coalizione del "centro-sinistra", Enzo Bianco, che ha battuto al primo turno Raffaele Stancanelli, candidato del "centro-destra", è stato scelto da una minoranza degli elettori. Infatti, come risulterà evidente dai dati trattati di seguito, la scelta astensionista ha fortemente segnato le elezioni nel capoluogo etneo, in linea con la tendenza che ha caratterizzato tutta la regione, mentre chiara è stata la sconfitta del "centro-destra" e del Movimento 5 stelle.

Astensionismo primo "partito" catanese
L'astensionismo a Catania ha interessato oltre due elettori su cinque, attestandosi al 40,6% e caratterizzandosi così come la scelta di voto più frequente tra gli elettori. Si tratta di un dato che segna un evidente incremento rispetto alle precedenti elezioni comunali del 2008 (+2,3%) e che si rivela in continuità con una tendenza all'astensionismo che ha toccato il suo picco nelle elezioni regionali del 2012, quando il 56,1% delle elettrici e degli elettori catanesi, 149.997 in valore assoluto, scelse di disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco.
Certo, rispetto all'ottobre del 2012 e alle recenti politiche, quando l'astensionismo riguardò il 51,5% del corpo elettorale, 130.340 elettori, vi è rispettivamente un decremento del 15,5% e del 10,9% per Catania. Anzitutto, sono dati che ancora una volta confermano come l'astensionismo sia una scelta di voto cosciente che varia in base a precise valutazioni e scelte politiche degli elettori. Il decremento a Catania è imputabile ad una serie di fattori. In primo luogo il peso del candidato del "centro-sinistra" Bianco, intorno al quale è stata confezionata un'operazione ad hoc che ha coinvolto tutto il potenziale clientelare del PD, di spezzoni di UDC e MPA. Lo stesso dicasi per il neopodestà uscente Stancanelli che ha messo in campo tutto l'armamentario disponibile per recuperare ogni possibile voto. La pressione clientelare sulle masse popolari catanesi, l'elevatissimo numero di candidati, ben 650 per un totale di 15 liste e 6 candidati a sindaco, ha prodotto il suo effetto. Nonostante il suo decremento rispetto alle ultime consultazioni è innegabile che l'astensionismo abbia colpito in maniera generalizzata più o meno tutti i principali partiti. All'interno dell'oscillare percentuale e assoluto dell'astensionismo un dato è importantissimo, quello riguardante la diserzione.
Essa è generalmente aumentata rispetto alle precedenti amministrative. Il maggior incremento di diserzione si è registrato a Gravina di Catania e a Mascalucia. In entrambi i comuni la percentuale degli elettori che non si sono recati alle urne è aumentata rispettivamente di 7,3 e 7,1 punti percentuali, per un totale del 33,6% e del 30,3% di diserzione. In entrambi i comuni il PMLI ha dato il suo contributo nel propagandare e sostenere la scelta astensionista, svolgendo campagna elettorale con affissioni, come anche a Belpasso (+3,9% di diserzione), dove il compagno Campisi ha condotto una instancabile campagna elettorale difendendo dalle sovraffissioni gli spazi elettorali del PMLI. Il comune con la maggiore percentuale di diserzione è Mineo, con una percentuale di diserzione pari al 54,4%, su 7.428 aventi diritto e un aumento del 3,7% rispetto al 2008. In controtendenza Trecastagni, dove la Cellula "Stalin" del PMLI ha svolto campagna elettorale astensionista. Qui la diserzione è diminuita dell'1,8%. Un dato che si spiega con la candidatura a sindaco per il "centro-sinistra", e la sua scontata elezione, del boss PD Giovanni Barbagallo, che vanta una lunga carriera di deputato regionale (4 legislatura consecutive).
In tutti i comuni della provincia interessati al voto, la percentuale di disertori si colloca al 33,7%, mentre nel comune di Catania essa si colloca tre punti sopra la media provinciale. Nel 2008 la diserzione a Catania era pari in valore assoluto a 85.642 votanti. Le schede bianche e nulle raggiungono in complesso 17.381 voti. Nel 2013 La diserzione è pari a 98.126 votanti, mentre le schede bianche e nulle sono pari a 10.589 elettori. Avendo la diserzione l'incremento maggiore delle tre forme di astensionismo si conferma la tendenza dell'elettorato catanese più cosciente a sottolineare pubblicamente, in maniera più decisa e forte la lontananza dell'elettoralismo borghese non recandosi nemmeno alle urne. E ciò nonostante la pressione esercitata sulle masse popolari catanesi dai partiti borghesi, che hanno condotto una vorace guerra all'ultimo voto. A riprova di come le masse scelgano sempre più consapevolmente il voto astensionista.

Il "vincitore" Bianco e la sua coalizione
Enzo Bianco, candidato del PD alle elezioni comunali e sostenuto dalle liste "Articolo 4", "Sinistra per Catania", "Democrazia Federale", "Il Megafono", "Primavera per Catania" e "Patto per Catania", è risultato "vincitore" al primo turno.
Il neoeletto sindaco è campione di salto della quaglia. Inizia la sua lunga carriera da politicante borghese nel Partito repubblicano italiano di Ugo La Malfa che lascia nel 1993 per fondare Alleanza Democratica. Nel novembre del 1998, fonda il movimento Centocittà, che confluirà, nel febbraio 1999, ne "I Democratici". Dopo lo scioglimento di questi ultimi nel 2002 Bianco aderisce alla Margherita.
A tener conto dei dati reali, Bianco sindaco ottiene appena 44.537 voti. Si tratta del 16,6% dell'intero corpo elettorale. Al contrario di quanto da lui affermato, quando a spoglio ancora in corso dichiarava che "un catanese su due ha votato per me", a sostenerlo sono stati, dunque, poco più di un sesto degli aventi diritto. Se si considerano unicamente i voti validi presi dai sindaci (in Sicilia è possibile il voto disgiunto. Il voto espresso alla lista non si estende automaticamente al candidato a sindaco collegato), allora certo si tratta di quel 50,6% che ha consentito a Bianco di prevalere per il rotto della cuffia sul suo diretto "avversario", l'uscente Stancanelli.
Anche i valori assoluti parlano di un crollo di Bianco. Siamo, infatti, ben lontani dai 76.025 voti raccolti nella sua candidatura a sindaco del 1993 e ancora di più siamo lontani dai 109.561 della candidatura del 1997. Tutti i dati dimostrano che Bianco ha una ben misera rappresentatività che lo delegittima fortemente già alla partenza del suo nuovo mandato. Le masse catanesi conoscono bene Bianco che, nel periodo in cui è stato sindaco, non ha praticamente risolto alcuno dei problemi che affliggono la città di Catania. In questo senso, il principale fattore che spiega il "successo" elettorale del candidato Bianco non è la sua capacità di attrarre elettori, come egli vorrebbe far credere, quanto la scelta di incorporare all'interno della sua coalizione liste quali "Articolo 4", oltre che singoli candidati di provenienza ex-MPA ed ex-UDC che, nelle precedenti elezioni comunali orbitavano nell'area del "centro-destra". La coalizione a sostegno di Bianco, già sindaco del capoluogo etneo nel 1988 e poi nel 1993 (per due mandati consecutivi) e destro, antipopolare, manganellatore ministro dell'Interno dei governi D'Alema II e Amato II, si caratterizza come un vasto agglomerato di partiti e liste civiche. Esse vanno dal PDCI e SEL (nella lista "Sinistra per Catania") alla lista "Articolo 4" dell'ex-UDC Lino Leanza, ex-capogruppo UDC al parlamento siciliano, passando per il PD locale. Infatti, un quinto degli eletti al consiglio comunale ha semplicemente cambiato bandiera, ammainando quella del "centro-destra" ed issando quella del "centro-sinistra". Un fenomeno registratosi maggiormente nelle liste "Il Megafono" (facente riferimento al governatore regionale, il rinnegato Crocetta) e "Primavera per Catania", legata al nuovo sindaco. In totale, le due principali liste "migrate" valgono il 25% dei voti ricevuti dalla coalizione di "centro-sinistra". Questo dato è confermato da un confronto con le precedenti elezioni comunali del 2008, quando i due principali candidati di "centro-destra" (Stancanelli) e destra (Musumeci), ottennero all'incirca il 75% dei voti validi. È evidente che una percentuale ragguardevole di questi voti ha meccanicamente seguito le liste "migrate" verso la coalizione di Bianco, caratterizzandosi primariamente come espressione di un voto clientelare e fortemente influenzato dagli interessi della destra borghese catanese. Nei fatti, queste considerazioni ridimensionano significativamente il peso della componente di "centro-sinistra" e della "sinistra" borghese in generale, nella coalizione a sostegno di Bianco.
È indicativo, peraltro, come il PD, principale sponsor di Bianco, raggiunga appena il 5,4% dell'elettorato, in continuità con i precedenti risultati elettorali nel capoluogo etneo. Va considerato che il PD, esce dalle consultazioni con 14.435 voti. Vi è un aumento di 1.117 voti rispetto alle comunali del 2008 e di 4.300 voti rispetto alle regionali del 2012, benché i voti calino sensibilmente rispetto alle politiche 2013 di 8.224 unità. Probabilmente il "premio" al PD deriva dal rientro alla base di parte di quell'emorragia di voti che ha ridotto in queste ultime consultazioni il M5S catanese ad un cadaverino politico rinsecchito. Probabilmente diversi dei voti del M5S sono andati anche ad altre liste in appoggio a Bianco. Mentre davvero risibile appare l'apporto di voti della componente "Sinistra per Catania" che coalizza SEL e PDCI e che non arriva allo 0,4% del corpo elettorale e allo 0,8% dei voti validi, rimanendo fuori dal consiglio a causa dello sbarramento al 5%. Per l'imbroglione politico Orazio Licandro, principale animatore della lista, membro della Direzione Nazionale e della segreteria nazionale del PDCI, è l'ennesima batosta elettorale, dopo il fallimento di Rivoluzione Civile di cui è stato uno dei principali sponsor. Del resto è ovvio che la base sana del PDCI non può pensare di dare il proprio voto ad un'ammucchiata politica con ex-MPA ed ex-UDC.

Sconfitta del PDL e caduta libera del M5S
Secondo posto per il neopodestà uscente Raffaele Stancanelli, PDL, ricandidatosi alla guida della città dopo aver portato il comune sull'orlo della bancarotta ed essersi reso protagonista, tra le altre cose, di feroci privatizzazioni e speculazioni edilizie. Il tonfo di Stancanelli è epocale e sancisce la condanna delle masse popolari verso la sua politica. Infatti al candidato sindaco sono andati appena 32.218 voti. La coalizione di "centro-destra" ha ottenuto in totale il 36,6% dei voti validi. In realtà se si considerano i voti sul corpo elettorale la coalizione ha racimolato appena il 19,6% nel 2013. Determinante è il peso delle liste civiche anche nella coalizione di "centrodestra". Infatti, i due principali soggetti politici all'interno della coalizione non direttamente collegati al PDL ("Grande Catania" e "Tutti per Catania"), totalizzano l'11,4% del corpo elettorale. Ossia quasi 4 punti percentuali in più del PDL, principale sponsor di Stancanelli. Da notare l'evidente fase di declino del PDL che continua a peggiorare quello registratosi alle recenti elezioni politiche. Il principale partito del "centro-destra" da febbraio (18,6% del corpo elettorale) a giugno (7,5% del corpo elettorale), ha subito un drastico calo dell'11,1%
L'emorragia di voti si conferma anche guardando al dato delle precedenti elezioni comunali, quando il PDL ottenne il 13,3% del corpo elettorale.
Il flop più clamoroso di queste elezioni è quello del Movimento 5 stelle, tale da caratterizzarsi come una vera e propria ecatombe elettorale. Dato che non è possibile fare un raffronto con le precedenti elezioni comunali, quando il movimento di Grillo era ancora in stato embrionale, ci riferiremo ai dati delle elezioni regionali 2012 e delle politiche di quest'anno. Rispetto a queste ultime, il partito del megalomane, milionario e qualunquista di destra Grillo è passato dal 18,9% al 2,2% del corpo elettorale, segnando un calo del 16.7%. Si tratta di ben 42.042 voti in meno! Il crollo si conferma anche guardando ai dati del 2012 quando, in occasione delle elezioni regionali, esso ottenne il 6,8% del corpo elettorale, emergendo come il partito più votato a Catania, dopo l'astensionismo e il PDL. Appare chiaro come, a differenza delle precedenti consultazioni regionali e politiche, il Movimento di Grillo non sia più riuscito a convogliare la rabbia e il dissenso di una parte rilevante delle masse popolari verso i partiti borghesi tradizionali e come i voti di M5S siano transitati in parte verso l'astensionismo e in parte siano tornati verso i partiti d'origine sia della destra che della "sinistra" borghesi.

Il perdurante fallimento dei partiti falso comunisti
Queste elezioni confermano anche il fallimento del partito falso comunista PRC, in appoggio al candidato Matteo Iannitti, esponente di tale partito, nella lista "Catania bene comune". Il PRC locale ha rinunciato alla falce e martello sulla lista elettorale, a riprova di come tale partito sia un'arma spuntata contro il capitalismo e lo Stato borghese. Il fallimento di Rifondazione, e degli altri partiti falso comunisti, emerge chiaramente se si guarda alle recenti elezioni regionali del 2012 e politiche del 2013. In occasione delle prime, la lista a sostegno di "Fava Presidente", ottenne l'1,3% del corpo elettorale, mentre la lista "Rivoluzione Civile" nelle recenti elezioni politiche ha racimolato l'1,9%. A fronte di questo, la lista di Rifondazione ha ottenuto un risibile 0,5% del corpo elettorale. Il dato fallimentare non sarebbe cambiato se a questo si fosse sommata la percentuale di voti del PDCI e SEL, attualmente in lista con Bianco. Da ultimo, la sconfitta appare chiara anche guardando alle preferenze per Iannitti sindaco che si attestano all'1,58% dei voti validi.

L'alternativa sta nella lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo
Alla luce dei dati riportati, appare chiaro come una fetta sempre più ampia dell'elettorato di sinistra e delle masse popolari catanesi cominci a capire che questo sistema politico ed economico non è riformabile dall'interno, mediante il cambiamento di uomini, donne e norme. In particolare, le masse popolari catanesi hanno fortemente delegittimato il M5S, che non è riuscito, come sperava, a portare acqua al proprio mulino, strumentalizzando la rabbia e il dissenso delle masse catanesi verso i partiti borghesi tradizionali.
Le masse catanesi hanno dimostrato quanto esse siano sempre meno disposte a cadere negli inganni della "sinistra" borghese e dei partiti falso comunisti che non rappresentano altro che l'ennesima illusione elettorale, governativa, riformista, pacifista e legalitaria che mira ad imbrigliare le masse nell'elettoralismo, nel parlamentarismo e nel pacifismo.
Che se ne abbia consapevolezza o meno, l'astensionismo è un voto che esprime una protesta, un dissenso, una sfiducia, una dissociazione dal regime, dai partiti parlamentari e dalle istituzioni borghesi. Ad ogni modo, il fondamentale problema è quello di trasformare l'astensionismo generico e spontaneo in astensionismo organizzato, politicamente qualificato in senso anticapitalista, antiparlamentare, antistituzionale e antigovernativo. In tal senso, gli astensionisti e i fautori del socialismo non devono semplicemente astenersi. Essi devono fare propria la proposta del PMLI, impegnandosi a dar vita alle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta.
Per i marxisti-leninisti l'alternativa sta nella lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo! L'amministrazione comunale, ora toccata in sorte al "centro-sinistra" di Bianco, deve darci ciò che ci spetta!
Nell'immediato, chiediamo alle catanesi e ai catanesi di rivendicare i propri diritti senza fare alcun affidamento sulle istituzioni borghesi, battendosi in prima persona per sostenere il programma rivendicativo della Cellula "Stalin" di Catania del PMLI, contenuto nel documento "Per Catania governata dal popolo e al servizio del popolo! Stancanelli, Bianco, Caserta, Iannitti, D'Urso e Adorno sono servi del capitalismo! Delegittimali astenendoti!" che può essere letto all'indirizzo: http://www.pmli.it/doccataniaelezcomu2013.htm

19 giugno 2013